I detenuti nelle carceri italiane sono 56.674 (dato aggiornato al 30 aprile), a fronte di una capienza ufficiale di 51.249 posti: dunque, 5.425 detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare. Questi i numeri che l’associazione Antigone illustra nel suo nuovo rapporto sulle condizioni di detenzione, presentato ieri, nel quale parla di «oltre 9mila persone in più rispetto alla capienza effettiva», poiché, ricorda, «ai posti regolamentari vanno però sottratti i posti non disponibili, che a maggio 2023 erano 3.646». Considerando i posti conteggiati e non disponibili, si legge ancora nel dossier, «l’affollamento reale è del 119%», a fronte di un tasso di affollamento ufficiale medio del 110,6%.
Le regioni dove si registrano le situazioni definite «piu’ preoccupanti» sono Lombardia (151,8%), Puglia (145,7%) e Friuli Venezia Giulia (135,9%). A livello di istituti, i valori effettivi più alti si registrano a Tolmezzo (190,0%), a Milano San Vittore (185,4%), a Varese (179,2%) e a Bergamo (178,8%). Rispetto al resto d’Europa, solo Cipro e Romania hanno tassi di sovraffollamento maggiori di quello italiano, osserva Antigone, rilevando che «invece ci collochiamo al trentaseiesimo posto per tassi di detenzione, ossia numero di detenuti rispetto a cittadini liberi. Incarceriamo meno di Francia e Spagna, più di Germania e Paesi nordici». I detenuti, prosegue l’associazione, «crescono circa 5 volte di più rispetto alla crescita dei posti: dal 30 aprile 2022 la capienza ufficiale è cresciuta dello 0,8%, mentre le presenze sono cresciute del 3,8%. È aumentato soprattutto il numero delle donne, cresciuto del 9%, mentre l’aumento degli stranieri, del 3,6%, è piu’ o meno in linea con quello della popolazione detenuta complessiva». Inoltre, è sempre più alta l’età media della popolazione detenuta: gli over 50 erano, alla fine del 2022, il 29% (17% a fine 2011). Nello stesso intervallo di tempo sono poi raddoppiati gli over 70, passando da 571 (1%) a 1.117 (2%), mentre per gli under 25 la percentuale passa dal 10 al 6%.
Sono stati 23 i suicidi in carcere in questi primi mesi del 2023. Sono state 85 le persone che si sono tolte la vita all’interno di un istituto penitenziario nel corso del 2022 – su 214 morti totali – ovvero più di una ogni quattro giorni. Cinque i suicidi avvenuti nel solo carcere di Foggia. Negli istituti penitenziari i suicidi sono stati 23 volte superiori rispetto ai suicidi in libertà. Delle 85 persone suicidatesi, 5 erano donne. Le persone straniere erano 36, delle quali 20 senza fissa dimora. L’età media era di 40 anni. La persona più giovane era un ragazzo di 20 anni, la più anziana un signore di 71. La maggior parte di queste persone (50, ossia quasi il 60%) si sono tolte la vita nei primi sei mesi di detenzione. Addirittura, 21 nei primi tre, 16 nei primi dieci giorni e 10 addirittura entro le prime 24 ore dall’arrivo in carcere. Delle 85 persone morte per suicidio nel 2022, 28 avevano precedentemente messo in atto almeno un tentativo di suicidio (in 7 casi addirittura più di un tentativo). In 68 (pari all’80%) erano coinvolte in altri eventi critici. 24 di loro erano state sottoposte alla misura della ”grande sorveglianza” e di queste 19 lo erano anche al momento del suicidio.
Sono circa 4.000 i figli di donne detenute nelle carceri italiane. Di questi, 22 alla fine di aprile vivevano in carcere con la propria madre. Erano 2.480 alla fine del mese di aprile le donne detenute nelle carceri italiane, pari al 4,4% della popolazione carceraria complessiva. Una percentuale sostanzialmente stabile nel tempo, che non raggiunge i cinque punti dagli inizi degli anni ’90 del secolo scorso. Sono ospitate in parte nelle quattro carceri femminili presenti in Italia, che si trovano a Roma (dove il carcere femminile di Rebibbia, con le sue 337 detenute per 275 posti letto ufficiali, si impone come il più grande d’Europa), a Venezia, a Pozzuoli e a Trani. Gli Istituti a custodia attenuata per madri di Lauro, Milano e Torino ospitano 15 donne complessivamente. Le restanti 1.853, pari ai tre quarti del totale, vivono nelle 45 sezioni femminili attive in questo momento all’interno di carceri a prevalenza maschile. Le detenute straniere sono nettamente calate negli ultimi quindici anni. Se oggi costituiscono il 30,2% del totale delle donne detenute, nel 2013 coprivano circa dieci punti percentuali in più. Le nazionalità più rappresentate sono la rumena e la nigeriana.
Nel 2022 sono state presentate 1.180 domande di riparazione per ingiusta detenzione, di cui 556 sono state accolte. La ‘parte da leone’ la fa Reggio Calabria: 103 domande accolte pari a oltre 10 milioni di euro, del totale che lo Stato nel 2022 ha pagato, ossia 27.378.085 euro. Nel 2022, si legge ancora nel dossier, sono arrivate agli uffici di sorveglianza italiani 7.643 richieste di risarcimento – in base all’articolo 35-ter dell’ordinamento penitenziario – per aver subito un trattamento inumano o degradante durante la detenzione, tendenzialmente per assenza di spazio vitale. Le richieste che sono state decise nel corso dello stesso anno sono state 7.859: di queste, 4.514 (pari al 57,4%) sono state accolte. Gli accoglimenti erano stati 3.115 nel 2018, 4.347 nel 2019, 3.382 nel 2020 e 4.212 nel 2021. Sorprende, secondo Antigone, la disomogeneità del tasso di accoglimento tra i diversi uffici: se la media nazionale nel 2022 era superiore al 50%, guardando al dato per ufficio si va da situazioni come Bologna (27,2%), Catanzaro (27,3%) o Roma (26,2%) ad altre come Brescia (82,3%), Potenza (80,6%) o Trento (83,6%). L’articolo 35-ter prevede, in particolare, una riduzione della pena di un giorno per ogni dieci giorni passati in condizioni inumani e degradanti o, per chi ha già ultimato di scontare la propria pena, il riconoscimento di 8 euro per ogni giorno passato in tali condizioni.
Questo articolo è stato pubblicato su Left il 31 maggio 2023