L’Italia delle periferie. Il governo in guerra contro gli ultimi

di Isaia Sales /
6 Agosto 2023 /

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Tutto ciò che in questo momento rappresenta simbolicamente la periferia della società sta subendo il più massiccio attacco mai registratosi nella storia politica recente del nostro Paese. Si può parlare a ragione di una specie di “radicalizzazione della cattiveria sociale”, un accanimento che si è addensato nelle ultime settimane con decisioni politiche (ed errori nella gestione di alcune delicatissime partite) che riguardano appunto la condizione di milioni di italiani collocati in periferia per posizione geografica, per condizioni economiche, per precarietà di vita e di lavoro, per delicatezza di età o per luoghi abitati all’interno delle nostre città.

Una vera e propria “guerra alle periferie” fisiche e urbane dell’Italia, ma anche a tutte le persone che avrebbero bisogno di un supporto delle autorità pubbliche, in particolare dello Stato centrale, e che invece si trovano non solo a non essere sostenute ma addirittura additate come scellerate, etichettate come mangiapane a tradimento, bollate come artefici della loro situazione a cui per punizione viene negato il sostegno e, soprattutto, il diritto all’attenzione. È stato quasi introdotto un nuovo reato, come si faceva con i vagabondi delle città dell’Ottocento: il reato di non autosufficienza (o di precarietà) da scontare con la pena del taglio dei sussidi e con l’indifferenza. “Guai ai bisognosi di un aiuto pubblico, di essi non ce ne frega niente” potrebbe essere questa la nuova identità programmatica della destra italiana.

Non so dire se questa coincidenza di decisioni è casuale o voluta, ma sembra un vero e proprio attacco concentrico agli ultimi della società il fatto che in questi giorni si è deciso, da parte della maggioranza di governo, di andare avanti sulla cosiddetta Autonomia differenziata (un provvedimento che nel titolo porta già tutte le intenzioni di differenziare ulteriormente le regioni italiane  tra chi dispone dei servizi elementari- scuola, asili, sanità, trasporti- e chi no); di togliere immediatamente a quasi 200.000 persone un minimo reddito (non di cittadinanza, ma di sopravvivenza); di non introdurre un salario minimo così da impedire che le parole “dignità e lavoro” possano tornare a identificarsi; di cancellare alcune opere dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che erano state immaginate per territori periferici (il caso più clamoroso è quello delle ferrovie, con la fuoriuscita dal finanziamento di numerose tratte nelle regioni del Sud meno dotate di collegamenti su ferro) o la scure sui fondi destinati a risanare alcune delle periferie più disumane delle nostre città, o il taglio dei programmi per tutte le Aree interne (appenniniche e alpine) o l’eliminazione delle risorse per il riutilizzo di beni confiscati nei comuni, in gran parte meridionali, oppressi e devastati dalle mafie.

Viene meno, insomma, l’idea che Renzo Piano aveva sostenuto come missione dell’Italia dei prossimi anni, cioè “ricucire” le fratture del Paese, a partire non solo tra quella esistente tra Nord e Sud, tra aree interne e aree urbane, ma tra centro e periferie delle grandi città. Che belle queste sue parole di qualche anno fa: “La missione dell’architettura in questo secolo è salvare le periferie. Se non ci riusciamo sarà un disastro non solo urbanistico ma sociale”.

Riportare a una dimensione accettabile di vita sociale e civile i quartieri periferici di Scampia e Ponticelli a Napoli, Corviale e Tor Bella Monaca a Roma, o a quelli di Torino, Milano, Palermo, Catania, Bari, Reggio Calabria, sarebbe una straordinaria e affascinante sfida per l’Italia dei prossimi anni. Se ci fosse un programma serio di ricucitura nazionale, sociale e urbana, otterremmo sicuramente un recupero eccezionale di Pil, un rasserenamento nelle famiglie e una probabile riduzione dei reati di strada. La ricucitura urbana presuppone, infatti, un’analoga ricucitura sociale, a cui il reddito di cittadinanza stava offrendo un notevole contributo.

Ma per ricucire ci vuole ago, filo, solidarietà, tenacia, pazienza. Quello che si sta verificando nella politica italiana di questi giorni è la dimostrazione che alla destra mancano le virtù dei sarti, mentre emerge sempre più una predisposizione agli strappi e agli sfasci.

Questo articolo è stato pubblicato su Repubblica il 2 agosto 2023. Immagine di copertina Federica Zappalà/Wikimedia Commons

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