di Leonardo Tancredi
Il numero di maggio di Piazza Grande è dedicato all’housing first, una pratica di lotta alla povertà che affronta il problema della casa per le persone senza dimora con una strategia nuova. Attraverso le storie di vita di E. e M. che condividono insieme a altre tre persone un appartamento gestito da Piazza Grande, il giornale fa luce sulle implicazioni di un approccio al problema abitativo che vuole superare il modello di accoglienza dei dormitori in favore di un inserimento diretto in appartamenti.
Nell’articolo di Francesca Mezzadri, M. ed E., due ex senza tetto, raccontano le storie difficili che si portano dietro: il primo, serbo arrivato da piccolo in Italia, ha lasciato la sua famiglia dopo essere stato costretto a fare l’elemosina e non essere stato accettato come omosessuale; E., invece, viene dall’Argentina e dopo una vita stabile e molte peregrinazioni in Italia e all’estero per lavoro, si è trovato in strada senza casa. Entrambi oggi lavorano e anche per questo non possono sostenere la “vita da dormitorio”: “L”ora di pranzo è quella, la chiusura pure, bisogna tornare sempre alla solita ora – dice M. – Entro le 9 di mattina bisogna uscire dal letto”. Fa eco E.: “Prima, facendo i turni anche di tre notti di fila, come facevo a riposarmi e rilassarmi? Invece qui posso farmi da mangiare io, dormire quando voglio”.
Vivere in una casa non è un fatto scontato per chi ha passato periodi in strada, può essere un cambiamento non privo di ripercussioni psicologiche. Edgardo Battiston, coordinatore del gruppo “Psicologie di strada” che compone l’equipe che valuta i casi delle persone coinvolte nel progetto, lo spiega in un’intervista di Alice Facchini: “Può sembrare assurdo, ma non tutti i senza tetto vorrebbero vivere in un appartamento, perché questo richiede regole e responsabilizzazione. Per coloro che vivono da molto in strada è più complicata la convivenza, perché stili di vita e abitudini quotidiane sono ormai stabilite. Chi invece è da poco senza casa è più facile da inserire, anche se spesso convive con una rabbia più intensa, perché l”avvenimento che l”ha colpito è più recente”
Piazza Grande chiama in causa anche l’assessore alle Politiche Abitative Riccardo Malagoli, intervistato da Igor Sartoni, che dopo aver affermato di apprezzare il modello dell’housing first, vede in una equa gestione degli immobili le priorità del Comune: “Bisognerebbe avere la possibilità di modificare la legge 24 (legge regionale che regola le assegnazioni delle case popolari) che ci limita nello svolgimento dei nostri compiti. Occorre impostare un movimento rotatorio nella fruizione degli immobili popolari in modo da poter aiutare più famiglie possibile anche se per un tempo limitato”
L’inchiesta di Piazza Grande si allarga fuori dai confini nazionali descrivendo esperienze di housing in Finlandia, Danimarca e Ungheria negli articoli di Giorgia Gruppioni e Roberta Cristofori. Stefano Galliani, invece, neopresidente della fio.PSD (Federazione italiana organismi per le persone senza dimora), intervistato da Leonardo Tancredi, evidenzia il fattore economico: “In Europa l”housing first significa risparmio prima ancora che diritti alle persone. In Italia è tutto da provare, ma abbiamo visto con i rifugiati, si sono fatti due anni di accoglienza in modalità parcheggio, oggi queste persone sono in una condizione peggiore di quando sono arrivati e nel frattempo si sono spesi parecchi soldi”
Nelle pagine centrali del giornali trovano spazio le tavole di Raffaele Sorrentino, vincitore della sezione Yoda del concorso per giovani fumettisti “Noi e gli altri” organizzato da Flash Fumetto. Il lavoro premiato è “Riunione di famiglia”.
Nelle pagine finali si annunciano due iniziative interessanti: una viene dall’Auser che il 18 e 19 maggio sarà nelle piazze italiane insieme a Libera a distribuire la pasta anti-mafia; l’altra dall’assemblea legislativa della Regione che invita a le associazioni a promuovere le proprie attività con un newletter, in collaborazione con il portale di informazione sociale Bandiera Gialla.