Condividiamo qui di seguito il racconto, firmato da Silvia Lolli, dell’evento organizzato lo scorso 30 ottobre a Bologna da il manifesto in rete. In calce all’articolo trovate la registrazione video dell’incontro. Buona lettura e buona visione.
Al Centro Costa, 30 ottobre 2024 c’è l’incontro “Il personale è (ancora) politico? Come eravamo…come saremo. Due romanzi per scandagliare le scelte esistenziali di ieri e di oggi”
È l’associazione Il manifesto in rete, la cui talpa continua a “andare in direzione ostinata e contraria” in questo buio periodo istituzionale e politico italiano.
Prima del dialogo con gli autori dei due libri, Donatella di Paolo e Laurenzo Ticca presenti in sala e Paola Martini online, c’è una novità. Grazie alla proposta della socia Silvia Napoli subito entra in scena il gruppo teatrale del Collettivo crisi Collettiva (www.ccc-spettacoli-teatrali.it) composto da tre giovani attori professionisti: Sofia Boschi, Elia Montanari e Beatrice Zanin. La loro performance sembra poco collegata ai due libri.
Tutti però raccontano di giovani studenti che diventano adulti in diversi periodi e luoghi italiani. Si raccontano storie personali che diventano pubbliche nei periodi storici in modo diverso: negli anni Sessanta/Settanta le contestazioni avvicinano, i movimenti fanno parte di un unicum per il cambiamento della società e l’ottenimento dei diritti civili e sociali (diritto all’aborto, divorzio, statuto dei lavoratori, obiezione di coscienza diritto di famiglia, violenza sulle donne diventa un reato contro la perdonano più delitto d’onore, decreti delegati per la scuola…); oggi i movimenti sembrano disperdersi di più nei frammenti delle tante e specifiche istanze e tentano di avere voce nelle politiche pubbliche. Chiedono spazio i giovani sulla scena, lo chiedevano anche allora ed alcuni l’hanno ottenuto; oggi è più difficile, non sono ascoltati. Sembra che il cambiamento avvenuto nel passato debba rientrare e le voci dissonanti si mettono al bando, quando non silenziate prima.
I libri: sono romanzi costruiti in modo diverso; è autobiografico Gli anni forti di Martini, Manni editore, S. Cesario, 2023; ha invece contenuti un po’ più romanzati pur se alcuni vissuti in prima persona dagli autori Volevamo conquistare il cielo, Incipit 23, Bergamo, 2020; è scritto a due voci da Donatella di Paolo e Laurenzo Ticca. Quest’ultimo titolo durante la lettura lascia in sospeso, come se alla fine ci dovessero essere dei puntini: attesa, speranza, forse.
Tanti, dunque, i collegamenti fra le tre opere, purtroppo per il tempo a disposizione non si sono potuti confrontare tutti; la nuova esperienza de Il manifesto in rete è stata apprezzata e al termine si sono ipotizzate altre puntate di confronto. Si è avvertito il bisogno di dialogare ancora sui tanti contenuti in un dibattito politico che non può perdere i suoi connotati personali/pubblici come ci insegnò la stagione sessantottina. Le memorie del passato raccontate senza nostalgia e superano le illusioni presenti anche nel racconto di oggi. Partire dal passato per arrivare all’oggi e al futuro prossimo cercando nei percorsi individuali le parti comuni e si deve fare con un confronto fra generazioni viventi sotto lo stesso cielo. Le società del passato si è riusciti a cambiarle, ma si arrivati ad un oggi che negli anni ha imposto stili di vita che limitano gli spazi, i diritti già ottenuti o i nuovi da ottenere; si deve fare sempre in nome della pari dignità e opportunità socio-economica.
Dopo questo incontro si propone di continuare il confronto partendo da questo blog; chissà che gli auspici e le speranze non si comincino ad avverare e si ritrovi un po’ di luce ed uscire dal buio attuale. “L’incontro è severamente vietato agli inguaribili nostalgici” abbiamo scritto in fondo alla locandina; dai libri e dalla rappresentazione teatrale si scorge una luce ed è in sintonia con la frase di Adorno scritta oggi sui muri del centro storico di Salerno: “Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze”. Frase scritta dal filosofo nel primo dopoguerra, quando comincia il racconto di Martini che, non in modo nostalgico, racconta quegli anni; sono forti, perché hanno in sé elementi di vita personale e sociale importanti ancora oggi; non c’è la conservazione di una comunità paesana vissuta in una famiglia benestante, perché è un modello famigliare e sociale improntato all’uguaglianza, alla solidarietà, ma soprattutto ai principi di sostenibilità economica e ambientale che il contesto rurale aveva. È ancora auspicabile il modello, non è il Mulino Bianco, ma fa parte di un’educazione che rende più consapevoli degli altri e dell’ambiente. Una figura centrale è nel libro la Tata, donna che vive nella sua famiglia, fa le faccende di casa. Lei come i suoi compagni di scuola fanno scoprire all’autrice le diseguaglianze economico-sociali; scopre un ceto operaio emana comunque felice, degno della sua operosità che dà importanza al poco che possiede. Oggi è importante imparare a diminuire i consumi superflui e recuperare tutto. Segré propone l’educazione all’economia domestica per evitare gli sprechi! E nell’ubriacatura odierna del food bolognese per turisti possiamo leggere la continuità con lo spettacolo dei giovani…Forse una nostalgia può emergere guardando l’odierno territorio italiano devastato dalla cementificazione o nel contemporaneo deficit di solidarietà umana, cancellata per esempio dall’overtourism e gentrificazioneanche bolognese! Nelle conclusioni a questa “prima puntata dell’incontro” c’è speranza, auspicio e come ha ricordato Beatrice Zanin occorre mettersi assieme, collegarsi di più con i movimenti giovanili, per esempio Extinction Rebellion. Manifestano per il cambiamento, come avveniva negli anni passati.
Si dovrà cominciare perché i movimenti odierni non si rinsecchiscano senza trovare uno spazio più ampio locale e globale per superare la finanza globalizzata, come ci ha ricordato un altro intervento. Quindi “realizzare le speranze” superando il momento dell’illusione e della nostalgia. Essere pronti per non farsi bloccare da nuovi terrorismi, attentati vedi il passato italiano o dalle guerre sempre attuali. Ricercare e in fretta paradigmi diversi in cui i diritti e la Terra siano le priorità per tutti. Riprendersi, tutte le generazioni il proprio spazio di vita, non nel nome del liberismo e dell’individualismo più sfrenati. Ci riusciremo?
Come si vede sono tanti gli spunti, le riflessioni emerse. I racconti visti, letti ed ascoltati sono diventati, da storie personali, la Storia. Negli anni Settanta da cui prende le mosse il secondo libro, ci sono stati tanti diritti civile e sociali conquistati; hanno cambiato le relazioni famigliari (per questo sono definiti anni forti) e la condizione della donna nella società. In Volevamo conquistare il cielo emerge la storia di due giovani innamorati che nonostante la passione si separano quando lei rimane incinta e viene indotta ad abortire. Nel finale emerge molto la forza delle donne che mantengono, la speranza e la vita. L’ex compagno sfiorisce al cospetto di Lea. Si sarebbe dovuto approfondire di più l’universo “uomo”, le questioni relative alla violenza sulle donne; temi appena accennati, ma con poco confronto con i giovani. Allora non c’era ancora la legge sull’aborto (si conferma la legge con il referendum del 1978). Fu una conquista importante che oggi può essere messa in dubbio, ma che con la figura del medico obiettore operante a tempo indeterminato negli ospedali statali e con le sempre minori risorse per i consultori è stata subito depotenziata. Oggi le associano pro vita tentano di entrare negli ospedali! Si è appena parlato del rapporto della donna con il suo corpo, della maternità, delle sue ansie e paure; sono approfondite bene in entrambi i libri. L’altro aspetto importante dell’emancipazione delle donne frutto degli anni passati, il lavoro, non è stato possibile approfondirlo. Siamo ancora oggi lontani dall’articolo della Costituzione che vorrebbe parità di salario a parità di mansioni senza distinzioni di sesso; poco è cambiato in troppi ambienti di lavoro, perché la donna è spesso ancora sottoposta a stalking e a richieste sessuali per avere lavoro o avere la possibilità di carriera. Tutto ciò è raccontato bene da Lea, la protagonista del libro di Paolo e Ticca, ma appena descritto da Donatella durante l’incontro. Quindi aspettiamo un approfondimento su questo blog.
Anche lo spettacolo rappresenta un vissuto dei giovani oggi, è l’attualità. Il loro racconto denuncia la vita di studenti che arrivano a Bologna, si iscrivono all’Università. Sono attratti e si illudono di trovare la Bologna che si racconta; è quella mitica una città accogliente, vivibile, comunitaria con la sua millenaria università. Ben presto scoprono di avere continui imprevisti, si scontrano con le difficoltà quotidiane di ben-vivere. Sono clienti da consumare della Bologna-Pinocchio, in cui gli allettamenti dei vari mangiafuoco li costringono, quando non hanno alle spalle famiglie benestanti, a fare delle scelte: abitare molto lontano dall’università, in case vecchie, magari neppure a norma, accontentarsi di una camera in coabitazione o, se trovano un lavoro in nero o part time comunque sotto pagato, possono aspirare alla camera singola, ma con bagno in comune. Case non certo comode per studiare e vivere dai 3 ai 5 anni; le statistiche però danno tempi più lunghi di vita universitaria per arrivare alla laurea. Gli esami diventano difficili; gli spazi, pur presenti per studiare, non sono sufficienti; poi ci si vorrebbe divertire e non si può pena perdere il filo del proprio avvenire e…ma ho detto ai miei che sto per laurearmi e non vero, come faccio?… L’incipit nella scena teatrale è infatti un grande cartello portato dai tre attori: Trigger Warning/Ansia/Fallimento/Suicidio. Poi lascia il posto alla rappresentazione. Rimangono sempre in scena tre cartelli: IMPREVISTI-Pinocchio mangia spaghetti alla bolognese. Guadagno 12 CFU [Crediti Formativi Universitari]. IMPREVISTI-Pinocchio scrive sui portici. Io non pretendo, però AUSPICO. IMPREVISTI-Pinocchio trova una …in Via Fata Turchina.
È questo solo un breve riassunto dell’incontro; l’invito è, per chi non ha partecipato, quello di visualizzare la registrazione del video riportata qui sotto.
I presenti durante “il terzo tempo”, l’aperitivo che li aspettava, hanno espresso commenti positivi e il bisogno di continuare il proficuo confronto.
Quindi un esperimento riuscito pur se le difficoltà di mobilità a Bologna di questi giorni ed il periodo pre-elettorale hanno condizionato le presenze in sala; per questo l’invito sopra scritto. Il manifesto in rete da tempo offre, alle tante proposte che pervengono, una multimedialità oltre al blog, pur se i mezzi economici sono scarsi. Per questo le iscrizioni e le sottoscrizioni sono sempre aperte e gradite come per i nuovi soci di questo incontro. Aspettiamo anche gli ulteriori resoconti e riflessioni.