Il Forum invita a richiedere ai consiglieri del proprio Comune la presentazione di una mozione per un “corretto calcolo in bilancio dei costi derivanti da consumo di suolo”: 100mila euro per ogni ettaro impermeabilizzato, in base a dati dell’Ispra. Un modo per far conoscere a tutti il costo, non solo ambientale, della cementificazione
“La crescita economica è strettamente collegata all’aumento della produzione, del consumo e dell’uso delle risorse e ha effetti dannosi sull’ambiente naturale e sulla salute umana”. A scriverlo è stata, nel gennaio 2021, la European environment agency (Eea) in un suo documento intitolato “Growth without economic growth”, cioè crescita senza crescita economica. È proprio da questo concetto che il Forum Salviamo il Paesaggio ha lanciato a gennaio una nuova campagna nazionale che invita le oltre mille organizzazioni e le decine di migliaia di persone aderenti a richiedere ai consiglieri del proprio Comune la presentazione di una specifica mozione per un “corretto calcolo in bilancio dei costi derivanti da consumo di suolo”.
“Si tratta di una campagna nazionale -spiega Massimo Mortarino, referente torinese del Forum e coordinatore dell’iniziativa- che vuole amplificare i dati dell’ultimo Rapporto sul consumo di suolo redatto dall’Istituto superiore di protezione e ricerca ambientale (Ispra) riferiti al 2020. Per chi lo ha analizzato senza superficialità, e dubitiamo che tra essi vi sia la totalità degli eletti in Parlamento, balzano all’attenzione alcuni dati di estrema importanza. Ad esempio il fatto che nel 2020, nonostante i ripetuti lockdown, le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 56,7 chilometri quadrati, più di 15 ettari al giorno. Le conseguenze sono anche economiche: i costi nascosti, dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici che il suolo non è più in grado di fornire a causa della crescente impermeabilizzazione e artificializzazione degli ultimi otto anni, sono stimati in oltre tre miliardi di euro annui che si aggiungono ai costi fissi accumulati negli anni precedenti”.
Gli enti locali rivolgono un’attenzione speciale ai propri bilanci. Per questo il Forum ha deciso di avviare una campagna che provi a rispondere alla domanda “Quanto costa rinunciare a un ettaro o a un metro quadrato di suolo libero, impermeabilizzandolo?”. La risposta è stata individuata da Ispra che ha stimato un costo annuale medio per la perdita dei servizi ecosistemici. Questo è compreso tra 66mila e 81mila euro a ettaro per il flusso di servizio che il suolo non sarà più in grado di assicurare. È invece compreso tra 23mila e 28mila euro a ettaro per lo stock di risorsa perduta. Complessivamente, quindi, si tratta di una cifra tra 89mila e 109mila euro l’anno per ciascun ettaro di terreno libero che viene impermeabilizzato.
L’invito del Forum è di rivolgersi ai consiglieri comunali perché presentino una mozione volta a deliberare l’inserimento in bilancio del costo determinato dal consumo di suolo: 100mila euro per ciascun ettaro di suolo impermeabilizzato, ovvero una media di 10 euro per ogni metro quadrato, da inserire come costo fisso annuale nei bilanci ambientali e sociali, a partire dall’annualità in cui il nuovo consumo di suolo è stato accertato. Un modo per far conoscere a tutti il costo economico-finanziario, oltreché ambientale, del consumo di suolo.
“Ci sono tre validi motivi per giustificare un’attenzione così rigorosa e severa per la salvaguardia del suolo”, aggiunge Mortarino citando i numeri messi a disposizione da Paolo Pileri, docente di Pianificazione e progettazione urbanistica presso il Politecnico di Milano ed editorialista di Altreconomia. “In primo luogo ogni ettaro di terreno fertile assorbe circa 90 tonnellate di carbonio: se cementificassimo quel terreno, la CO2 si libererebbe nell’atmosfera, accelerando ulteriormente l’inquinamento delle nostre città. Inoltre ogni ettaro di terreno fertile è in grado di drenare 3.750.000 litri d’acqua: in questo particolare momento, a fronte di precipitazioni atmosferiche di portata e frequenza sempre maggiori e di lunghi periodi sempre più siccitosi, il nostro suolo, oltre a drenare l’acqua piovana contribuendo a contenere gli effetti di possibili inondazioni e alluvioni, ne conserva quanto basta per alimentare ciò che in esso vive e si sviluppa. Infine ogni ettaro di terreno fertile coltivato può sfamare sei persone per un anno: stiamo parlando di sovranità alimentare, cioè la possibilità di provvedere autonomamente all’alimentazione della propria famiglia, limitando quindi la nostra dipendenza dal sistema e, inoltre, controllando direttamente in buona misura la salubrità del cibo che assumiamo”.
Questo articolo è stato pubblicato su Altreconomia l’11 gennaio 2022