Rovistando, leggendo, carte libere, libri, opuscoli, nell’armadietto della nostra Sezione, al 1° piano dell’ex scuola elementare De Vigri, da 42 anni Centro Sociale, in Via Emilia Ponente alla ricerca di notizie e foto di partigiani di Santa Viola, abbiamo trovato la fotocopia di un ritaglio di un quotidiano del ’73.
Cosi inaspettato è apparso l’articolo del noto giornalista Sergio Soglia, nelle pagine della cronaca di Bologna Emilia-Romagna de “l’Unità” del 23 Novembre 1973, che descrive il ritorno in Italia dopo 29 anni, del Luogotenente Clifford KARRELS, aviatore USA, per ritrovare compagni partigiani, case, luoghi della sua avventurosa permanenza nel bolognese, dato che il 5 novembre 1944, il suo caccia-bombardiere monoposto P-47 Republic Thunderbolt, detto “Jug”, colpito da un proiettile dalla contraerea tedesca, forò il sistema dell’olio del motore, così Gianni si salvò buttandosi dall’apparecchio e il paracadute lo portò nelle campagne di Anzola.
Notizie sensazionali per noi, che stiamo raccogliendo in un ALBUM, da pubblicare, con foto e documenti di quasi 110 persone, tra staffette e partigiani che nacquero, abitarono, operarono, combatterono, e caddero sotto il fuoco nazi-fascista a Santa Viola di Bologna, e in questo caso Gianni, venne “rifugiato-ospitato” nelle abitazioni, trasformate in tante “basi” partigiane in Santa Viola.
L’esistenza di tante “basi” partigiane in Santa Viola non solo è comprovata dalle dichiarazioni di KARRELS, intervistato da Soglia, che ricorda con gratitudine donna Virginia, madre del partigiano Nino Samoggia, che lo accolse in casa sua per mesi in Via Decumana, ma anche, con dovizia di particolari, non troppi per la comprovata segretezza della lotta clandestina, dal partigiano Orlando Pezzoli, che poi diverrà nel dopoguerra, dirigente dei Pionieri, Insegnate, poi Aggiunto al Sindaco del Quartiere Santa Viola, che conobbe Gianni, l’americano, che lo descrive inquadrato nei GAP 1° Gruppo del 3° Distaccamento dell’Ospedale Maggiore comandato da Sugano Melchiorri.
Pezzoli ne da notizia nel suo libro “non siamo carne da cannone” nel capitolo “una base partigiana a santa viola” nelle ultime righe a pagina 46, libro edito da Steb Aprile 1975.
Fu proprio il 21 aprile 1945, che Gianni, arrivato armato con i partigiani del loro Distaccamento della Settima GAP in Piazza dei Tribunali, li salutò abbracciandoli, presentandosi immediatamente al Comando della 34a Divisione di fanteria USA che era arrivata in Piazza Maggiore a Bologna, dove si incontrarono e fraternizzarono: polacchi, italiani, inglesi e americani.
Addirittura il Comando GAP, Gruppi d’Azione Patriottica, subito dopo averlo protetto da possibili arresti dai nazi-fascisti, nei primi mesi del 1945, gli aveva fornito una carta d’identità falsa, con questi dati: – Gianni Samoggia, fu Giuseppe e di Virginia Benfenati, nato il 24 Maggio 1918 a Castiglione dei Pepoli, meccanico, con domicilio a Bologna, in Via Decumana 24 -.
Chissà dove è andata a finire quella carta d’identità, documento che riportava l’emblema del Comune di Bologna e la foto di KARRELS, la cercheremo domandando alla famiglia Samoggia, ed anche all’Ambasciata USA a Roma, chissà per un caso fortuito la ritroveremo, scrivendo anche ai figli di Clifford di Litle Chute nel Wisconsin, negli Stati Uniti d’America.
Scaviamo ancora, tra i documenti e scambiandoci notizie orali, dopo 77 anni dalla Liberazione di Bologna e dall’Italia, ancora ci sono avvenimenti da scoprire e rivelare, la Storia della RESISTENZA è una Storia che si rinnova sempre, anche allacciando un ponte ideale tra Litle Chute e Bologna.