Le arance di Rosarno arrivano anche a Bologna: un percorso di agricoltura di qualità che trasforma gli stranieri in risorsa

7 Marzo 2013 /

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Le arance di Rosarnodi Alice Fachini
In arrivo a Bologna ogni mese c’è un tir che trasporta arance diverse da quelle del supermercato: si tratta di frutti biologici, provenienti dalla piana di Gioia Tauro, in particolare da Rosarno, prodotti nel rispetto del territorio e dei diritti dei braccianti immigrati che lavorano nei campi. Ogni secondo mercoledì del mese, al Crash, arrivano le casse di arance. Il prezzo è trasparente: per ogni chilo di frutta, sono esplicitati quanti centesimi vanno alla raccolta, quanti alla lavorazione, al trasporto, alla promozione, e quanti al produttore.
L’iniziativa è gestita da GasBo (Gruppo Acquisto Solidale di Bologna), associazione che organizza acquisti collettivi, non solo alimentari, praticando il consumo critico, e da Campi Aperti, rete di contadini e consumatori – o meglio coproduttori, come li chiamano loro, per sottolineare il legame tra produzione e consumo – che in città gestisce vari mercati di vendita diretta.
Racconta Luisa De Ianoaris di GasBo: “Grazie a Mimmo Perrotta, esperto di immigrazione ed esponente di GasBo, nel dicembre 2011 siamo venuti a conoscenza dell’iniziativa di SOS Rosarno, e così abbiamo deciso di aderire”. La campagna SOS Rosarno ha inizio nel febbraio 2011, ed è stata organizzata dalle associazioni Equosud e AfriCalabia, con lo scopo di testimoniare una strada diversa: quella di un’agricoltura di qualità, biologica, inserita in un percorso di integrazione che vede nei lavoratori immigrati una risorsa del territorio, e non semplice manodopera da sfruttare.

“Facevamo arrivare i tir con le casse di arance al Laboratorio Crash, centro sociale dove le persone potevano venire a ritirarle – continua Luisa de Ianoaris -. In questo modo, le due realtà di Campi Aperti e del Crash sono venute in contatto tra loro, e dalla primavera 2012 Campi Aperto ha aperto un nuovo mercatino anche in questa sede. Da questo inverno, poi, i tir da Rosarno non trasportano più solo arance: si ordinano anche prodotti di altro tipo, come ad esempio olio e marmellate”.
I numeri parlano chiaro: nell’inverno 2011-2012, sono state ordinate da Bologna 2377 casse di arance, divise in 6 consegne da ottobre ad aprile, per un totale di 28.050 euro. “La cosa interessante è la quantità – spiega Gianluca d’Errico di Campi Aperti -: ogni volta che facciamo un ordine, arriva un tir intero. Ormai, un discreto numero di famiglie bolognesi hanno deciso di non comprare più ai supermercati, preferendo ai meccanismi industriali modalità di produzione eque e sostenibili. Non si tratta più di una realtà di nicchia, ormai è un meccanismo consolidato”. Entrare in questo circuito virtuoso è molto semplice: basta compilare un modulo on line o iscriversi alla mailing list dell’associazione GasBo, consultando il sito www.gasbo.it.
A Rosarno, grazie a queste iniziative la situazione degli immigrati sta lentamente migliorando, anche se le condizioni di vita sono sempre molto dure e precarie. Dopo la rivolta degli immigrati del 7 gennaio 2010, un primo campo di accoglienza è stato costruito nel febbraio 2011, seguito da una seconda tendopoli nel febbraio 2012, installata per far fronte a un numero di immigrati in continua crescita. “Gli interventi del governo arrivano sempre in ritardo rispetto al momento di picco, che in ogni stagione si verifica tra dicembre e gennaio, in occasione della raccolta delle arance” spiega Arturo Lavorato, coordinatore di SOS Rosarno.
La soluzione della tendopoli però non basta. Nell’inverno 2012-2013, tende da 6 arrivavano ad ospitare fino a 12 persone. Altri migranti (circa 150) occupano il tendone mensa, che non svolgeva la sua funzione per mancanza di finanziamenti. “La tendopoli è arrivata ad ospitare circa 650 persone – racconta Lavorato -: non c’era più spazio da nessuna parte, e le condizioni di vita erano disumane”. Nuovi immigrati, non trovando posto, hanno costruito baracche a ridosso della rete di recinzione del campo. Anche lì, altre 500 persone circa.
Anche quest’anno, purtroppo, l’intervento governativo arriva solo a febbraio, quando ormai la situazione si era in parte decongestionata. Tra gennaio e febbraio molti immigrati se ne sono andati: da 1150 si è passati a circa 600. Il nuovo campo apre a febbraio 2013, ma, prima di iniziare i trasferimenti, arriva una richiesta inaspettata: il governo chiede 30 euro al mese per dormirci. “Quei soldi sono moltissimi per una persona sottopagata e sfruttata – spiega Arturo Lavorato -. In più, questo è un momento critico: ormai la stagione è finita, non si guadagna più, e le persone hanno già mandato tutti i soldi alle famiglie”. Dopo una serie di proteste, i migranti hanno ottenuto di accedere al campo nuovo gratis.
L’iniziativa che unisce GasBo e Campi Aperti alla campagna SOS Rosarno serve anche a cercare di sbloccare queste situazioni terribili che ancora avvengono nella piana di Gioia Tauro. Conclude Gianluca d’Errico: “Dal punto di vista politico, è stato fatto un lavoro di intersezione tra sfere che di solito non dialogano. In Italia, esiste una serie di associazioni che si occupano di economia alternativa, commercio equo, mercati biologici… Poi, c’è un’altra area interessata alla salvaguardia dei diritti dei migranti. Questa iniziativa pratica è riuscita a coniugare questi due ambiti, apparentemente distanti, ma in realtà molto vicini: i valori comuni restano comunque il diritto dei lavoratori e il rispetto della terra”.

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