di Silvia R. Lolli
Ancora in piena fase di emergenza in tutto il mondo ed in Italia si continua a chiedere di togliere le restrizioni alla libertà personale, poi si continua a far fatica a rispettare le norme sanitarie. Il governo italiano ha preso a poco a poco le misure necessarie e con cautela, visto che per molti politici è sempre tutto sbagliato. Si sta dimostrando il Governo migliore che questo Parlamento può esprimere oggi. Sarebbe stato meglio quello precedente? Per me no. Dopo l’abdicazione ferragostana salviniana (il computer aveva messo nella prima scrittura dell’aggettivo “staliniana”… solo un subconscio tecnologico?), il COVID-19 forse è arrivato al momento giusto. Non che sia contenta della pandemia, ma forse non tutto il male viene per nuocere, e non solo rispetto alla sostenibilità ambientale. Gli italiani stanno capendo, nonostante lo schermo televisivo sia ancora colonizzato da un’opposizione pericolosa per la democrazia, gli sforzi per fronteggiare la situazione. Continuiamo a chiedere tutti qualcosa allo Stato, all’Europa, le richieste si riferiscono alla crisi economica oltre a quella sanitaria, per molti (es. Confindustria oltre che molti politici) secondaria rispetto a quella economica. Prima di chiedere qualcosa, c’è qualcosa che ognuno di noi può fare, oltre che stare più a casa?
In questo mese di aprile e subito dopo ci sono due ricorrenze importanti per la parte della società italiana che ha sempre lavorato in modo leale, trasparente, cioè pagando le tasse, non truffando e con l’idea di essere parte importante dello Stato: 25 aprile e 1 maggio due date con valori molto simili. Negli ultimi anni sono diventati momenti per organizzare eventi di massa a ricordo: della liberazione italiana dal nazifascismo, con i morti della guerra civile; della strage di lavoratori avvenuta il 1 maggio 1886 a Chicago durante una manifestazione operaia che fu repressa nel sangue. In questi mesi abbiamo un’altra guerra con tanti morti. Il 25 aprile è ricordato con diverse e locali commemorazioni davanti ai monumenti di eccidi e/o caduti della guerra di liberazione; quest’anno la liberazione si festeggerà con l’isolamento, ma cercando una partecipazione maggiore attraverso quelle comunità che si stanno ritrovando nelle diverse città: da un balcone all’altro allo stesso orario si propone di cantare e ricordare. Il 1° maggio culmina nel concerto organizzato dai maggiori sindacati italiani. Negli ultimi anni si consuma così il ricordo con eventi ripetitivi, nei quali la memoria per molti spesso serve per dare importanza anche ad altro, come eventi più spettacolari, di massa e gratuiti. Per queste due manifestazioni l’attuale momento di raccoglimento, di silenzio, ma anche di ritrovarsi diversamente, sui balconi o in reti virtuali può aiutare a recuperare il senso della memoria delle tante morti per la libertà e per i diritti del lavoro e per l’uguaglianza di tutti i cittadini. Sono i diritti che, andando oltre il rumore dell’opposizione politica italiana, stanno chiedendo gli ammalati di coronavirus e li chiedevano i morti. Li chiedono tutti gli italiani che ancora non sono ammalati, prima di tutto coloro che lavorano nella sanità e negli altri settori e stanno rischiando la vita. Prima di pensare al dopo dovremmo pensare a ciò che non va bene oggi: il diritto alla salute per tutti si è modificato e in troppi casi si sa che lo Stato italiano non è più in grado, in tutte le regioni, di assicurarlo realmente a tutti.
Stanno partendo le indagini per i troppi casi di mala sanità, dovuta soprattutto alle minori risorse statali devolute in tempi di privatizzazione strisciante per esempio con l’aumento delle convenzioni
ai privati. Interventi sempre successivi che coinvolgono la magistratura e che fanno aumentare le spese pubbliche, non solo per l’emergenza sanitaria, ma appunto per quelle della magistratura! Poi anche i condannati non pagheranno per la solita prescrizione; questi colpevoli sono i più intoccabili e i più tutelati rispetto al ladro comune, spesso in carcere in attesa di giudizio! Ciò che più mi preoccupa è continuare a vedere che si dà parola agli oppositori politici che spostano il discorso, volutamente, su critiche senza fondamento condendo con immagini di futuri difficili, proprio per togliere il focus dai loro stessi errori passati ed attuali. Oggi sulle strade c’è più silenzio, auspico, ma è certo utopia, di silenziare per qualche mese anche queste voci. Togliamo a loro la voce, occupando il loro spazio. Per fare questo però ci vorrebbe più convinzione dei propri mezzi per far rinascere un consenso democratico con chiare visioni di un futuro che dovrà avere linguaggi nuovi, nei quali per esempio non potranno mancare parole come: azione per sostenibilità sociale, economica, ambientale; decrescita; ripristino dei diritti fondamentali, sanità e scuola su tutti, organizzati e gestiti dallo Stato con molta meno autonomia e imprenditorialità, ma più con merito e meno assistenzialismo.
Per fare tutto ciò, prima di pensare al dopo, dobbiamo restare nel presente per studiare che cosa va male ora a causa di sbagliate scelte politiche (di tutti i colori) da almeno vent’anni in qua e trovare azioni precise senza consegnare ai soliti evasori per esempio o alle mafie i tanti soldi che questo Governo sta assegnando. E’ anche questo l’obiettivo che quest’anno chi partecipa al 25 aprile e al 1 maggio 2020 dovrà consapevolmente darsi ricercando nelle memorie questi fili conduttori della democrazia italiana.