Che Bologna stia sempre più perdendo la propria dimensione popolare in favore di una città a misura di persone facoltose non è più solo una sensazione, magari di vetusti nostalgici dei tempi andati.
La città del sindaco socialista Francesco Zanardi che aprì i forni del pane e utilizzò un piroscafo per gli approvvigionamenti energetici nel tentativo di calmierare i prezzi dei beni di prima necessità e difendere la popolazione dall’inflazione è solo un ricordo lontano di più di un secolo fa. Oggi la classe dirigente cittadina, sia politica che economica, si muove nel solco delle dottrine del business finanziario, al punto che, consapevolmente o meno, sta cambiando il volto e la composizione sociale della città stessa.
Questa trasformazione è sempre più misurabile e la gentrificazione non è più solo lo spauracchio agitato in uno slogan di un centro sociale (da cui, non a caso, la città è stata completamente “ripulita”).
Sono i dati forniti dalle stesse istituzioni cittadine a restituire l’immagine di una Bologna elitaria e quel che è peggio è che le stesse istituzioni li celebrano come successi, poiché i criteri di valutazione sono quelli del profitto.
Solo negli ultimi giorni sono state due le occasioni in cui sono stati presentati dati che raccontano questa storia: i risultati dell’aeroporto Marconi e dei flussi turistici da un lato e le nuove immatricolazioni dell’Università di Bologna dall’altro.
Bologna elitaria: il turismo che trasforma la città
Lo scalo di Bologna è in costante crescita e i numeri di arrivi e partenze battono ogni anno nuovi record. Sono 10,8 milioni i passeggeri registrati nell’ultimo anno, vale a dire dodici volte la popolazione residente in tutta la città metropolitana incluso il capoluogo e ventisette volte gli abitanti del Comune di Bologna. Nello specifico, i passeggeri provenienti dall’estero sono più che raddoppiati, passando da 1,4 milioni nel 2014 a 3,3 milioni nel 2024.
Numeri che vanno messi in relazione con la crescita esponenziale del turismo negli ultimi 10 anni, forniti da Bologna Welcome. Nella Città metropolitana gli arrivi sono aumentati del 59%, passando da 1.647.304 nel 2014 a 2.611.367 nel 2024, mentre le presenze sono cresciute del 78%, da 3.255.631 a 5.807.269; nel Comune di Bologna l’incremento è ancora più significativo, con un +66% negli arrivi (da 1.104.374 a 1.836.216) e un +90% nelle presenze (da 2.159.351 a 4.098.212).
Anche se i dirigenti delle istituzioni non vogliono sentir parlare di overtourism, un numero di visitatori da cinque a dieci volte il numero dei residenti ha degli impatti considerevoli per la città e i suoi abitanti. Ad esempio, un dato che viene considerato dagli studiosi accademici del tema riguarda i rifiuti, che i turisti inevitabilmente producono, ma il cui smaltimento viene pagato dai residenti.
Le trasformazioni provocate dal turismo riguardano anche gli esercizi commerciali. Ormai celebre è il dato secondo cui nel solo centro storico di Bologna nel 2022 erano presenti 1529 attività ristorative, pari a una ogni 35 residenti.
L’impatto più grande (e anche quello più noto), però, è quello sul mercato immobiliare. I turisti hanno “sottratto” quasi 5000 alloggi agli abitanti solo sulla piattaforma Airbnb, ma l’effetto non si misura solo sulla quantità di case disponibili. Quelle ancora sul mercato della locazione a medio-lungo termine secondo Nomisma hanno registrato, solo nel 2024, un aumento del 7,3% dei prezzi.
Ancor più chiaro il dato del costo dell’affitto a mq negli ultimi dieci anni, fornito dal sito Idealista: a dicembre 2014 gli appartamenti a Bologna venivano affittati a 10 euro/mq, mentre a dicembre 2024 a 18,6 euro/mq. In altri termini, in appena dieci anni il costo al mq è quasi raddoppiato.
Bologna elitaria: una città per figli di papà
Tornano a crescere le matricole che si iscrivono all’Alma Mater di Bologna, dopo lo stallo dell’anno scorso e il calo di quello precedente. E continua la metamorfosi della popolazione studentesca dell’Ateneo felsineo, complice soprattutto l’aumento costo della vita nel capoluogo emiliano. Calano ancora infatti gli studenti fuorisede dal centro e sud Italia, soprattutto alle lauree triennali, mentre si registra una forte impennata di giovani che arrivano dall’estero per studiare sotto le Due Torri o nei Campus romagnoli.
Nello specifico gli studenti internazionali sono in aumento del 23% nell’anno accademico 2024/2025, dopo essere già cresciuti dell’11% nel 2023/2024.
Complessivamente gli studenti internazionali sono il 14% del totale e tutto va messo in relazione con un altro dato: la (seppur lieve) diminuzione degli studenti che beneficia dell’esonero totale dalle tasse: si parla di 24.305 studenti, contro gli oltre 26.000 dell’anno scorso. Questo accade appunto per effetto anche del calo degli studenti da fuori regione e dell’incremento degli studenti internazionali che godono di una ‘flat tax’ introdotta nel 2022.
In altre parole, anche la popolazione studentesca, che è sempre stata una caratteristica di Bologna, città universitaria, si sta trasformando. Diminuiscono gli studenti provenienti da famiglie meno ricche e aumentano quelli provenienti da famiglie più facoltose.
Il commento dell’assessore comunale a Ricerca e Conoscenza, Raffaele Laudani, è un esempio di come vedere il bicchiere mezzo pieno, ma soprattutto risponde perfettamente a quanto detto in premessa sulla classe dirigente e i criteri per valutare i risultati registrati in città. «I nuovi dati sulle immatricolazioni dell’Università di Bologna sono confortanti – commenta Laudani – Nonostante le crescenti difficoltà economiche del Paese e la sempre maggiore difficoltà delle famiglie rispetto al caro vita, l’aumento dell’inflazione e anche la pressione abitativa, la nostra città continua a confermarsi come attrattiva soprattutto per i giovani, e questo vale in particolare per il nostro ateneo che rimane un punto di riferimento fondamentale per il Paese e per il futuro della nostra città.
Di particolare rilievo sono i numeri sulle immatricolazioni degli studenti internazionali e delle lauree magistrali che dimostrano, da un lato la sempre maggiore rilevanza internazionale della nostra città e la sua apertura al mondo, dall’altro anche la credibilità che il nostro ateneo ha rispetto alla formazione avanzata».
I criteri di valutazione del benessere cittadino
La dichiarazione di Laudani, al pari di molte altre della stessa matrice, racconta bene della visione che la giunta di Bologna, sedicente più progressista d’Italia, ha della città e dei criteri di valutazione del benessere dei suoi abitanti.
La città viene vissuta come un contenitore, non come un corpus vivo, e il ruolo delle istituzioni è molto diverso dalla scuola amministrativa di Zanardi. Ciò che il Comune (ma anche la Regione) vuole fare è «attrarre capitali» nel solco delle teorie neoliberiste del trickle-down, secondo cui rendendo favorevole la vita ai ricchi, del benessere usufruiranno per “sgocciolamento” anche gli strati inferiori della popolazione.
Dal Tecnopolo alla legge regionale per «attrarre talenti» (cioè una serie di benefici per figure di alta istruzione e professione per favorire il loro insediamento nel territorio), la politica del centrosinistra bolognese ed emiliano-romagnolo è spesso rivolta a conquistarsi il ceto agiato.
E se è vero che i nostri territori registrano ancora in Italia indici di welfare superiori ad altri contesti, non è con le altre città che occorre fare il paragone, ma con la qualità della vita interna alla città stessa in un arco temporale. In questo senso è utile studiare l’inchiesta sociale realizzata da Ires Cgil a Bologna, secondo cui a determinare il mantenimento del benessere nel territorio bolognese non è più il lavoro, ma la proprietà e la rendita e se un tempo uno stipendio di 1500 euro al mese garantiva una buona qualità di vita, oggi, in assenza di una casa di proprietà, colloca nella fascia povera o a rischio povertà in città.
La subalternità al mercato del ceto politico, del resto, la si vede anche dalle piccole cose. Ad esempio dalla deroga al regolamento Unesco, che lo stesso Comune ha inseguito come motivo di fregio, per multinazionali che volevano insediarsi in città.
Il caso di Starbucks è emblematico. La deroga al regolamento Unesco può avvenire solamente per un alto valore sociale di progetti proposti. Nel caso specifico, è stata concessa per un progetto di natura ambientale che prevede il recupero dei fondi di caffè da regalare per realizzare compost e l’assunzione di personale di categorie fragili (due dipendenti su una trentina, si evince dalle cronache), già prevista dalla legge 68/99.
L’Amministrazione comunale bolognese, inoltre, non ha mai cercato di rompere la narrazione che è valsa al centrosinistra definizioni come “radical chic” o “sinistra ztl” e che vorrebbe gli strati meno istruiti e agiati della popolazione come sostenitori di stili di vita nocivi, mentre quelli più facoltosi e benestanti come pedissequi interpreti dell’ecosostenibilità.
Anzi, è riuscita ad alimentare quella narrazione con atteggiamenti snobistici, a volte talebani, senza premurarsi di capire le condizioni materiali o le esigenze di vita della popolazione, lasciandola in mano a retoriche di destra. In questo modo, il senso comune si è inevitabilmente collocato su posizioni più conservatrici, che mettono in discussione anche provvedimenti giusti, come la realizzazione del tram o altre misure cittadine.
Il punto è che oggi a Bologna per condurre determinati stili di vita, quelli più virtuosi, occorre avere tempi e disponibilità economiche che pochi riescono a permettersi.
Una città su misura del ceto agiato produce inevitabilmente un’espulsione dei ceti più poveri dal centro, ma anche dalle prime periferie. È difficile che questi ultimi, dopo non essersi potuti permettere una casa in una zona vicina ai principali servizi, possano ad esempio spostarsi sempre in modo sostenibile.
Siccome questa sostituzione del tessuto sociale non avviene sulla linea etnica, ma su quella economica, i complottisti xenofobi della “sostituzione etnica” faranno finta di non vedere la trasformazione della composizione in atto. E i fautori di queste politiche potranno continuare ad additare le classi popolari come zotiche sostenitrici di idee retrograde, perseverando nel costruire una città vetrina per pochi facoltosi.
Questo articolo è stato pubblicato su Radio Città Fujiko il 7 febbraio 2025