Dopo Bartleby, Atlantide: "Non ci arrendiamo. Ci riconoscono, ma dobbiamo lasciare i nostri spazi"

28 Gennaio 2013 /

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Atlantide resistedi Francesca Mezzadri
Bartleby è stato sgomberato. Ma non è l’unico spazio a Bologna a non conoscere ancora il proprio destino. Anche per Atlantide, lo storico cassero di Porta Santo Stefano gestito dai collettivi di auto-organizzazione femminista, lgbtiq e auto-produzione musicale, il futuro in quel luogo appare incerto. Un bando, uscito inaspettatamente, sembra assegnare lo spazio a tre nuove associazioni, ma la mobilitazione è forte e dopo un’assemblea cittadina e una petizione online che ha raccolto 1.200 firme, Atlantide non si arrende. Beatrice, che fa parte di uno dei collettivi di Atlantide, racconta gli ultimi sviluppi.
“Lo scorso martedì c’è stato un incontro con l’assessore Matteo Lepore (assessore all’innovazione e marketing urbano del Comune di Bologna, ndr): il dialogo è stato tranquillo ma tutto è rimasto fermo al piano formale, retorico. Non ci manderanno nello spazio di via Collamarini, in zona Roveri (nel capannone che era destinato anche a Bartleby). Di fatto c’è il riconoscimento della realtà di Atlantide, ma è un riconoscimento condizionale, e la condizione è che noi lasciamo gli spazi del cassero”.
Tuttavia, una delle tre associazioni vincitrici di quello spazio, Mondodonna, si è ritirata dal bando. E le altre due, Evoè e Xenia?
“Mondo donna ha confermato di essersi tirata indietro, sta depositando una rinuncia formale al quartiere. Con Xenia abbiamo un incontro la prossima settimana. Con Evoé ci siamo incontrati, c’è stato un dialogo costruttivo molto aperto. Anche loro stanno vivendo una contraddizione molto forte: hanno bisogno di una sede, come è legittimo che sia e come molte realtà in questa città, ma non c’è pervicacia a volere tutti i costi gli spazi di Atlantide. Anche loro sono stati incastrati in questa logica che costringe a una sorta di guerra tra diverse realtà sociali”.

A proposito, parliamo di Bartleby, un altro spazio che è stato sgomberato da pochissimo.
“L’immagine di porte e finestre bloccate è un simbolo molto triste di quello che sta succedendo, di quello che è successo, in questa città. E poi il livello di spiegamento di forze armate è stato davvero eccessivo… Però è anche emerso che la determinazione nel difendere questo spazio è molto alta”.
Anche il sostegno ad Atlantide è stato molto forte: la petizione online ha raggiunto 1.200 firme. Come si può non tenerne conto?
“Sì, abbiamo raccolto 1.200 firme, però rispetto a questo, l’assessore Lepore ci ha opposto il piano della rappresentanza istituzionale, quello del bando che con le sue linee guida è stato sostenuto da tutte le forze politiche del quartiere e dalla stessa giunta. È d’altronde lo stesso discorso che stanno facendo anche con Bartleby e con altre realtà della città. Ci sono sempre due piani: da un lato c’è un piano politico, dall’altro c’è un piano formale, costruito su regole ad hoc ed è difficile che questi piani si incontrino. Tra i diversi spazi sociali esiste la volontà di costruire un progetto comune, ma vengono tutte ostacolate da questa logica delle regole imposte. In questo senso è evidente che per il Comune non è solo una questione di spazi, ma di agibilità per tutto ciò che si muove fuori dalla rappresentanza e dalle forme istituzionali. L’attacco agli spazi da parte del Comune è un attacco a tutte quelle forme della politica che non rientrano nel settore istituzionale e più in generale a tutte quelle forme di dissenso che possono essere messe in campo in questa città”.
Adesso cosa pensate di fare?
“Ad Atlantide stiamo cercando di continuare con la nostra progettualità e programmazione, apriremo di più il nostro spazio per parlare alla città. Contemporaneamente siamo impegnati anche nella mobilitazione in difesa di Bartleby: sabato parteciperemo alla manifestazione in sua difesa. Se arriverà uno sgombero, noi cercheremo di resistere. L’obiettivo è quello di rimanere lì. Nel frattempo percorriamo tutte le strade possibili, sperando anche che le tre associazioni si ritirino. La cosa interessante è che tutte queste diverse realtà sociali con cui stiamo interagendo, stanno creando una progettualità politica comune, che va al di là dell’emergenza spazi, e quindi c’è confronto, ricompattamento e ripresa del dialogo. Speriamo appunto che da qui nasca un nuovo percorso cittadino. Sicuramente noi di Atlantide non intendiamo accettare il piano che ci è stato proposto dall’assessore Lepore: quello che ci è stato offerto è un incentivo alla rottamazione, ma noi non siamo una realtà da rottamare. Siamo attivi e ci stiamo muovendo”.

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