Lecta Manent. Notizie dal festival bolognese Lectura Mundi

di Silvia Napoli /
19 Aprile 2024 /

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In buona sostanza, è dedicata alla pratica della lettura, quindi in qualche modo in una prospettiva tutt’altro che ombelicale, la prima edizione del festival letterario Lectura Mundi, che si snoda temporalmente tra aprile e maggio e geograficamente tra San Lazzaro, facendo perno sui gloriosi spazi della Mediateca, e Bologna, coinvolgendo la sala delle Colonne di via Mazzini 152, di proprietà Emilbanca, partner della amministrazione comunale di San Lazzaro e della associazione degli scrittori e scrittrici bolognesi di Bologna e dintorni, ScriptaBo, per questa impresa. 

Ma tocca spolverare un po’ di memoria storica recente per parlare adeguatamente di questa iniziativa peculiare nel suo genere. E si sa che le memorie storiche recenti sono quelle che vanno soggette a lacune e amnesie selettive. Dobbiamo in questo caso riferirci alla eclettica figura di operatore culturale militante che è stato Stefano Tassinari, cui peraltro è dedicata una la convegnistica comunale. 

Fu lui infatti il principale artefice ed animatore di una associazione di scrittori e scrittrici di area su per giù bolognese, con l’intento non già semplicemente di tutelare e promuovere una categoria professionale, aiutare la diffusione e circuitazione di talenti ed opere, che si sa, nessuno è profeta in patria, quanto di valorizzare e contestualizzare la parola prima pensata e scritta, poi anche e soprattutto detta, spiegata, recitata, condivisa ad alta voce, contestualizzata, sceneggiata, oggetto di inchiesta e discussione come avveniva nelle memorabili serate di San Lazzaro, appunto presso il teatro dell’Argine. Una vera e propria finestra sul mondo e non solo culturale ed editoriale, ma una apertura impensata nei confronti dei temi politici e antropologici e delle scottanti questioni politiche che un mondo in via di globalizzazione, non più solo occidentale e bianco cominciava a porre con forza. Insomma, tanta letteratura alta e tanta bellezza ma anche tante narrazioni che i media non ci faranno mai. Tra Sud America e bacino del Mediterraneo, tutti i più famosi sono passati tra le amorevoli maglie delle avvolgenti conversazioni di Tassinari, vero uomo di cura pedagogica senza aver l’aria di voler insegnare qualcosa a chicchessia. Erano quelli gli anni gloriosi in cui ad Alta voce era un progetto che portava la letteratura in strada e la porgeva alle masse non metaforicamente. L’associazione da subito poté contare su tutti i migliori su piazza e tuttora è così, ma certo alcune defezioni diciamo forzate, il riorientamento inevitabile dovuto all’evolvere o involvere a seconda dei punti di vista, dello spirito dei tempi e delle amministrazioni, via via hanno messo la sordina a iniziative letterarie collettive.  

Tutto ciò che è rete, coordinamento, come un giardino ha bisogno di cure costanti e lo spirito di servizio instancabile di Stefano era chiaro ai più che sarebbe stato inarrivabile, soprattutto perché a parte che lui stesso avrebbe voluto innovare e rilanciare, ci sono formulazioni che fuori da certe personalità che hanno saputo forgiarle, perdono smalto ed efficacia.  

Se nessuno può restituirci chi ci ha prematuramente lasciati o ridarci quello che via via possiamo aver perduto o mitizzato nel nostro personale album dei ricordi, è certo che possiamo invece operare per il cambiamento sempre e saper continuare a cercare formati aderenti alle mutate condizioni socioculturali, non compiacenti e vocati all’analisi critica.  

Ci sembra che questo festival dall’ambizioso titolo Lectura Mundi, che è poi già uno statement preciso sui perché che animano la lettura e quindi, di concerto la scrittura, vada intelligentemente in questa direzione e ci incuriosisce moltissimo vedere come si sviluppino da qui in avanti, le sue articolazioni diciamo più interattive.  

Ma andiamo con ordine, precisando che intanto il presidente della associazione è ad oggi Carlo Lucarelli e che dunque un gusto diciamo investigativo in senso lato e un amore per lo scavo teorico-scientifico sulle posture e motivazioni che accompagnano le pratiche dello scrivere e del leggere sia particolarmente riconoscibile e appropriato come marchio di fabbrica. Qualche ragguaglio tecnico sullo svolgimento della rassegna, che peraltro è già partita ai primi di aprile e vedrà la sua conclusione il 29 di maggio. Non è una vetrina di ultime uscite di mercato, non è una sfilata di case editrici, non è un’abbuffata di nomi, di celebrities e di nuove scommesse letterarie o soggetti emergenti, non è una geremiade sulle condizioni del mercato editoriale, non lancia anatemi contro i processi di digitalizzazione, non esibisce il libro come oggetto feticcio, non sbandiera appartenenze, non presuppone che fare provincia sia un buon modo per incoraggiare i talenti di oggi e domani ma sta caparbiamente dalla parte di chi vuol capire e dunque vuol mantenersi anche la prerogativa di scegliere. Infatti, ecco che si è partiti subito dal 4 aprile con il segmento di lectio magistralis e laboratori con tre scrittori coerentemente individuati. Per prima Olena Ponomareva, originaria di Kiev, significativamente autrice del volume Lettere dal Donbass, lessicografa, ricercatrice e docente presso La Sapienza di Roma, che ha intrattenuto il pubblico sui suoi libri imprescindibili, poi al mattino seguente, la lezione su come leggere per gli studenti e infine il sabato pomeriggio del 6 a seguire un laboratorio di scrittura per il pubblico aperto al pubblico su prenotazione.  

Carlo Lucarelli in persona, ha tenuto ieri nei locali della Mediateca una lectio magistralis dal titolo Dalla storia patria al thriller, certo un percorso sapientemente tracciato nella stesura di diversi romanzi che oltre ad avere una cifra hanno anche una valenza di denuncia, per esempio dei soprusi colonialisti e razzisti perpetrati dalla nostra politica nel corso dei decenni. Anche lui ha incontato gli studenti e giovedì ha tenuto un laboratorio di scrittura certamente molto ambito.  

Giovedì 23 maggio alle 21, sarà la volta dello scrittore svedese Bjorn Larsson, autore de La vera storia del pirata Long John Silver che ci solleciterà con una lezione dal titolo assai significativo e completamente inscritto nel senso globale della manifestazione: Leggere per vivere e per scrivere…Anche per lui sono previsti incontri con gli studenti e laboratori del sabato pomeriggio. La chiusura del festival vedrà il 29 maggio due appuntamenti. Uno alle 9 di mattina presso l’oratorio s Filippo Neri, lo scrittore sceneggiatore Marcello Fois, amico e sodale della compianta della compianta Michela Murgia, terrà una prolusione dedicata al suo capolavoro Accabadora e a seguire una giuria curata da ScriptaBo assegnerà i premi ai migliori video creati dagli studenti. Al primo classificato andrà un premio in denaro del valore di mille euro e al secondo la possibilità di effettuare acquisti librari dal catalogo Minerva per un valore di 500 euro. Bisogna qui precisare che questo concorso intitolato Vince chi Legge, realizzato in partnership con la Ufficio Scolastico Regionale e la casa editrice succitata, avviato il 15 febbraio e in dirittura d’arrivo il 30 aprile, rivolto agli studenti degli istituti di secondo grado, pone al centro della prova la realizzazione di un video di una durata compresa tra un minimo di due e un massimo di 5 minuti, ispirato dalla lettura del romanzo di Murgia. L’arduo compito cui immagino i giovanissimi sapranno assolvere in maniera brillante e sorprendente, è quello di poter ritrasmettere in altro linguaggio, il complesso di emozioni, fossero pure negative, suscitate da quella lettura. Conclude la ricca e intensa giornata uno spettacolo di Roberto Mercadini presso il Teatro Dehon.,  

Ma il festival, che si pone anche come riflessione attestata sulle frontiere più innovative delle neuroscienze, presenta una sezione particolarmente intrigante e programmata appunto a Bologna città, che si articola in tre incontri e di cui parliamo con Marco Bettini, consigliere, ma noto soprattutto per le sue molteplici attività di scrittore, sceneggiatore, autore televisivo, nonché capo ufficio stampa per le amministrazioni di Flavio Delbono e Ignazio Marino, membro naturalmente di ScriptaBo. 

Possiamo chiederti un po’ irritualmente cosa ne è stato negli ultimi anni dell’associazione scrittori bolognesi? È vero che storicamente questa città dedica più attenzioni ad altri comparti culturali, quali, musica, per esempio, o a tutto il settore cinematografico-audiovisivo?  

Io posso dirti che l’associazione scrittori come qualsiasi altra ha bisogno di persone che si dedichino anima e corpo a tenerle vive e operative ed è chiaro che la perdita di Stefano è stato un colpo difficile da riassorbire, dopodiché bisogna aggiungere anche perché io ho visto dall’interno come funzionano le amministrazioni comunali, trasformare in fatto pubblico condiviso, un discorso cosi principalmente legato alle individualità, al discorso presunto dei livelli culturali e di talento dei singoli non è semplice, perché richiederebbe investimenti e trasformazioni notevoli. Né si può pensare che amministrazioni pubbliche democratiche si facciano carico di scelte di orientamento o di produzione in proprio. Io credo laicamente, spassionatamente vadano piuttosto create alleanze tra produttori, fruitori, formatori, che si debba avere il coraggio del confronto con tecniche e tecnologie diverse, che non si debbano fare classifiche tra tipologie di istituti di istruzione, che quando diciamo formatori, ci riferiamo sì a maestri, insegnanti, docenti di ogni ordine e grado, ma anche ad esperti di altre discipline che ci aiutino a focalizzare le motivazioni profonde dell’atto di leggere e scrivere. Io sono convinto che solo così, senza fare prediche o stracciarsi le vesti, si arrivi poi al miglioramento qualitativo della produzione e alla consapevolezza di ognuno del contesto in cui è calato il proprio stare. Sono azioni, pratiche, che allargano la possibilità di scelta individuale e questo è un po’ il senso profondo della comunità educante.  

Per questo, vogliamo parlare delle caratteristiche e dei benefici della lettura profonda, ovvero come fatto immersivo e dunque intrinsecamente creativo.  

Come sarà svolto questo super interessante discorso che mi sembra molto importante perché prescinde dal fatto di intendere un festival come carrellata di ipotesi di carriere, vocazioni, snobismi, intellettualismi, promozioni facili, avvicinamento alle aspettative supposte sempre come di livello inferiore del pubblico generalista ?  

Infatti, di solito l’unico sistema per dribblare tutti questi risvolti scivolosi in un senso o nell’altro, che è bene espresso dalle sempre più pungenti polemiche che attanagliano i principali premi letterari italiani, è quello di ragionare per targets o segmenti specializzati di mercato. Avrai visto che qui questo non accade, ci limitiamo ad avere una cura per il futuro espresso dai nostri cosi pochi e preziosi giovani e per il resto ci affidiamo ad una ricerca che parte dalle radici della percezione, affidandoci alla scienza, giusto per abbattere anche il pregiudizio sulla separazione tra territori disciplinari e specialistici. Ed ecco pertanto, su questa linea di ricerca, abbiamo già avuto il 5 di Aprile la conferenza dal titolo Neurobiologia della lettura, tenuta da Roberto D’Alessandro, docente di neurologia, venerdì 19 aprile, un altro incontro con Stefano Calabrese, professore di critica letteraria e letture comparate dal titolo I neuroni della lettura: come e perché la fiction ci migliora. Il 24 maggio chiuderemo con la conferenza Lettura analogica e digitale, docente ancora da confermare. Questo secondo il nostro modo di vedere, fuori da ideologie, appartenenze di bandiera è un modo di fare biopolitica e soprattutto di collegare il fatto culturale alla materialità del vivente in cui tutti possono riconoscersi e calata giù da un ipotetico iperuranio. Questa è una cosa molto importante perché in un momento in cui implodono gli stati e le diversità di tutti i tipi, bisogna trovare terreni comuni a tutti i costi, pena la scomparsa di quello che definiamo genere umano. Se cominciassimo a convergere tutti sul fatto che leggere e scrivere sono state e continuano ad essere, mutatis mutandis necessità vitali, faremmo già un passo per rispecchiarci anche nelle alterità.  

Dunque, non resta che augurarci che questo sia un primo passo per intendere le parole fuori anche da certi schematismi che vogliono separare scrittura cosiddetta di genere, da quella presuntamente alta e dividere nettamente saggistica e narrativa per esempio… E naturalmente che possano esserci molte edizioni a venire. 

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