Volevo iniziare questo mio ricordo di Otello tentando di definirne la figura, la storia e la vita. Ho cercato allora, fra le tante definizioni che oggi ho trovato sui giornali o sui tanti scambi di messaggi che ne hanno seguito la scomparsa, quella che meglio gli si addicesse da poter utilizzare.
Di gran lunga prevalenti sono le definizioni che riguardano il suo impegno civico, “Eroe cittadino”, “Indomito combattente civico”, Militante civico”, “Modello esemplare di cittadino”, “Combattente dei diritti civili e sociali e del volontariato”, e con particolare riferimento alla sua attività in Piazza Verdi, “Figura importantissima per rendere più civile questa zona così difficile da vivere”, “Guardiano civico della notte e dei giovani”.
Poi viene il suo impegno politico, “Una persona che interpretava quotidianamente il concetto di socialismo nel senso più alto del termine”, “Straordinario combattente per gli ideali della democrazia e dell’antifascismo”, “Burbero ma attento ai bisognosi”.
Solo in secondo piano il suo carattere mite ma non arrendevole, “Isola assoluta di bontà e altruismo”, “Persona generosa colta e sensibile”, “Capace di muoverci e commuoverci”, la sua cultura in particolare nella letteratura, “Uomo colto ed illuminato” ed i suoi interessi legati a un passato di impegno musicale, “ Melomane e appassionato”.
Insomma tutte definizioni, scelte a caso fra le tante, in qualche modo appropriate, che però non rispondono all’idea che ho io di Otello. Ognuna dice qualcosa. Ognuna dice troppo ed ognuna dice poco. Sono certo che anche Otello sorriderebbe di fronte a tuttequeste lodi e riconoscimenti.
Proprio scorrendo tutti questi tentativi di raccontarlo mi sono reso conto che per parlare di Otello servono parole più semplici e comuni. Era innanzi tutto un uomo con tanti pregi e certamente tanti difetti. Era un bravo compagno e un bravo cittadino. Non riteneva certo di esser un eroe nella sua attività quotidiana di volontariato che faceva parte della sua formazione politica, e della sua idea di società. Era un uomo colto, amante soprattutto della letteratura. Era un uomo leale, con un forte senso dell’amicizia ed un bravo padre per la sua numerosa famiglia che amava profondamente. E poi, aspetto del tutto trascurato in tutti i nominati tentativi di ammirata descrizione, era un bravo maestro e insegnante. Perché Otello alla fine di tutto resta per tutta la vita l’insegnante che, laureato in pedagogia, dal 1973 esercita nell’istituto Aldini Valeriani. E’ praticando quel mestiere che impara ad amare e rispettare i giovani e a riconoscerne disagi e problematiche. Resterà insegnante non solo nelle aule delle scuole e delle Università che ha frequentato fino alla fine ma anche nelle strade e nelle piazze in cui cercava di portare dialogo e dignità a partire da quella Piazza Verdi a cui lui aveva legato il nome del suo Comitato. Un intellettuale che sapeva sporcarsi le mani con pennelli e colori quando si trattava di intervenire con i suoi ragazzi, che assisteva e cui cercava di fornire un lavoro, per pulire i muri imbrattati e scarabocchiati della città.
Questa, in breve, è la sintesi della sua vita che pure lo vede nel mandato 1980 – 1985 assistente di Renato Zangheri e dal 1985 al 1995 assessore e consigliere nella provincia di Bologna e segretario generale aggiunto della Confesercenti. Ma farei un torto ad Otello se non ricordassi pure che era il fratello del giovane partigiano Aristodemo, fucilato dai nazifascisti il 3 settembre 1944 a Cerasolo di Coriano, quando lui era appena nato. Questoera uno dei capitoli della sua vita a cui era più legato, che più lo rendeva orgoglioso e che più aveva segnato il suo futuro politico.
Otello ed io abbiamo lavorato molto, insieme ai due rispettivi comitati di cittadini della zona universitaria, con l’idea comune che il degrado si può combattere anche con la cultura. Memorabili sono state le Estati in Piazza Verdi del 2013 e del 2014 con un programma intensissimo di spettacoli, di convegni, di presentazioni di libri e di incontri. Per quel programma lui aveva coniato un titolo: “ESSERE E CITTA’” che meglio di tante argomentazioni chiarisce ancora una volta la sua idea di impegno civico. A lui si doveva il contributo di tutte le amicizie e conoscenze che nel tempo aveva maturato nel modo artistico ed intellettuale bolognese. Andava molto fiero del fatto che proprio in quelle occasioni ospitammo in piazza una giovanissima “Orchestra Senza Spine”, alle primissime armi allora e oggi pienamente affermata e attiva nel panorama musicale cittadino
Otello e io avevamo poi un progetto comune nel cassetto che veniva da una sua iniziativa del 2012. Partendo dalla sua antica militanza sessantottina nei movimenti giovanili, aveva chiamato a raccolta alcuni protagonisti di quel periodo per tentarne di ricucire storie e destini. A me aveva assegnato il tema “Pacifismo e ‘68” fondato sulla mia esperienza di primo cooperante all’estero del servizio civile italiano in sostituzione del servizio militare. Da allora era rimasta l’idea di fare di quell’incontro un libro. Spesso, proprio nell’ultimo periodo, ci siamo ritrovati a parlare di “pacifismo” dell’attualità del termine e della necessità di rispolverare il vecchio progetto.
Ed allora mi piace chiudere queste brevi note con un messaggio che lui ha pubblicato sulla sua pagina facebook il 17 novembre, pochissimi giorni prima della sua scomparsa, forse proprio a seguito di una di queste chiacchierate:
“Siamo cittadini pensanti ma impotenti. La guerra rischia di essere come l’eroina, un inferno che si insinua nella coscienza e la travolge e, per ragioni di potere, non puoi farne a meno.
Chi mantiene la lucidità e pensa si trova solo e anche sbeffeggiato per il suo pacifismo.
Violenza, massacri, sangue attraversano parti dell’Europa e del medio oriente e noi dovremmo assistere in silenzio?”
Anche per questo tuo doloroso appello, cercheremo di non assistere in silenzio caro nostro bravo Otello.