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“Cresciuti a pane e teatro”

La recensione di Silvia Napoli al libro “Cresciuti a pane e teatro. Bologna in scena dal 1968 ai giorni nostri” di Claudio Cumani (Pendragon, 2021). Il volume sarรฒ presentato oggi, 20 aprile, alle ore 17 a Palazzo Marescotti (Dams – Aula Colonne, via Barberia 4 – Bologna). Oltre a l’autore e a Napoli, parteciperanno all’incontro Stefano Casi e Laura Mariani. (LINK ALLA PAGINA DELL’EVENTO)

Mi sembra sorta di comprensibile contrappasso, lโ€™inevitabile reazione-tentazione, innanzi ad un libro in qualche modo enciclopedico per la dovizia di dati e informazioni come questo, di andare a intervistare il suo autore, ottimo e puntuale giornalista, cronista, osservatore testimone e, tra le righe, scusate se รจ poco, non soltanto questo.

Stiamo parlando di Claudio Cumani, da decenni attentissima e curiosissima penna culturale del Resto del Carlino , che naturalmente con la sua competenza sul campo, ingenera appunto come nei casi migliori accade, una sorta di effetto moltiplicatore di curiositร , aspettative e coinvolgimenti in chi legge.

Questo รจ un libro pregnante sin dal titolo, che suona piรน che constatazione, dichiarazione di intenti, sottintendendo infatti che di questa dieta, ora piรน sostanziosa, ora piรน dimagrante, di sicuro anti-ossidante, se, come si dice in premessa, ci si sente un poโ€™ infantili a continuare unโ€™intima, interiore coniugazione di fatto culturale e spirito ribelle, o a continuare a guardare il mondo attraverso gli occhi delle ragazze, non se ne puรฒ fare a meno e non se ne ha mai abbastanza.

Eppure, in linea con lโ€™attitudine personale discreta, gentile, mai enfatica e sopra le righe di chi lo firma, il libro, senza essere โ€œurlatoโ€ o polemico, ci chiama in causa sotto diversi aspetti, dico proprio a noi, che abbiamo tanto voluto il pane e le rose e abbiamo voluto identificare queste rose, specialmente con le arti performative, non senza un perchรฉ, ben individuato dallโ€™autore, che chiama in causa la permanenza del corpo al centro e di una interessante operazione di transfert tra realtร  e finzione, tra pubblico e soggetti performanti, quali che siano, in perenne mutazione, come la critica insegna.

Cosi, un volumetto ambizioso, soprattutto in quanto sfida quasi autobiografica personale, ripercorrendo 50 anni di Teatro che sono a tutti gli effetti un percorso di vita, grazie ad una amorevole solerzia inventariatrice, ci restituisce in realtร  uno sguardo antropologico sullo stato della cultura italiana, sullo stato di quella famosa bolognesitร  di cui non sapremmo oggi piรน definire i tratti distintivi e su cui sorprendentemente il nostro non stende velami dโ€™indulgenza, pur evitando con cura polemichette e chiacchiere da retrobottega.

Madamina, il catalogo รจ questo ed รจ effettivamente un catalogo ricco perchรฉ a Bologna il teatro si fa e si vede volentieri, ed รจ una sorta di grande festa mobile lโ€™incontro a teatro, come la girandola di nomi, autori, artisti, teorici, registi, attori che il libro sciorina con puntiglio cogliendo tutti gli intrecci, gli apparentamenti, i prima e i dopo, le rinominazioni, i giri di valzer tra invenzione, trasgressione, cooptazione, istituzionalizzazione eppoi di nuovo, decadenza o messa in discussione, per poi tornare ad un nuovo ordine tutto da sperimentare.

La cittร  รจ forse piรน borghese e molto meno accogliente di quanto non voglia far credere, suggerisce con garbo Cumani, ma resistono diverse peculiaritร  a renderla quellโ€™unicum mix tra alteritร  e ufficialitร , che la contraddistingue da sempre: una strutturale permanenza di tessuto connettivo a forte valenza democratica e territoriale dovuta alla tradizione del partito, la spinta propulsiva data dal Dams e la resilienza comunitaria suscitata dalle grandi prove di sofferenza democratica affrontate in fasi diverse tra stragismo e terrorismo.

Potremmo aggiungere a questo lโ€™elemento che caratterizza in veritร  problematicamente e in maniera molto meno idillica di quanto si creda, tutte le aree urbane di un certo rilievo, ovvero il ricambio di circa il 25 per cento della propria popolazione ogni 4 anni circa, stando ai dati comunali.

Un ricambio che se certo rivela una certa attrattivitร , si badi bene, soprattutto interna, nostrana, tuttavia comporta insieme a innovazioni e vantaggi, indubbie difficoltร  e stress test, rispetto per esempio ai modelli di accoglienza, di approccio culturale, di welfare locale diffuso.

Insomma, come dire che, se Bologna fosse davvero una vecchia signora dai fianchi un poโ€™ molli, dovrebbe comunque mettersi come minimo sul tapis roulant e diventare invece una lonza leggera e presta molto.

Ecco il libro di Cumani, sottolinea benissimo, a mio avviso, un dinamismo dellโ€™ambito teatrale che sovente, sia appassionati che addetti ai lavori, fanno fatica a cogliere, semplicemente perchรฉ ormai circoscritti tutti piรน o meno consapevolmente, in certe orbite generazionali, ideologiche, concettuali, di posizionamento.

Cresciuti a pane e teatro, ha il pregio, davvero oggi inusuale, di metterci di fronte alla sfaccettatura poliedrica dei fenomeni artistici, al loro essere per natura storicamente, socialmente contestualizzabili e tuttavia irriducibili ad una vocazione identitaria univoca.

Questo significa rifuggire dalle semplificazioni oggi cosรฌ in voga da destra a manca, nel nome della facilitazione. Quando di facile non cโ€™รจ mai stato niente in assoluto a memoria umana. Significa accettare le differenze, le diversitร , le divergenze, lo stare ai bordi, attenzione, non necessariamente margini, cosรฌ come lo stare al centro, al core del sistema. Per scelta, per kairos, per volontร  collettiva.

La freschezza di questo libro รจ quella di considerate tutti quelli che cโ€™erano e il tutto, come insieme, che sia rete, servizio, sistema, non giร  per descriverci una sorta diโ€ tutti sullo stesso pianoโ€ che ci ricorda la famosa notte in cui tutte le vacche sono nere, ma per dar conto di una ricchezza e di contiguitร  e concomitanze spesso insospettabili tra ambiti diversi, che ci dovrebbe far riflettere a noi che magari non abbiamo saputo vederla o decifrarla o magari ci siamo limitati a guardarla con sufficienza, a stigmatizzarla persino.

Ebbene sรฌ, ci sono molti modi di chiamare e rinominare questa forma espressiva e narrativa, appannaggio sia dei singoli che delle collettivitร , ma รจ evidente nella sua stessa natura di agorร , il seme fecondo della differenza di per se stessa valore democratico al di lร  di qualsiasi corrente di pensiero, voga del momento, opportunismo ideologico o commerciale.

Tutto questo, il libro ce lo esemplifica bene: limpido nelle passioni e nelle intenzioni, non ci abbindola con la pretesa di una neutralitร  inesistente, ma coglie tanto non solo dello specchio dei tempi, non solo nella identitร  profonda di una cittร  che รจ un poโ€™ ribelle e un poโ€™ fighetta sempre, non solo della natura utopistica e al tempo stesso democratica della pratica teatrale, ma soprattutto della mission culturale di un certo tipo di giornalismo cronachistico, che sta sul pezzo ed รจ in prospettiva un piccolo diario di civiltร .

Si perchรฉ Cumani, ottimo divulgatore, ricercatore, antropologo, sceneggiatore, mostra bene cosa significhi al di lร  degli esoterismi di settore, delle divisioni parrocchiali, delle fazioni legate alle correnti critiche campaniliste, alle sotterranee persistenti suddivisioni snobistiche tra alto e basso, cosa significhi mettere il proprio ego tra parentesi e porsi al servizio dellโ€™informazione, della veicolazione di contenuti, esercitando diritto di scelta e selezione, ma senza lasciarsi andare ad una attitudine fastidiosamente giudicante. Perchรฉ non รจ questa la sede, non รจ questo il ruolo.

Buon gusto e democrazia, per una volta a braccetto, in poche parole, senza fare camouflage sulla propria postura, si vedano a questo proposito le pagine per esempio sullโ€™essere, lo stare al Link glorioso di via Fioravanti. Lโ€™autore รจ sempre presente e dichiarato, pur nella sua genuina curiositร  e nel suo essere open-minded e da questo punto di vista, รจ appunto prezioso anche per una implicita mappatura di luoghi e spazi urbani, visti per una volta fuori dalla retorica di appartenenza, ma bensรฌ, entro la logica dellโ€™appassionato frequentatore.

Ma, a questo punto, dopo tanti spunti, tante sollecitazioni, tante notizie e spigolature, arriva come dichiarato inizialmente, lโ€™effetto boomerang, ovvero le contro-domande da rivolgere allโ€™autore.

Per esempio: questa tua Bologna gloriosa, รจ una cittร  che sa imparare dai suoi errori, dalle sue eventuali miopie o per converso, ingenuitร  modaiole, o comunque possiede uno zoccolo duro di patrimonio cognitivo e professionale anche allโ€™interno della macchina pubblica c in grado di preservarla da scivoloni e cadute di stile clamorose? Quanto approccio di welfare alla cultura e viceversa sono modalitร  che Bologna sa ritagliarsi addosso su misura da sempre senza bisogno di scomodare il design dei servizi?

Il Teatro รจ un paradigma per cambiare il mondo, ma se non dovesse riuscirci, lo avrร  reso almeno un posto migliore, o almeno piรน sopportabile? Quanto questo libro ha anche una sua vena malinconica, nellโ€™essere un come eravamo, che coincide un poโ€™ con la tua vita? Che cosa questa storia teatrale ti ha insegnato sui rapporti tra istanze di base e istituzioni? Tra le tante forme del fare teatro che compaiono nel libro, es di narrazione, dโ€™autore, di gruppo, di provocazione, quale al momento ti parrebbe piรน confacente per affrontare i problemi del momento? Scriverai una parte due sui premi e le rassegne festivaliere, che sarebbero capitoli importanti per capire le nuove forme di ricerca e cooptazione tra le generazioni?

Queste e molte altre sono le interrogazioni che questo libro di sapienza archivistica, di rigorosa ricerca delle fonti, ma anche di struggente memoria personale sa suscitare e badate bene che tenere insieme questi due aspetti, รจ solitamente molto difficile.

Questo accade perchรฉ Cumani, pur nella sacrale fascinazione che nutre per le forme, gli spazi e i tempi del teatro, tuttavia, non si vive nel mistero di una pratica esoterica, ma nella contingente realtร , di una storia lunga, di piรน di mezzo secolo, tangibile, divertita e affettuosa che vede al centro i corpi, lโ€™erotismo implicito dello sguardo e il sex appeal irripetibile della voglia di capire e cambiare le cose intorno.

Il 20 aprile se ne discute nella sede dipartimentale di via Barberia 4 del Dams, moderatrice Cristina Valenti, con Stefano Casi, Laura Mariani, nomi che non hanno certo bisogno di presentazioni e la sottoscritta, dalle 17.

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