Non c’è pace per Budrio. La centrale s’ha da fare. Lo dice anche la Provincia che, pur confermando i rilievi dei Vigili del Fuoco, dà il via libera e addirittura esenta l’impianto dalla Valutazione di impatto ambientale. L’aggiornamento di Massimo CorsiniIl comitato “Mezzolara per l’ambiente” che da mesi e mesi sta lottando contro la costruzione della centrale a biogas che proprio questi giorni stanno cominciando a costruire a Mezzolara di Budrio a ridosso di un’oasi faunistica, aveva scoperto e denunciato la non conformità del progetto della centrale a causa dell’inadeguatezza alla normativa antincendio, con tanto di parere negativo dei Vigili del Fuoco.
Poi, all’improvviso, pur non cambiando nulla delle inadeguatezze progettuali, il parere dei Vigili del fuoco è diventato positivo con riserva. Come a dire: va bene, a patto che vengano aggiustate le dimensioni degli accumulatori pressostatici, superiori alla norma di 300 metri cubi. Poi la parola passa alla Provincia che, con un colpo di scena, si fa per dire, rilascia l’autorizzazione a procedere con i lavori confermando però che la capacità degli accumulatori pressostatici deve essere di 500 metri cubi, come previsto dalla normativa, e non di 800 come vuole il progetto. Quindi tutti danno il permesso a procedere, ma ricordano che le cose dovrebbero essere fatte in altra maniera, non si sa mai che qualcuno venga in un secondo tempo a reclamare.
Ma c’è un ulteriore oggetto di contesa. Nell’autorizzazione rilasciata dalla Provincia viene specificato che, per le centrali di Mezzolara, non è necessaria la VIA, ovvero la valutazione di impatto ambientale, in quanto la zona faunistica protetta si trova a più di 500 metri di distanza. Secondo il comitato Mezzolara per l’Ambiente, invece, i terreni utilizzati si trovano proprio a ridosso dell’oasi, rimettendo in uso dei campi lasciati a riposo da vent’anni proprio per poter creare l’oasi faunistica.
Ma le proteste del comitato non si fermano qui. Viene puntato il dito anche sulla finta divisione dell’impianto, scomposto in realtà in due impianti da un megawatt ciascuno per poter usufruire degli incentivi del GSE (se figurasse un impianto da due megawatt la tariffa corrisposta sarebbe più bassa). Il comitato si chiede: siamo sicuri che quegli incentivi siano legittimi? Gli incentivi sono finanziati direttamente dai cittadini attraverso la componente A3 che tutti paghiamo sulla bolletta. Non si tratta di due soldi: ogni impianto da un megawatt guadagna due milioni di euro all’anno, due ne guadagnano quattro e poiché gli incentivi saranno corrisposti per quindici anni, il totale fa 60 milioni di euro.
E’ giusto che facendo figurare due impianti invece di uno, la società riscuota maggior incentivi, cioè soldi dei cittadini?
Massimo Corsini