Bologna, proteste: “Il Piano freddo non basta”

di Zic /
17 Dicembre 2020 /

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Oggi flash mob in piazza Maggiore con l’Adl Cobas per sollecitare il Comune: “Siamo a metà dicembre e ci sono ancora decine di persone che dormono per strada”. Ottenuto un incontro con la Giunta. E da gennaio partono le Staffette Solidali di Laboratorio Salute Popolare e Làbas per distribuire Dpi, cibo e coperte ai senzatetto.

“Basta persone senza casa, il freddo avanza, il Comune dov’è?”. Oggi in piazza Maggiore si è svolto un presidio/flashmob organizzato dall’Adl Cobas insieme a un gruppo di persone attualmente escluse dal Piano freddo. Spiega il sindacato di base: “L’1 dicembre il Comune di Bologna ha annunciato l’apertura del Piano freddo fino a marzo 2021, con numero di posti pari a 234. Siamo a metà dicembre e ci sono ancora decine di persone che dormono per strada, sotto i portici, che provano a mettersi in contatto con gli operatori e le operatrici, senza risultati. Ad alcuni/e di loro è stato detto di riprovare a chiamare tra qualche giorno, ad altri/e invece che non vi sono più posti disponibili. Le notti sono gelide e l’attuale crisi sanitaria aumenta la vulnerabilità di coloro che vivono per strada. È risaputo che a causa del Covid-19 i numeri di posti all’interno delle strutture sia diminuito ma non è possibile accettare che per questo motivo in tanti e tante vengano escluse e debbano vivere sotto i portici. Ci sono singoli, coppie, giovani e meno giovani, ragazzi e ragazze uscite dai percorsi dell’accoglienza e persone travolte dalla crisi. Avere un tetto sopra la testa è un diritto di tutti e tutte. E’ inaccettabile che, nel primo inverno di questa ondata pandemica, persone vengano lasciate per strada, al freddo, rischiando, oltre che di contrarre il Covid-19, di morire assiderate. Chiediamo che il comune di Bologna si faccia carico di queste persone almeno fino alla fine dell’inverno, al posto di riempire la città di luminarie e alberi di Natale”.

Insieme a “15 ragazzi senza fissa dimora che sono stati esclusi dal Piano freddo”, racconta l’Adl Cobas, davanti al Comune “abbiamo atteso per ore, gridando a gran voce la nostra richiesta di aumentare i posti letto, fino a quando non abbiamo ottenuto un incontro, previsto per domani alle ore 13,30 proprio con l’assessore competente”, cioè Giuliano Barigazzi, che ha la delega al Welfare. “Andremo avanti -aggiunge il sindacato- fino a quando non sarà garantito un letto a tutt@! Casa – Diritti – Dignità”.

Nel frattempo, partiranno da 13 gennaio le le Staffette Solidali organizzate da Laboratorio Salute Popolare e Làbas, con l’obiettivo di portare avanti il progetto per tutto il periodo invernale “per distribuire Dpi, cibo, coperte e bevande calde alle persone che vivono in strada, offrire loro assistenza sanitaria e creare un primo punto di ascolto per i loro bisogni”. Queste le ragioni dell’iniziativa, illustrate dal Laboratorio Salute Popolare: “Già dalle prime fasi dell’emergenza era lampante come la risposta istituzionale alla pandemia da Covid-19 avesse istituito delle misure che erano pensate esclusivamente per quella parte di popolazione più privilegiata che poteva chiudersi in casa perché una casa ce l’aveva. Questi mesi hanno portato all’esacerbazione di tutte le dinamiche sociali che da sempre incrementano le disuguaglianze nella nostra società. Purtroppo, con l’avvento della seconda ondata e dell’inverno, il quadro è solo peggiorato: per proteggerti dal contagio devi avere una casa, ma le risorse materiali e umane a cui possono accedere le persone senza fissa dimora si stanno esaurendo e, come ogni anno, malgrado ci sia una pandemia in corso, i posti letto nei dormitori messi a disposizione dal Piano freddo sono tutt’altro che sufficienti a coprire i bisogni di un settore della popolazione fortemente marginalizzato nella nostra città. Come Laboratorio Salute Popolare, durante il primo lockdown, eravamo già scesə in strada affiancando le staffette alimentari partigiane di YaBasta Bologna, fornendo un’assistenza sanitaria di base e distribuendo Dpi. La nostra azione si era anche concentrata sull’intercettare i bisogni delle persone che incontravamo, cercare di indirizzarle verso i servizi attivi in città e, soprattutto, di ascoltarle affinché il distanziamento fisico imposto dalla pandemia non diventasse causa di ulteriore solitudine e marginalizzazione. Visto che purtroppo poco è cambiato rispetto allo scorso inverno, abbiamo scelto di tornare in strada con le nostre biciclette”.

Questo articolo è stato pubblicato su Zic il 16 dicembre 2020

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