Minorile di Bologna: oltre la pena… nulla

di Vito Totire /
22 Aprile 2025 /

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Quando il dito indica la luna qualcuno si ostina a guardare solo il dito. Torna la questione del carcere minorile. E’ stato detto «sovraffollato»; le carenze e le contraddizioni tuttavia vanno ben oltre quel fenomeno e rappresentano la punta dell’iceberg della incapacità complessiva delle istituzioni di gestire la cosiddetta “devianza giovanile” che i governi quasi sempre pensano di poter affrontare aumentando i livelli di repressione. Abbiamo richiamato più volte il progetto caldeggiato dall’assessore comunale di Bologna Alessandro Ancona negli anni Ottanta che prevedeva una struttura di accoglienza alternativa al carcere minorile in via Lombardia. Il progetto non andò avanti anche per la opposizione della Bologna perbenista (e un po’ paranoica) che ostacolò il tentativo di mettere in campo una presa in carico diversa da quella tradizionale penitenziaria e punitiva. Siamo memori peraltro della lungimirante azione di Mario Tommasini a Parma che propose per i “minori” un approccio diverso da quello sadico-punitivo. Ma erano tempi in cui non si era ancora spenta la spinta riformatrice-demolitrice basagliana che aveva portato alla fine dei manicomi. Il “movimento operaio” non fece da spettatore (ricordiamo le “calate” nei manicomi dei Consigli di fabbrica di Reggio Emilia descritte da Giorgio Antonucci con le quali i lavoratori dicevano NO alle istituzioni totali).

Certamente da allora la cosiddetta devianza giovanile è cambiata; gli scarni dati deducibili dal «rapporto semestrale Ausl sulle carceri di Bologna» (che citiamo SOTTO) ci dicono che al Pratello su 40 reclusi uno solo è italiano. Il rapporto della Ausl non dà analoghi dati relativi al carcere degli adulti ma sappiamo che la percentuale degli stranieri in questo caso è inferiore. Come abbiamo detto altre volte, non abbiamo assistito (per fortuna) alla riesumazione degli stereotipi lombrosiani ma uno stereotipo non dichiarato o inconscio può essere peggiore di quello esplicitato. Il signor Salvini, ministro della repubblica italiana che non gode del nostro consenso, di solito è molto loquace però non ha fatto nessun commento per l’omicidio sul lavoro del giovane minorenne immigrato e senza documenti morto a Nocera Inferiore qualche giorno fa. La rimozione è certo funzionale alla politica del “sorvegliare e punire” piuttosto che fare prevenzione. Invece di prevenzione e di capacità di accoglienza hanno urgente bisogno l’Europa e il mondo intero. Gli agenti penitenziari (o meglio certi loro sindacati) invocano il rispetto delle regole. In linea di massima si può essere d’accordo. ma le regole valgono per tutti ? Evidentemente NO se il ministro di Grazia (?) e Giustizia (?) dà il cattivo esempio. Nordio infatti è stato fotografato mentre fumava nel suo studio nel corso di una riunione con alcuni magistrati. Forse l’incontro con i magistrati lo rendeva nervoso. Contraddittoria però la linea difensiva dei suoi portavoce: la sigaretta era spenta (tipo Bogart?), anzi no: poteva fumare perché era nel suo studio. Essendo Nordio un ministro della repubblica ha qualche idea sulle leggi della stessa repubblica come la 3-2003 che vieta l’esposizione a fumo passivo ovviamente sia se questa riguarda l’ambiente di lavoro che un bar che un luogo qualunque non del tutto privato (ma anche in questo caso la esposizione va evitata). Ora all’onorevole Nordio possiamo concedere una ulteriore attenuante (comunque la multa qualche operatore della Ausl di Roma gliela deve fare…). Visto il governo di cui fa parte è forse difficile essere immune dal fascino della fiamma.

Non è un caso che anche al Pratello ci sia un problema di esposizione a fumo passivo oltre ad altri rischi evidenziati nuovamente dal rapporto semestrale Ausl che ognuno può dedurre dal nostro commento al 2° rapporto Ausl 2024 carceri di Bologna, che trovate a seguire.

Il «rispetto delle regole» è un argomento importante e pertinente nei percorsi di risocializzazione ma quali regole e quale pedagogia servono per arrivare al rispetto delle regole DA PARTE DI TUTTI? Se per rispetto delle regole si intende la adesione acritica a norme discutibili e vessatorie, siamo d’accordo con don Lorenzo Milani: l’obbedienza non è una virtù. Questa ultima vicenda del Pratello fa venire in mente un episodio raccontato da Claude Olieventein responsabile del Centro Marmottan di Parigi. Nella comunità di accoglienza gli ospiti (tutti entrati su base volontaria per un percorso di disassuefazione) dovevano andare a letto alle 22 ma erano insofferenti rispetto a questa consuetudine che veniva garantita a colpi di barbiturici. Il prosieguo della vicenda si può leggere nel libro di Olievenstein – Non esistono tossicodipendenti felici – che consigliamo a Nordio, Salvini e Meloni.

Non si risponde con carcere, repressione e misure sadico-costrittive al disagio giovanile. Il disagio va analizzato, prevenuto e supportato con una adeguata capacità di accoglienza non “blindata” e di presa in carico.

Che si organizzi un incontro pubblico con i giovani reclusi: vogliamo conoscere il loro vissuto non interpretato ma raccontato da loro direttamente.

(*) Vito Totire è portavoce del Centro “Francesco Lorusso” di Bologna

CARCERE MINORILE DI VIA DEL PRATELLO BOLOGNA: RAPPORTO AUSL (**)

Visite effettuate il 15.11,24 e 10.1.2025

40 detenuti : 29 in custodia cautelare 11 definitivi età 14-25 ; diciotto sono minori , 22 maggiorenni; un solo italiano e prevalentemente nordafricani; poiché rigettiamo chiavi di letture di tipo lombrosiano di questa constatazione dobbiamo prendere atto che quanto osservato è l’effetto non della biologia ma delle condizioni di povertà in cui versano i minori immigrati. Il dato quindi interroga sulla inadeguatezza delle politiche di accoglienza che riducono i carceri minorili al ruolo che ebbe l’Hopital general nel Seicento : ricovero/internamento dei poveri. Trasferire poi i giovani detenuti (pare di capire da sedi diverse da Bologna) nel carcere per adulti della Dozza è il massimo della incongruenza degli attuali decisori politici.

La capienza ottimale sarebbe di 48 persone, ridotta a 40

Le attività ricreative vengono gestite in sala mensa perché i pasti vengono consumati in cella, condotta che secondo la Ausl è preferita dai giovani detenuti (!?) : situazione comunque diversa da quella del carcere della Dozza dove la assenza dei refettori rende obbligatorio consumare i pasti in cella

Sala per telefonate chiusa perché non c’è connessione ! Alla clausura fisica si associa la difficoltà di comunicazione con l’esterno

Non ci sono camere per disabili

Una sala chiusa a seguito di atti vandalici (secondo la Ausl)

Una camera risultava allagata per rottura di un tubo poche ore prima del sopralluogo

La camera di isolamento al momento vuota risultava in condizioni igieniche pessime con letto rotto ed inutilizzato, arredi completamente divelti, proliferazione di animali infestanti volanti. Si evidenzia che tali locali andrebbero puliti e sanificati tra una utenza e quella successiva anche avvalendosi dei detenuti volontari incaricati alle attività di pulizia o attraverso interventi esterni in caso di manutenzione straordinaria

Riscontrata la presenza di prese elettriche “volanti” (nella cella multipla che ospitava 5 minori) e fili scoperti : quindi viene riscontrato un rischio elettrico

Superficie ventilante insufficiente (rapporto lievemente inferiore a 1/10)

Alcuni blindi non sono facilmente apribili/chiudibili e questo comporta sforzi per il personale penitenziario : segnalare al VISAG per la eliminazione del rischio?

No fornellini gas: quel che non è pericoloso per il carcere adulti è considerato pericoloso qui o il riscontro è la conseguenza del fatto che la qualità del cibo è migliore, del fatto che esiste il refettorio (anche se poi non utilizzato, come abbiamo visto?)

Non rispetto del divieto di fumo: che si fa? Salette per fumatori? corsi per smettere di fumare: sarebbero un ottimo investimento vista anche la giovane età ma la Ausl non dice nulla , neanche quale è il numero e la percentuale dei fumatori

C’è un parapetto rotto

Trattamento chemio-profilattico preventivo per la scabbia ! La “motivazione” sarebbe casi di scabbia in passato ; a noi i pare più congruo un intervento di prevenzione primaria con eliminazione del rischio alla fonte piuttosto che il trattamento chemio-profilattico a tappeto per tutti i “nuovi entrati” ma pare – visto che non sono state fatte osservazioni – che la Ausl abbia validato questa pratica che nessuno proporrebbe in altre “strutture recettive” .

OSSERVAZIONI di VITO TOTIRE AL RAPPORTO SUL MINORILE

Situazione “meno pesante” del carcere per adulti di via del Gomito; di recente come è noto c’è stata una ripresa di interesse (si fa per dire) sui minorili per alcuni eventi come il trasferimento nel carcere di Bologna di 50 giovani provenienti da carceri per minori; trasferimento “provvisorio” dicono le fonti istituzionali; le carceri minorili sono comunque all’attenzione di tutti per i cambiamenti registrati negli ultimi anni : crescita della popolazione , maggiori difficoltò della presa in carico testimoniata dalla comparsa nei minorili di trattamenti sanitari obbligatoti prima sconosciuti; povertà e recrudescenza di politiche carcero-centriche hanno attenuato le speranze abolizioniste che pure a Bologna, nei primi anni ottanta, stavano per concretizzarsi . E’ evidente che occorra investire molto di più su : capacità di accoglienza, capacità di ascolto e di gestione delle varie forme di disagio psicosociale e capacità di concretizzare percorsi alternativi al carcere.

(**) In “bottega” cfr le «Osservazioni al rapporto Ausl del 2° semestre 2024 relativo alle carceri di Bologna» di Vito Totire in Bologna: carceri-Ausl, la strana coppia

Questo articolo è stato pubbllicato su La bottega del Barbieri il 20 aprile 2025

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