Dopo vent’anni il libro di bell hooks Tutto sull’amore esce di nuovo in Italia, questa volta per Il Saggiatore, tradotto da Maria Nadotti. Il titolo è impegnativo e coraggioso, considerando che l’autrice inizia la sua cavalcata nelle terre di amore proprio dicendo che nessuno più se ne occupa, se non la cultura pop, in particolare la canzone. Gli altri – soprattutto i giovani, qualunque mestiere facciano – hanno maturato un crescente cinismo nei confronti della materia e della pratica di amare.
È questa la prima delle ragioni per cui bell hooks ha deciso di rompere il silenzio, per riportare al centro del discorso uno degli unici argomenti che ha senso di essere dibattuto, se è vero quanto è vero (sono le indimostrabili ragioni del cuore che la ragione non conosce) che, per quanto non se ne parli seriamente, l’amore continua a essere al centro delle nostre vite. Dunque, fare finta di non vederlo è assurdo.
La seconda ragione per cui l’autrice si spinge a trattare l’amore si può sfilare dalle poche pagine finali che accompagnano il testo, a cura della traduttrice: “questo mio piccolo trattato sull’amore intende rompere ogni schema e opporsi all’insidioso ‘specialismo’ che vorrebbe noi neri competenti solo nelle materie che ‘ci riguardano’ da vicino e che, guarda caso, da molti secoli non siamo noi a definire”, l’ha confessato a Nadotti bell hooks stessa, durante la stesura del saggio. Ed ecco il primo effetto concreto e misurabile di amore, che è già visibile in questo scambio: una rottura del margine, della barriera, della divisione, un riportare tutto insieme, indiviso – come può e come deve stare.
La terza ragione è che a parlare di amore, a detta di bell hooks, sono stati in gran parte filosofi uomini, ma se gli interpreti uomini storicamente si sono concentrati sull’esperienza del ricevere amore, lei crede che le donne possano dare con più facilità la testimonianza di che significa invece offrire la cura.
È come se l’intero edificio del libro e il discorso che bell hooks conduce tra l’inizio e la fine di queste 207 pagine si appoggiasse su una sola pietra. E la pietra è una definizione piuttosto insolita di amore che viene da un manuale di auto-aiuto dello psichiatra americano M. Scott Peck, Voglia di bene, uscito nel 1978: l’amore qui è «la volontà di estendere il proprio sé al fine di favorire la crescita spirituale propria oppure di un’altra persona». Si è detto che la definizione è piuttosto insolita, e lo è intanto perché non contempla in nessun modo la sfera carnale e passionale, ma poi perché sembra essere in contrasto con l’idea preconcetta che l’amore sia una spinta altruistica e basta. Come se altruismo ed egoismo non fossero due lati della stessa medaglia.
La definizione di Peck è interessante proprio per il fatto che è dialettica: l’amore di cui parla fa venire meno la distinzione tra ciò che amando facciamo per noi e ciò che amando facciamo per gli altri. L’amore è innanzitutto qualcosa che produce un risultato dentro di sé, che apre. Ma una simile «estensione del sé» ha un fine particolare, che distingue l’atto di amare da moltissimi altri la cui definizione potrebbe iniziare nello stesso modo: nell’amore l’allargamento del sé ha un fine nuovo e buono, che è la crescita spirituale, propria o altrui.
Si cresce spiritualmente quando si è in grado di pensare agli altri e al mondo come un organismo unico di cui facciamo parte tutti insieme. Nelle parole dello psichiatra “io” e “noi” si rincorrono e si mescolano, la spiritualità è l’elemento che a un tempo sigilla e spalanca la definizione.
Queste due frasi estratte da Peck si incontrano all’inizio, ma torneranno più e più volte nel libro, spesso in forma di citazione, andando a costruire una specie di lieve reticolo, un pattern diffuso che dà compattezza al saggio. Non solo. È una forma di amore, questa, che non include solamente l’amore coniugale o l’amore erotico, ma anche quello fraterno, l’amore amicale, l’amore verso gli sconosciuti o i conoscenti, qualsiasi disposizione a dare che produca in noi un contraccolpo positivo, un ampliamento. Allo stesso tempo, mentre esclude qualsiasi forma di dominio o di violenza, un simile amore abbraccia invece la sofferenza e la fatica – ed è un punto che bell hooks non si esime dal trattare.
Se la definizione di amore di Peck è la prima pietra di costruzione di Tutto sull’amore, un altro presupposto fondamentale del libro è che la società di oggi non fa niente per incoraggiare un’etica dell’amore. Il motivo per cui se ne parla così poco è che l’amore è sempre una «forza trasformativa» che destabilizza la società e le sue regole.
Questo articolo è stato pubblicato su Doppiozero il 28 dicembre 2022