Nuova puntata della Marche Covid Connection

1 Giugno 2020 /

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di Il lupo dei Sibillini
 
Alla fine della Fiera una scusa ufficiale ci voleva per i trasferimenti, voluti con inusitata pervicacia: e la scusa è stata una tac. Tra donazione, a inizio pandemia, e poi sostituzione, sempre all’ ospedale di Camerino. E poiché terapia intensiva e semintensiva non possono stare senza tac, ecco che obbligatoriamente cinque malati (a oggi) di quell’ospedale dichiarato Covid due mesi fa – nonostante la protesta della città devastata dal sisma – ecco che cinque di quella trentina di malati sono stati trasferiti, primi ospiti da fine maggio, nella Fiera di Civitanova Marche, modello copiato da Milano, protagonisti ufficiali, come in Lombardia, Guido Bertolaso e il Sovrano Ordine di Malta. A differenza di Milano, la Fiera Marchigiana è in pieno centro, accanto a un centro commerciale, il palazzetto della Lube, una scuola; l’ospedale, invece, è ad alcuni chilometri da lì, e a dividerli l’area forse più intasata delle Marche dal traffico veicolare. Le differenze con Milano non sono solo quelle.
E non solo perché gli ora ex “eroi” medici – al momento otto anestesisti degli ospedali di Macerata, Civitanova, Camerino – sono tutti stati obbligati con ordine di servizio dal dirigente della zona Asur di Macerata, Alessandro Maccioni. Non ci sono infatti i volontari richiesti in un primo tempo, “in straordinario oltre il normale impiego”, recitava l’Asur. Nessun volontario dunque, e non solo per la rivolta – iniziatasi subito, due mesi fa – di gran parte della classe medica marchigiana: guidata dall’epidemiologo Claudio Maffei (suo il Blog Sanitá Marche, e il diario sul disfacimento della sanità pubblica nelle Marche a guida Pd, a favore della sanità privata), dall’ex assessore e geriatra Melappioni, da tutti i sindacati medici, dal presidente dei rianimatori Chiarello e da 230 anestesisti. Tanti medici pubblici hanno denunciato l’inutilità di quella costosissima e pericolosa provvisoria struttura, hanno chiesto si utilizzassero ospedali solo in parte dismessi o parti inutilizzate di ospedali ancora attivi, si investisse sulla medicina territoriale, si copiasse sì un modello, ma semmai quello Veneto. Richiesta sostenuta dalla segretaria regionale della Cgil Barbaresi, dall’ex presidente marchigiano D’Ambrosio, e poi da tantissimi altri, con una raccolta di un migliaio di firme di civitanovesi e un esposto degli avvocati Bommarito – Mantella-Bartolomei-Valori. E infine dalla sottosegretaria Morani, e dal presidente della Commissione Sanitá in Consiglio regionale, Volpini, ambedue dem come il presidente della Regione Marche. Parole nella bora, inascoltati, calpestati. Perché?
In due mesi di pandemia le Marche sono ripiombate in una spudorata stagione feudale, ma a guida Pd. Così si sono seguiti i voleri del trino Luca Ceriscioli, che delle Marche è assessore alla Sanità, ma anche presidente della Giunta, e che dovrebbe avere la delega alla Ricostruzione, ma in realtà si è ancora a raccogliere macerie nella terra più devastata dal terremoto del 2016, 85 comuni nel cratere. La storia – già raccontata nell’ articolo Marche Covid Connection – è più fosca del modello meneghino.  A differenza di quello, i 12 milioni   – per i 100 posti letto, poi diventati 84, di cui infine solo 5 occupati, per non parlare dei 2 milioni per lo smantellamento – richiesti da Bertolaso non arrivano tutti da privati. Non sono bastate le donazioni dei privati, cui si era rivolto, con una pec, Ceriscioli. Il quale ha deciso di spostare su Civitanova i 5 milioni di euro che Bankitalia a ogni regione ha donato per la pandemia. Se ovunque, altrove, quei soldi sono serviti per rafforzare i servizi sanitari  pubblici, solo le Marche li hanno destinati a quella struttura volatile. È ancora: che ruolo hanno avuto nella realizzazione marchigiana Bertolaso e Sovrano Ordine di Malta – su tutti il direttore, l’immobiliarista Del Borgo Solaro – a parte i tanti rimproveri e consigli sul processo di modernizzazione della sanità marchigiana? Di fatto hanno solo fornito il conto corrente bancario. Progettista è stato Promedia srl, studio ingegneristico tra Teramo e Roma, con lunga frequentazione in vinti appalti marchigiani e con influenti esponenti Pd, come il direttore dell’ospedale regionale di Ancona Caporossi e l’ex deputato ascolano Agostini o la vicepresidente della Giunta, Casini. Il cantiere – durato un mese – è stato seguito da tecnici e dirigenti della Regione Marche, mentre c’è un’altra strana eccentricità: le ditte che hanno lavorato nel cantiere hanno prima anche contribuito con donazioni per realizzarlo, come la Rekeep, da due anni il nuovo nome del colosso italiano Manutencoop, anche essa assai legata alle Marche, anche ora seppur da un anno fuori dalla LegaCoop di cui è dirigente nazionale la compagna di Agostini, Serafini. Avete contato i costi pubblici finora sostenuti, e aggiunto il costo del personale sanitario pubblico (quaranta in totale per il prossimo mese) spostato da altri ospedali nel momento della ripresa della normale attività finora sospesa? A tutto ciò aggiungete la più importante delle spese: perché l’Asur Marche, guidata da Nadia Storti, ha scritto che, a carico del bilancio regionale, servirà 1 milione e 300 mila euro al mese per mantenere nella Fiera di Civitanova 24 posti letto, solo 24, tra pulizie, farmaci, disinfestazioni, servizio di radiologia ecc: quasi 4 milioni di euro in tre mesi, di cui solo 1,3 coperti da fondi Covid, gli altri dovranno uscire da variazioni del bilancio regionale. Non basta: aggiungete i costi delle altre specialità mediche – normalmente presente in un normale ospedale -che là mancano e che arriveranno, a chiamata telefonica dall’ospedale vero, quello in collina, ad alcuni chilometri da lí, sperando che il traffico veicolare non sia come sempre intasato.
Sono andati avanti a testa bassa. Nulla ha potuto anche la forte accusa pubblica – un comunicato al vetriolo – della Commissione Sanità del Pd, guidata fino alla rivolta dall’unico non  sanitario,  uno dei più forti alleati di Ceriscioli, Agostini. Con l’autistica caparbietà di Ceriscioli si è schierata – falange compatta – la sua Giunta, uomo d’attacco sempre presente nel cantiere il piddino Sciapichetti, e armati fino ai denti contro i medici i dirigenti della Sanità marchigiana, dell’Asur e della zona di Macerata. Ceriscioli ha lavorato, in grande feeling con il sindaco di Civitanova, Ciarapica, marcato uomo di destra e che parte della destra marchigiana vorrebbe candidato presidente delle Marche nelle elezioni di settembre. Contro il largo dissenso sanitario e civile, Ceriscioli ha però avuto dalla sue altre pubbliche dichiarazioni: come il direttore generale del più grande ospedale marchigiano, sempre Caporossi, e pure il consigliere regionale Busilacchi, responsabile nazionale Sanitá di Articolo Uno del ministro della Salute, Speranza. O come gli attuali sindaci dem di Macerata e Senigallia, Carancini e Mangialardi. Forse perché sono ambedue in scadenza, perché ambedue sperano in un posto in Regione, in particolare il secondo, presidente Anci Marche, candidato – all’ultimo momento poco prima della pandemia – alla presidenza al posto proprio di Ceriscioli, la cui conferma divideva il Pd marchigiano?
Mangialardi forse non è stato felice nel leggere che Cesetti, in questa vicenda finora silente assessore al Bilancio della Giunta marchigiana, due giorni fa ha pubblicamente riproposto Ceriscioli presidente “per l’ottima gestione della fase pandemia”. E lo ha detto Cesetti proprio dopo una conferenza stampa della Giunta marchigiana che, pur essendo maggio, ha stonato da fine legislatura, con lungo elenco di autoincensamenti e di contributi in soldi promessi a tanti, anche agli operatori sanitari, per un’ora tornati ad essere “eroi” e subito dopo colpiti da minacciosi ordini di servizio. Ceriscioli ha ribadito che lui tornerà a fare il professore di matematica in un liceo, ma se glielo chiederanno a gran voce forse si sacrificherà. È uomo testardo, e la sua testardaggine serve a molti.
Le elezioni sono vicine, anche se non saranno a luglio, come continua a chiedere la coda di Ceriscioli, spiegando che serve “a evitare problemi di ritorno pandemico”. Gli unici che hanno taciuto in questa vicenda sono due fedeli potenti del gruppo, dentro il Pd marchigiano e spaccandolo a metà, che sostiene da cinque anni Ceriscioli. Sono ambedue impegnati ora nella sanità privata, un uomo e una donna. L’uomo è Giulio Silenzi, capogruppo Pd in Consiglio comunale di Civitanova: ex professore di ginnastica, è da un anno consulente del gruppo Kos di De Benedetti.Sara Giannini, ex segretaria regionale del Pd marchigiano, è stata per quasi 5 anni la super consulente e braccio armato di Ceriscioli sul terremoto – anche quando la Giunta ha tentato di usare gli sms solidali per piste ciclabili. Giannini però era anche la consulente per la sanità, c’era lei quando, un anno fa proprio di questi tempi, la Giunta ha ceduto al gruppo di cliniche private, l’ascolano Romani, l’ancora ben funzionante ospedale pubblico di Sassocorvaro. Giannini ha lasciato il remunerato ma precario – peraltro in scadenza come la Giunta – lavoro in Regione un attimo prima della pandemia, lo scorso primo febbraio: da allora è dirigente di Romani, il gruppo di cliniche private. A chiusura: né ai tre pazienti trasferiti da Camerino alla Fiera marchigiana, né ai loro familiari, è stato chiesto il consenso: “non c’è l’hanno chiesto” ha spiegato la figlia di un malato “ma noi non ci siamo opposti”. Nel feudalesimo i signori concedono e i sudditi umili accettano.

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