Ora basta con De Luca, è il Trump della Campania

di Isaia Sales /
19 Maggio 2025 /

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I prepotenti, gli autocrati e i ricattatori si somigliano tutti. A destra e a sinistra, in Europa e nel mondo, in Campania e in Italia. Sono fatti della stessa pasta di cui è fatta la peggiore politica. La loro pericolosità cambia in rapporto al ruolo che essi si trovano a svolgere, ma il meccanismo psicologico è lo stesso. Li accomuna il sentirsi autorizzati ad operare al disopra e al di fuori delle regole, un narcisismo compulsivo, una megalomania esasperata che li spinge a ripetute autocelebrazioni, enumerando risultati eccellenti laddove producono macerie. E quando sbagliano previsioni, o il loro operato si dimostra palesemente una sciagura, è sempre colpa di chi non ha saputo riconoscere la genialità delle loro decisioni. Perciò ritengono legittimo apostrofare con il turpiloquio quelli che si permettono di contrastarli, perché tale è il trattamento da riservare agli esseri inferiori che provano a ostacolare “il cammino della storia”, che essi sono sicuri di rappresentare. Certo, una cosa è Donald Trump e una cosa è Vincenzo De Luca, una cosa è sopravvalutarsi quando si è il presidente della nazione più potente al mondo e una cosa è sopravvalutarsi quando si è il presidente di una delle regioni più inguaiate d’Italia.

Dopo la sentenza della Corte costituzionale, che ha ribadito che non ci si può candidare per la terza volta a presidente di una regione, De Luca ha incassato la sua più cocente sconfitta politica. Ma il nostro Trump salernitano non vuole arrendersi e vorrebbe addirittura essere lui, clamorosamente bocciato, a dare le carte per le prossime elezioni in Campania. Pretende, infatti, di poter dettare la linea del Pd, lui che non ne ha seguito nessuna indicazione e che era pronto a candidarsi in contrapposizione al partito a cui è iscritto.

Vorrebbe solo scegliere il suo successore, raccontano i suoi sostenitori nel Pd. Se fosse stato questo il suo unico obiettivo. aveva un solo modo per realizzarlo: non proporsi per la terza volta, contro ogni legge, a presidente della Campania. Si era convinto addirittura di poter condizionare il parere della Corte costituzionale! De Luca ha dato scacco matto a sé stesso con il suo comportamento irresponsabile e ora ogni mossa sarà dettata dalla disperazione e dal rancore. Se non vince lui, tutti gli altri devono perdere.

E gli resta solo l’arma del ricatto, che ha funzionato per tanti anni con tutti gli altri segretari nazionali del Pd, tranne che con Elly Schlein. Ma il suo, oggi, è semplicemente un bluff. È credibile come uomo del dialogo uno che chiama “ciucci” i suoi possibili interlocutori? Uno che ha promosso ai vertici delle istituzioni la sua cerchia amicale e familiare e ora chiede il rispetto dei territori? Che ha ancora il coraggio di definire la sanità campana ai primi posti in Italia quando bisogna aspettare mesi e mesi per qualsiasi intervento urgente e si può prenotare un’analisi o una radiografia con le struttura convenzionate solo nei primi 10 giorni di ogni mese? Il gruppo dirigente del Pd non abbia timore della coda avvelenata di una pessima stagione politica. Tutti quelli che lo hanno seguito lo abbandoneranno, come sempre avviene alla fine dei regimi autoritari. Gli uomini di potere senza il potere sono come un’auto senza motore.

Perciò, il centrosinistra e il Pd sono nelle condizioni di gestire la fine del deluchismo senza temerne le mosse. Ammesso, infatti, che lui presenti un suo candidato, quanto potrebbe ottenere? Pochissimo e sicuramente ciò non inciderebbe sul risultato finale perché un terzo polo ispirato dal presidente uscente sottrarrebbe più voti a destra che a sinistra. Potrebbe schierarsi direttamente o indirettamente con il candidato del centrodestra? O candidarsi come consigliere e non come presidente? Non credo, perché ciò impedirebbe la ricandidatura del figlio in Parlamento per la terza volta. Infine, una domanda ingenua: se De Luca viene considerato ancora un membro del Pd, come si concilia ciò con il fatto che pretende che siano accettate proprie liste che andranno in competizione con quelle del Pd? E quale candidato del centrosinistra potrebbe accettare di concorrere all’elezione di consiglieri regionali che fanno riferimento a De Luca, pronti in ogni momento a tenere la maggioranza sotto scacco?

Insomma, le armi del cacicco sono spuntate. Ora, finalmente, si può mettere fine a una storia lunga di satrapia nelle istituzioni del Sud e avviare un’opera di rinnovamento e di ringiovanimento della vita politica meridionale. Il deluchismo è solo l’eterno ritorno di un potere infeudato, un impasto di clientelismo, familismo, selezione dei mediocri e trasformismo nel promuovere le alleanze più discutibili. Con il Sud ridotto a una farsa permanente (in Campania come anche in Puglia con Emiliano) non si va da nessuna parte nel recuperare credibilità e attenzione per le condizioni drammatiche di questa parte della nazione.

Questo articolo è stato pubblicato su Il Fatto Quotidiano il 17 maggio 2025

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