Il diritto è nelle piazze e con le lotte

di Alessandra Algostino /
3 Ottobre 2025 /

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L’associazione Il manifesto in rete aderisce allo sciopero generale di oggi 3 ottobre. Condividiamo questo breve contributo di Alessandra Algostino, pubblicato su il manifesto. Ci vediamo in piazza, a sostegno della Global Sumud Flottilla e contro il genocidio del popolo palestinese.

Il diritto è nelle piazze. Nei cortei, nelle università occupate, nei porti bloccati, nello sciopero generale, ci sono il diritto, la dignità umana, la lotta contro la sopraffazione e la violenza. In questo momento, Gaza e la Global Sumud Flotilla, sono la nostra angoscia, il nostro dolore, ma anche, nella resistenza, la nostra speranza.

La sensazione è di essere ad un tornante della storia. Da una parte stanno la democrazia, il diritto, costituzionale e internazionale, il rispetto dei diritti e della dignità umana, la pace, la solidarietà.

Dall’altra parte, la tracotante affermazione della legge del più forte, la sopraffazione e l’impunità rivendicate, la guerra e la violenza, la massimizzazione dei profitti. Da una parte stanno i popoli nelle piazze, nei mille comunicati e denunce delle associazioni che rendono vivo il tessuto sociale e politico, nella solidarietà navigante della Flotilla; dall’altra parte stanno i governi, che offendono, denigrano e criminalizzano il dissenso, la partecipazione, lo sciopero (Giorgia Meloni), con il consueto connubio di violenza e vittimismo del potere, e per i quali, per citare le parole di un balbettante Antonio Tajani, «quello che dice il diritto è importante ma fino a un certo punto».

Oggetto del contendere sono umanità, dignità, uguaglianza, libertà, autodeterminazione, principi che i conflitti agiti nel passato hanno iscritto nelle carte costituzionali e internazionali.

È un conflitto, nella sua tragicità, chiaro e limpido e in tante e tanti lo hanno compreso nonostante la sistematica propaganda – menzogna – di governo, dei governi e dell’oligarchia politico-economica che pretende di governare il mondo sopprimendo ogni «eccedenza», politica e sociale.

Ogni piazza, occupazione, blocco, comunicato è un atto contro la loro vittoria, per la Palestina, contro il genocidio a Gaza, contro il colonialismo e l’apartheid che Israele pratica da oltre settant’anni, ed è un atto per il diritto nel nome dell’umano, come limite al potere, come strumento di liberazione dalle oppressioni (sociali, economiche, politiche e razziste).

Il diritto vissuto nelle piazze, dal basso, è un segno che esiste ancora il diritto dalla parte degli oppressi. Invero, oggi il diritto è sempre meno ambiguo, perché il potere si mostra nudo, non si nasconde nemmeno più dietro un diritto accomodante o utilizzato come schermo retorico, ma si manifesta nella sua crudezza, intollerante, insofferente, indifferente e sprezzante rispetto ad ogni limite.

Il diritto, allora, per riprendere Tajani non sarà rilevante per il neoliberismo autoritario fondato sulla forza e sui profitti di alcuni, ma lo è, a maggior ragione, in quanto terreno e cornice della dignità umana, strumento e garanzia di emancipazione. È il diritto che è nostro compagno e che ha nelle piazze un suo imprescindibile sostegno. Le pronunce e i rapporti delle istituzioni internazionali citati alle casse dei furgoni che accompagnano i cortei concretizzano il legame.

E allora chiamiamo le cose con il loro nome, con il nome del diritto: illegale è il blocco navale di Israele, come su queste pagine è stato ampiamente argomentato; la morte e la devastazione di Gaza sono un crimine, genocidio; quanto accade nei territori occupati, è illegale; il trattenimento dei membri delle flottiglie solidali è sequestro di persona; l’abbordaggio è pirateria di Stato.

E allora, scioperiamo, scendiamo in piazza, mettiamo in pratica ed esigiamo il rispetto del diritto. Sono le persone, i popoli, il soggetto, non i governi.

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