Convergere per insorgere, che è stato lo slogan usato da tempo per accompagnare le lotte del collettivo di fabbrica lavoratori GKN Firenze di Campi Bisenzio, al fine di indicare la necessità che attorno alle sue lotte potessero convergere altre esperienze, gruppi e ulteriori lotte, fu lo slogan e lo striscione di apertura della manifestazione molto partecipata del 22 ottobre ‘22 a Bologna che raccolse collettivi, associazioni, partiti e sindacati di base in solidarietà, appunto, della lotta della GKN. Da quella data partì la riflessione che ha portato il collettivo Bolognese Vag61 ad indire un’assemblea/dibattito con i partecipanti alla manifestazione dell’anno scorso e non solo per il 23 novembre nella sede di Paolo Fabbri, con il titolo “Quali nuovi scenari per le lotte?”
“La scommessa politica di respiro nazionale di cui quella mobilitazione è parte si è rapidamente esaurita nel volgere di poche settimane, lasciando, tuttavia, intatta la necessità di praticare forme di insorgenza e di sperimentatre convergenze.”
Queste alcune frasi estratte dal documento-appello che il collettivo Vag61 ha usato per invitare i collettivi cittadini con l’intento di “provare ad aprire spazi di discussione che proprio sulle tendenze, sulle proiezioni future, e sulle possibilità di aprire nuovi scenari di lotte, provino a confrontarsi.” Il documento/appello è vieppiù ricco di riferimenti alla situazione politica attuale che vengono espressi in esso, in modo centripeto ovvero dal generale mondiale al particolare cittadino: dalle “transizioni all’interno del multipolarismo globale”, passando dall’”approfondirsi della crisi climatica”, attraverso le “accelerazioni nei conflitti in Palestina e Ucraina” , fino alle “nuove forme della violenza patriarcale” e per approdare, infine, alle lotte per la casa a Bologna. Programma di discussione vasto e complesso che ha visto la sala piena di un centinaio di persone perlopiù giovani dei collettivi e studenti, a parte qualche testa canuta come quella dello scrivente.
Sandro Mezzadra professore di scienze politiche (Unibo) ha curato la prima relazione introduttiva a cui è seguita una seconda di Ruba Salih professoressa di discipline antropologiche sempre di Unibo e poi una decina di interventi preordinati dei collettivi per concludere con alcuni interventi liberi, tutti con tempi assegnati e controllati in modo ferreo da una coppia di facilitatrici. Mezzadra ha esordito con la premessa che tutti i percorsi (politici) sono importanti ma ognuno di per sé è insufficiente, da qui la necessità di mettere insieme e far convergere i movimenti collettivi bolognesi. Ha proseguito evidenziando, a suo avviso, le tematiche emergenti quali la violenza di genere richiamando anche la manifestazione di “non una di meno” del giorno prima a Bologna, il volgimento a destra dei governi europei, tra cui anche l’Italia, e infine si è soffermato sulla rinnovata guerra in Palestina, inserendola all’interno di una più generale attivazione delle guerre nel mondo come strumenti di oppressione. A conclusione ha espresso l’ambizione che l’assemblea potesse rappresentare quella che ha nominato come l’anomalia bolognese ( rispetto al panorama nazionale) di essere, ancora, uno spazio politico attivo e foriero di sviluppi.
A seguire c’è stata l’altra relazione introduttiva all’assemblea a cura di Ruba Salih che ha parlato della guerra in Palestina partendo dall’assunto di base che tale guerra non è una guerra tra popoli per il possesso di un territorio, bensì è la lotta del popolo palestinese contro il colonialismo d’insediamento di Israele. Descrivendo le determinanti politiche e storiche della guerra in Palestina ha ulteriormente introdotto il concetto di intersezionalità delle lotte ovvero, in estrema e parziale sintesi, l’interconnessione tra lotte di difese identitarie ( genere, etnie, classe) accanto e oltre la contraddizione classica marxiana capitale-lavoro. Tale concetto di intersezionalità delle lotte, a mio avviso, “spulciando” proprio uno scritto di Mezzadra, può essere considerato un concetto cardine su cui ancorare proprio le immanenti e necessarie convergenze e che spiega lo sforzo di un’assemblea come questa.
Come già riferito, alle due relazioni introduttive, sono seguiti una decina di interventi di vari rappresentanti di collettivi bolognesi che si sono espressi perlopiù su temi identitari propri dei collettivi di appartenenza. In rapido excursus sintetico: Il rappresentante del collettivo Crash ha parlato proprio della convergenze necessarie, quello del Tpo ha sottolineato l’importanza del rapporto tra movimenti e istituzioni attraverso la creazioni di municipi sociali e un rapporto costante con il Comune. Mediterranea sul diritto all’abitare in relazione alle lotte per la casa degli studenti e contro i Cpr . Valerio Monteventi leader fondatore del Vag61 si è soffermato poi sui cambiamenti in atto da anni di Bologna come città a vocazione attuale ultra-turistica, denunciando lo sfruttamento dei lavoratori del turismo e, più in generale, di un accentuato sfruttamento nel tessuto produttivo Bolognese aggravato dalle crisi aziendali in atto. Sono ulteriormente intervenuti i collettivi Bologna for Climate Justice, Sconnessioni precarie, Smascheramenti, Palestra popolare Gino Milli, un rappresentante di un comitato delle case occupate di via Carracci, un delegato di Sicobas, un colletivo Giovani palestinesi, e altri ancora come interventi liberi, come quello del rapprentante BDS (boicottaggio disinvestimento sanzioni) di Bologna.
Alle conclusioni di Sandro Mezzadra che, dichiarando raggiunto l’obbiettivo dell’assemblea, ha promosso e comunicato la costruzione di un ulteriore e futuro momento assembleare, preceduto da laboratori di discussione preparatori, sono seguiti i saluti di Valerio Monteventi che ha dato a tutti appuntamento, sempre al Vag, con il collettivo GKN in prossimità dei licenziamenti annunciati, per giovedi 14 dicembre alle 18.
Se anche questo limitato resoconto dell’assemblea è risultato difficile nella sua estensione proprio per la densità dei concetti esposti e per la numerosità delle esperienze rappresentate che, si voglia o no tenere in conto, sono comunque modalità in cui una parte attiva del sociale fa politica, si figuri la difficoltà per operare convergenze tra e con esse nel senso come esposto sopra. Il pericolo è che le convergenze restino, parafrasando Aldo Moro, parallele, ovvero vittime di quel frazionismo che si connota sempre più, parafrasando Lenin, come malattia senile della sinistra (so che da un punto di vista storico non è proprio così! ). In attesa dei prossimi appuntamenti, incontri, riunioni, a cui i collettivi bolognesi saranno chiamati, nelle prossime settimane, continueremo a seguire queste prove tecniche di convergenze.