A Bologna un archivio conserva la memoria del G8 di Genova

di Erika Sità /
21 Febbraio 2022 /

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Bologna, via Paolo Fabbri n.110: qui, nel centro sociale Vag61, si conserva la memoria dei fatti del G8 di Genova 2001, da cui lo scorso luglio sono trascorsi vent’anni. Il materiale è gestito dal Centro di documentazione dei movimenti “Francesco Lorusso – Carlo Giuliani” e proviene per lo più dagli atti processuali del Genoa Legal Forum, in un primo momento conservati nella sede della segreteria legale del capoluogo ligure e poi spostati a Bologna nel gennaio 2020. L’archivio sul G8 è composto da centinaia di faldoni contenenti i documenti dei processi, da una rassegna stampa di oltre seimila articoli, ma anche da materiale audiovisivo, il tutto custodito nel centro sociale bolognese a causa dell’impossibilità di trovare a Genova una sistemazione alternativa. 

Dopo numerose proposte di collocazione sfumate nel nulla, compresa quella presso l’università genovese, i documenti arrivano quindi a Bologna lo scorso inverno su consiglio della madre di Carlo Giuliani, Haidi Giuliani: anche a suo figlio, ucciso in quel luglio del 2001, è infatti intitolato il Centro di documentazione. Centro che, a partire dalla sua nascita, nel 2003, non comprende solo l’archivio sul G8 genovese, ma si costituisce di diversi nuclei dedicati alla memoria dei movimenti sociali, in particolare di quelli bolognesi: è possibile consultare la documentazione a cui si è interessati ogni martedì sera, oppure richiedere di visionarne alcune parti, anche via mail. Un lavoro di consultazione in cui sono attualmente impegnati anche alcuni ricercatori che utilizzano il materiale documentale conservato negli archivi di via Paolo Fabbri per portare avanti progetti di ricerca su una parte di passato del nostro Paese spesso dimenticata. 

Ma perché custodire ancora la memoria di quel luglio genovese del 2001, a distanza di vent’anni? Chiedendo spiegazioni sul senso e l’importanza per la collettività di progetti come questo, Nicola, archivista del Centro risponde che «la memoria va tenuta viva e lanciata in avanti. Si prende spunto dal passato non per conservalo in una teca, ma per agire sull’immediato futuro. Conoscere il passato ci permette di capire come interpretare le lotte di oggi e non ripetere gli stessi errori». Perché di errori a Genova ce ne sono stati parecchi, errori così gravi da essere definiti “torture” dalla Corte europea dei diritti dell’uomo in una storica sentenza del 2015. Ma affinché non ripetano serve conoscerli ed è a partire da questa idea che nascono alcune iniziative rese possibili anche dai materiali conservati dal Centro di documentazione. 

È il caso, ad esempio, dello spettacolo teatrale “Topi”, della compagnia Usine Baug, in scena al Teatri di vita di Bologna il prossimo 24 e 25 marzo 2022 e vincitore dell’edizione 2021 del premio dell’associazione bolognese Scenario. Ancora, è il caso del laboratorio del Centro di documentazione rivolto a due classi quinte del liceo Righi di Bologna e organizzato in vista di un altro spettacolo teatrale. Questa volta si tratta di un reading tratto dal podcast “Limoni: Il G8 di Genova vent’anni dopo” della giornalista Annalisa Camilli, che andrà in scena a gennaio all’Arena del Sole. 

Modi diversi, dunque, per coinvolgere anche le nuove generazioni nel ricordo di ciò che è stato e che non dovrà essere mai più. A questo infatti servono gli archivi, a pensare seriamente alle cose passate perché, come ha scritto Hannah Arendt, «pensare a cose passate significa muoversi nella dimensione della profondità, mettere radici e acquisire stabilità, in modo tale da non essere travolti da quanto accade». 

Questo articolo è stato pubblicato su Gazzetta di Bologna il 15 dicembre 2021

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