Il 30 giugno 2023 è stato organizzato il convegno “Emilia-Romagna dopo l’alluvione Riflessioni su clima e territorio” dal gruppo Europa Verde della regione Emilia-Romagna.
Ha introdotto e coordinato i lavori del mattino e del pomeriggio Silvia Zamboni, Presidente Gruppo Europa Verde, nonché vicepresidente dell’assemblea regionale.
Nella prima parte del convegno si sono approfonditi i temi climatici che hanno provocato la disastrosa situazione dei territori regionali; un nutrito numero di esperti ha definito l’attuale, complicata e complessa situazione. È soprattutto passata l’idea che oggi e per la ricostruzione bisogna studiare e in molti settori.
Gli interventi più politici, della stessa Silvia Zamboni e di Irene Priolo, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, nonché assessora a Transizione Ecologica e contrasto al cambiamento climatico-Ambiente-Difesa del suolo e della costa-Protezione civile, si sono a lungo soffermati su temi più tecnici. Infatti, anche Priolo, ricordando i bisogni urgenti dei territori romagnoli, non ha voluto polemizzare per i ritardi nella nomina del commissario Figliuolo, ha solo auspicato un veloce decreto contenente i precisi compiti delle varie istituzioni: non c’è tempo da perdere, occorre procedere velocemente agli interventi. Maggior tempo l’ha dedicato a riassumere le tipologie e i volumi dei danni, proponendo una visione più ampia del passato, perché gli eventi abbattutisi in Romagna hanno bisogno di analisi e soluzioni diverse. Zamboni all’apertura dei lavori ha spiegato di non accettare comunicazioni false, solo attacchi verso i verdi e gli ambientalisti; sono inaccettabili. Quindi il convegno ha lo scopo di studiare e conoscere la situazione attuale e per questo sono stati invitati esperti di vari settori. Così nella prima sessione si sono così succeduti: Carlo Cacciamani, dirigente ItaliaMeteo – “Cambiamenti climatici e misure di adattamento”; Erasmo D’Angelis, Fondazione EWA ed ex responsabile di Italia Sicura – “Dissesto idrogeologico”; Michele Munafò di ISPRA e Sauro Turroni Urbanista – “Consumo di suolo e pianificazione territoriale”; Paolo Pupillo, professore emerito Unibo e federazione ER Pro Natura e Fausto Bonafede Biologo naturalista – “La funzione della vegetazione sponsale dei fiumi”; Armando Brath, Bruna Grumero, Università Bologna e Andrea Colombo. Autorità di Bacino del Po’ – “Sicurezza idraulica e rinaturazione dei fiumi” conclusioni affidate all’On. Le Angelo Bonelli. Questo panel ha assicurato l’analisi delle tante concause dell’alluvione di metà maggio.
Alcune evidenze emerse: ormai dobbiamo fare i conti con eventi climatici estremi, sempre più rapidi e ricorrenti; si determina così un quadro del tutto nuovo, non conosciuto e che per questo occorre studiare e fare interventi temporali oculati e precisi. I modelli di cui ci si è avvalsi finora, alla base dei piani d’intervento devono essere riscritti. La ricostruzione, soprattutto su un territorio esageratamente antropizzato e “geneticamente” fragile come l’italiano ed emiliano-romagnolo, non può essere proposto come prima. Pur se gli interventi di Protezione Civile hanno limitato il numero dei morti, con l’immediata allerta rossa, non si può accettare alcun decesso; quindi, il problema nella sua complessità dev’essere affrontato con una prevenzione che comporta un intervento multifattoriale e completamente nuovo.
Per Priolo, per esempio, l’odierno codice di Protezione Civile, cita solo il rischio residuo, non è più sufficiente, perché occorre agire più in profondità con uno sguardo temporale e con risorse molto più ampi. L’alluvione è stata causata anche dai cambiamenti climatici, periodi di siccità prolungati seguiti da piogge torrenziali poco conosciute da noi, fra le cause l’innalzamento della temperatura acqua dei mari, CO2, inquinamenti urbanistici ed industriali, consumo di suolo con perdita di vaste aree agricole, disboscamento forsennato degli alvei dei fiumi che per lo più hanno perso i loro andamenti sinuosi… Quindi c’è bisogno di immediate nuove politiche, oltre che di interventi manutentivi: diminuire fonti fossili e fermare il consumo di suolo, diminuire altre fonti inquinanti per esempio sui suoli agricoli (con gli interventi pomeridiani di Antonio Lo Fiego presidente AIAB ER e di Lucio Cavazzoni del Biodistretto Appenino Bolognese e rete Humus si sono percepiti meglio i danni alle colture biologiche – si deve recuperare la salubrità dei terreni alluvionati da acque spesso inquinate), recuperi abitativi per una maggior cura del territorio collinare e di montagna, rinaturalizzazione dei nostri fiumi…
I lavori pomeridiani hanno dato “Voci dal territorio”. La sessione, conclusa da Paolo Galletti co-portavoce Verdi Europa Verde E-R, che ci ha ricordato l’importanza di essere uniti nell’affrontare queste difficili sfide, si è suddivisa in due momenti: “Le testimonianze dai luoghi alluvionati” con: Luciano Lama del comitato CASTA di Conselice, arch. Paolo Rava di Faenza, presidente nazionale ANAB; Giacomo Zattini portavoce nazionale Friday For Future di Meldola; Paola Fagioli, direttrice Legambiente E-R. “Quale futuro per le campagne allagate” con Antonio Lo Fiego, e Lucio Cavazzoni.
Il convegno, come ha ricordato la coordinatrice Silvia Zamboni, sarà visibile fra qualche giorno sia sul proprio sito personale, sia su quello dei Verdi-Europa verde.
Questa breve sintesi dell’interessante giornata, svolta nella sala Fanti della regione E-R, mi dà l’occasione di aprire su queste pagine uno dei temi che affronteremo alla prossima Manifesta. Il 7 luglio alle ore 18,00 presso il centro Costa di Via Azzo Gardino, avrò l’onore di coordinare assieme al presidente de Il manifesto in rete Mauro Chiodarelli il primo incontro di quest’anno: “Con l’acqua alla gola. L’alluvione in Emilia-Romagna-Paradigma non più proponibile di consumo di suolo e di risorse naturali”. È l’occasione per continuare a studiare il tema e a diffondere conoscenze ai cittadini spesso fermi alle informazioni, anche sbagliate, dei nostri pilotati mass-media.
Il nostro incontro darà voce ad associazioni e gruppi che da anni si occupano e preoccupano delle questioni ambientali sul nostro territorio.
Per concludere, auspicando appunto l’indispensabile continuità di informazione e approfondimento sul tema per non avere l’acqua oltre la gola nell’immediato futuro, propongo la lettura di una delle voci civiche intervenute nel pomeriggio: Luciano Lama comitato CASTA di Conselice. Ci ha gentilmente offerto il suo racconto dell’alluvione di Conselice. Invito a leggerlo, (link in calce all’articolo) perché ci permette di sapere che cosa non è andato bene e bisogna migliorare in quel luogo. Un’importante nota: ogni territorio interessato ha un suo racconto, una sua storia, quindi occorre avere un’attenzione specifica anche nella ricostruzione “riflessiva” di analisi e studi specifici e nuovi. Dobbiamo sapere che l’alluvione è nata in collina e si è propagata su territori che fino al 1920 erano paludosi e certamente non antropizzati come oggi. I terreni agricoli storicamente da noi si sono sviluppati con la mezzadria e con la piccola e media agricoltura, quella che finora ha permesso l’ampliamento del Km zero e del biologico; pochi i latifondi; oggi con questo disastro si rischia l’abbandono dei piccoli appezzamenti e il ritorno, per rese industriali in genere anche più inquinanti, dei latifondisti, diventati grandi gruppi industriali agricoli….
Ecco i tanti risvolti da evitare attraverso le politiche di ricostruzione, senza dimenticare conoscenze più umanistiche, di tipo psico-sociale sul tessuto sociale delle comunità. Occorrono risorse ed interventi rapidi e seri. Il Governo finora non li ha messi in campo, limitando alla propaganda gli aiuti. Come sempre la popolazione nostra si è rimboccata finora le maniche da sola. Purtroppo, i grandi interventi sulle opere pubbliche richiedono alte risorse, magari da far defluire da quelle destinate al ponte sullo stretto. Intanto a Reggio Calabria ieri c’è stata una manifestazione di protesta alla quale ha partecipato l’On.le Bonelli che infatti ha dovuto anticipare il suo intervento conclusivo della mattina per raggiungere i manifestanti. Ci ha ricordato le difficoltà che incontra, e che non vengono percepite dall’opinione pubblica, in Commissione ambiente alla Camera, che fa passare nel silenzio assoluto la possibilità di costruire più rigassificatori senza dare dati sui reali bisogni energetici italiani. Una storia che si ripete e che leggendo un articolo del Fatto Quotidiano di qualche giorno fa sulle acquisizioni (in aziende che producono combustibili fossili), vendite (quote di Plenitude) e gli investimenti dell’ENI, appare bene. Sostenibilità per questo Governo vuol dire lasciare il piano energetico in mano a questi enti, evitando così la discussione in Parlamento, e continuando l’opera di propaganda quando ci sono disastri ecologici.
Concludendo, introduco lo scritto di Luciano Lama ricordando il contesto geografico ed orografico del territorio di Conselice. Dalla cartina fisica o oggi da foto prese da un drone chiunque può osservare il paesaggio fisico in cui si sviluppa della cittadina. Ha due fiumi, uno ad est, il Santerno, ed uno a ovest, il Sillaro. Due fiumi, meglio definirli torrenti, che a monte, dove si sono avute centinaia di frane, si sono ingrossati e hanno invaso la pianura.
Ecco le coordinate ricordate da Lama con l’invio dell’articolo: “Il territorio di Conselice, partendo da sud da dove riceve le acque, andando verso nord dove scola le acque, ha a Est il Santerno e a Ovest il Sillaro. Restringendo il campo, il centro abitato ha a Est la massicciata rialzata della ferrovia Lavezzola-Faenza e a Ovest le sponde rialzate del grosso collettore di scolo lo Zaniolo, proveniente dall’imolese. Tutti e quattro i manufatti, ovvero Sillaro, Zaniolo, ferrovia e Santerno decorrono pressoché paralleli nel territorio di Conselice. Il Destra Reno è a nord perpendicolare allo Zaniolo da cui riceve le acque alla Botte Selice. Tre km a valle l’idrovora della Sabadina innalza tutte le acque di scolo che ivi confluiscono nel Destra Reno.”.
Buona lettura.