La vicepresidente dell’Assemble nazionale Francese e deputata della France Insoumise Clémence Guetté in visita alla Gkn. In attesa di Melenchon
«Èuna lotta esemplare per il lavoro in Italia ed in Europa» esordisce così la vicepresidente dell’Assemblea Nazionale Francese e deputata della France Insoumise, Clémence Guetté, in visita al presidio del Collettivo di Fabbrica ex-GKN di Campi Bisenzio, a Firenze. L’appuntamento apre una serie di incontri internazionali, che vedranno sabato 17 maggio anche il leader della formazione della sinistra radicale francese, Jean-Luc Melenchon, tenere la presentazione pubblica del suo libro Ribellatevi al circolo operaio dell’assemblea permanente.
Impegnata in un tour europeo per costruire un internazionale progressista e antifascista, contro razzismo, politiche reazionarie e guerra sociale; la giovane deputata Guetté nel suo messaggio di saluto al presidio dei lavoratori ha spiegato che si tratta di una «situazione simile a quella industriale in Francia, soprattutto nel settore automotive; sebbene in Italia l’estrema destra al potere complica ulteriormente le prospettive di riconversione eco-sostenibile ed il governo Meloni sembra non fare niente per salvare i posti di lavoro».
Proprio per questo, dopo la visita alla fabbrica; la Soms Insorgiamo in collaborazione con la Fondazione Insoumise ha organizzato un incontro pubblico sulle «Prove tecniche di resistenza: la resistibile ascensione della destra», per smascherare come i fallimenti neoliberisti, quali anche quelli del macronismo, abbiano aperto la strada alla peggior destra conservatrice, che protegge i profitti delle grandi corporazioni e dei principali attori del capitalismo finanziario, a costo di impoverire la popolazione, a scapito quindi anche di condizioni di lavoro dignitose.
Al centro della sua analisi è appunto l’arretramento dei diritti sindacali, decretato in realtà anche da compagini socialdemocratiche ad inizio del millennio in molti stati dell’Europa occidentale, in aperta continuità e connivenza con i dettami più spinti del neoliberismo, verso la frammentazione contrattuale, la compressione dei salari, la precarietà ed in molti casi lo sfruttamento della manodopera. E per esplicitare ancora di più il ricorso di simili derive, Guetté non manca di un omaggio all’intellettuale comunista Antonio Gramsci, riprendendo la sua definizione su come «il fatto caratteristico del fascismo consiste nell’esser riuscito a costruire un’organizzazione di massa della piccola borghesia».
Di fronte al cedimento della socialdemocrazia si è creato così un blocco socio-politico che passa dalle compagini liberiste e coinvolge direttamente l’estrema destra, come quella lepenista del Rassemblement National (Rn), ormai quarta gamba del governo di Macron con l’appoggio esterno nel parlamento francese, in particolare per provvedimenti securitari e contro l’immigrazione. «Alla base del successo delle forze reazionarie arrivate al potere c’è una società individualista ed atomizzata – dichiara la vicepresidente del parlamento francese – perciò lottare contro l’estrema destra significa lottare contro il capitalismo iniquo, che ci impoverisce; e la solidarietà è il più importante strumento di riscatto».
Il ragionamento si allaccia così all’estrema attualità di una dottrina economia attualmente in auge per la destra, che passa appunto dal riarmo e dal dirottamento di investimenti pubblici nella produzione bellica, salutata dal consenso unanime nella galassia nera dei nazionalismi europei, da un lato riprendendo l’oltranzismo filo-atlantico delle fazioni neofasciste degli anni Sessanta-Settanta, spingendosi però poi anche più in là, come dimostra l’ammirazione di Marine Le Pen per il dittatore cileno Pinochet, oppure ancora guardando ai conflitti medio-orientali con il legame fra il suo pupillo, Jordan Bardella, leader di Rn ed il governo Nethanyau in Israele.
«Oggi il riarmo e lo sperpero di 800 miliardi di euro non serve alla pace e non serve alla tutela della classe lavoratrice, ma con la scusa della ‘difesa necessaria’ scatena una guerra sociale con l’incessante carovita, con cui si finisce poi per mandare al fronte la povera gente, a combattere le nuove guerre del capitale».
In questo senso Guetté parla di una «frattura verticale con la lotta di classe contro il progetto razzista delle destre per frazionare l’unità di lavoratori e lavoratrici, discriminandoli a tutti i livelli fra cittadini e stranieri». Un indebolimento del fronte antifascista sul piano del lavoro che corrisponde a livello politico al connubio fra politiche di sicurezza e politiche contro l’immigrazione delle élite dominanti, per cui anche nei famigerati decreti sicurezza il capro espiatorio del migrante è usato a pretesto per far passare restrizioni di scioperi o manifestazioni sindacali, come per la penalizzazione della pratica di picchetto stradale. «Il corollario di questa repressione è anche un effetto di distrazione di massa dai reali bisogni delle classi popolari e rispetto a rivendicazioni universali – continua la deputata di France Insoumise – e una grande responsabilità va attribuita anche alla narrazione dei media mainstream», che a detta sua hanno portato avanti quel doppio fenomeno di demonizzazione della sinistra radicale da un lato, procedendo alla dédiabolisation (sdoganamento, Ndr.) di organizzazioni neofasciste o di partiti ultra-nazionalisti come Rn.
«In questo contesto non è per niente facile lottare contro il blocco politico che ha interessi economici forti nel sistema capitalista e conta su miliardari che possiedono molte piattaforme di comunicazione – prosegue la Guetté – rendendo evidente che non abbiamo le stesse risorse per opporci, ma la nostra forza è la nostra partecipazione».
Accanto alla repressione e alla concentrazione di potere, un’altra delle sfide più significative è dunque anche il contrasto all’astensionismo, portato dalla delusione delle classi popolari, dal loro senso di abbandono per il costante taglio ai servizi pubblici e la percezione di distanza dai palazzi del potere. «Un’analisi simile si può fare di questo fenomeno – spiega Guetté – come quarto blocco fatto da milioni di persone che non votano. Perciò il nostro obiettivo è proprio il coinvolgimento dei quartieri popolari e delle persone più giovani, mentre lo stato non fa niente per incentivare la cittadinanza ad esprimersi e votare». L’esponente di France Insoumise prende a riferimento le ultime elezioni europee, che hanno visto il suo partito incrementare i consensi con 1 milione di voti in più, per spiegare poi «il rapporto diretto fra la crescita della sinistra e la diminuzione dell’astensione, per cui non serve scadere in discorsi colpevolizzanti, ma aderire ad un progetto alternativo, con forza propositiva nella direzione di rinnovata fiducia in noi stessi, supportata anche tramite un proprio sistema di comunicazione autonoma, perché non ci aspettiamo regali da media ufficiali legati da forti influenze finanziarie».
Omaggiata di una copia del giornale dei senza fissa dimora Fuori Binario, la relatrice commenta anche il raid di stampo squadrista che la settimana precedente ha devastato ed incendiato i rifugi di fortuna e la libreria di strada, situati nel sottopasso de Le Cure, nel cuore di Firenze, interpretata come «manifestazione tipica della destra che attacca i più poveri in molti modi», anche lasciandoli morire di freddo, come accaduto appena il mese scorso ad altre due persone nel capoluogo toscano in assenza di cura e di assistenza.
Durante l’incontro la Vicepresidente dell’Assemblea francese chiarisce che come forza politica è interessante guardare all’esperienza del Collettivo di Fabbrica ex-Gkn per la sua tenacia e per la sua carica propositiva nell’ottica della transizione energetica. «Non possiamo che provare ammirazione verso il programma di pianificazione ecologica guidata da lavoratori, che ideologicamente riscattano un futuro sostenibile». A proposito cita il progetto politico di Rivoluzione cittadina delle reti portato avanti dal suo partito proprio riguardo a comunicazione, mobilità e industria al centro del progetto politico. «Oggi la vera emergenza è la crisi climatica, che fa decine di migliaia di vittime e costringe allo spopolamento di intere aree del pianeta; ed è su questo che serve un modello ed un piano per rispondere ai bisogni popolari». Sotto questo aspetto non si risparmiano perplessità nel dibattito in corso in Francia sulla questione della «decrescita ecologista», perché secondo la deputata di France Insoumise «le piccole privazioni individuali non cambiano le cose, servono piuttosto investimenti pubblici su risparmio energetico, come per il parco mezzi ed i consumi domestici, per cui il nostro partito è contrario alla misura francese sulle ‘aree ad emissioni ridotte” (le nostre Ztl, ndr.) perché antipopolare, dato l’eccessivo onere economico di auto costose a carico di persone meno abbienti». Questo aspetto evidenzia come certe politiche pubbliche legate al ‘Green Deal’ europeo non siano state accompagnate dal supporto reale alle classi subalterne in un generale disinvestimento anche sui mezzi pubblici, tale da prefigurare una disaffezione verso questo piano, percepito dall’opinione pubblica come qualcosa rivolto a categorie privilegiate. «Ecologia si, ma solo con la giustizia sociale – afferma la Guetté – e la ‘sobrietà’ si, ma verso i più ricchi e potenti!».
Come ribadito nell’intervento degli esponenti del Collettivo di Fabbrica anche sul piano delle relazioni industriali è evidente un approccio più classista della destra, di cui in Toscana è una riprova il caso dell’azienda Beko e «la svendita di un pezzo importante del settore elettrodomestico italiano – a detta delle rsu del Collettivo – fatta con la promessa di finanziamenti tramite cassa depositi e prestiti, solo per cercare di marginalizzare la vertenza dell’ex-Gkn, pur scimmiottando la proposta di acquisto dello stabilimento».
Ad animare l’iniziativa, organizzata dalla Soms Insorgiamo nell’ottica di pensare globale e agire locale, anche l’intento di rimettere al centro il caso Gkn e la portata internazionale della lotta sindacale con la solidarietà antifascista in una fase critica, dopo quattro anni dai primi licenziamenti ed in vista dell’esproprio dello stabilimento, in quello che viene definito il «Maggio popolare per vincere la guerra di trincea del consorzio pubblico».
E a proposito di guerra la parlamentare di France Insoumise conclude parlando della necessità di una coalizione progressista contro il genocidio, che si diffonda in Europa e trovi sponde anche in paesi come Sud Africa, Messico e Senegal, che si sono mossi con forza per condannare i crimini di guerra israeliani a Gaza di fronte alla Corte Penale Internazionale. L’argomento sarà affrontato anche nel secondo episodio di questa rassegna ribelle con la visita del leader Insoumise, Jean-Luc Mélenchon in programma sabato prossimo (il 17 maggio alle 20.30) al presidio di Campi Bisenzio in via Fratelli Cervi, proprio per affrontare lo spreco delle spese per armamenti a fronte della catastrofe sociale e climatica.
Questo articolo è stato pubblicato su Jacobin il 16 maggio 2025