di Silvia R. Lolli
Roma 24 e 25 gennaio 2020 fra le iniziative della Corsa di Miguel, FIDAL e UISP oltre alla stessa Corsa di Miguel organizzano il convegno internazionale sull’educazione fisica e sportiva dal titolo: “Se la scuola si mette a correre”, al Foro Italico.
Roma 25 gennaio 2020 organizzazione del convegno della CISM (Comitato Italiano Scienze Motorie) presso lo IUSM di Roma al quale partecipa un parlamentare che sta seguendo la riorganizzazione del sistema sportivo.
Roma 29 gennaio 2020 ore 15 nell’ambito di incontri del mercoledì in Parlamento organizzazione del convegno: “Sport di base e riforma dello sport” da parte di: AICS, ACSI, CSEN, CUSI, LIBERTAS, sala della Regina di Montecitorio. La notizia su sporteconomy.it termina con la seguente frase: “Il momento sarà propizio per confrontarsi sullo stato dell’arte della riforma dello sport e sul ruolo che spetta agli enti di promozione sportiva”. Presenza dei presidenti CONI e solo degli EPS indicati, nonché del ministro Spadafora.
Non paia questa riflessione troppo distante da come l’amministrazione governativa italiana attuale dovrà diventare sinergica alla nostra politica regionale che, nel passato mandato, aveva rimesso le mani ad una legge dello sport regionale buona (inizio Duemila), per declinarla in termini più turistici, di grandi eventi e di costruzione di grandi impianti. Alla lettura della prima bozza avemmo subito questa impressione e sul blog del Manifesto di Bologna avevamo collegato la legge sullo sport a quella sull’urbanistica che falsificava i messaggi subliminali di consumo di suolo zero.
Riflettiamo così, esaminando i tre eventi della scorsa settimana sul momento politico delicato per la ristrutturazione dello sport e l’avvio serio di un pensiero costruttivo dell’educazione fisica e sportiva nella scuola italiana. I tanti contendenti, riformatori, conservatori, utenti, professionisti, sono collaborativi o dissociativi? Ecco l’attualità!
Il convegno “Se la scuola si mette a correre” ha cercato di porre al centro l’educazione fisica e sportiva come volano da implementare fin dalla scuola primaria (la proposta di legge si è fermata al Senato dopo l’approvazione alla Camera e intanto si continuano a proporre alle scuole e al sistema sportivo da parte del CONI progetti frammentati di sport a scuola e non solo per le primarie dove ancora non esiste il docente specifico – Giano bifronte della politica, o il solito vecchio sistema che così si mantiene in vita cercando la linfa nelle scuole?) per migliorare di più tutti gli ambienti sportivi federali e non.
Nel nome della collaborazione tantissimi interventi, compreso quello della vice ministra Ascani (che ha mostrato finalmente un linguaggio competente e fuori dal politichese), hanno cercato di porre le basi per un’autentica collaborazione fra parti che si sono volute troppe volte tenere a distanza, soprattutto per consolidare aree di mercato (questo il significato dei dati offerti da de Rita del Censis), ormai di loro esclusiva appartenenza pur con un’evidente distorsione giuridica di società di capitale senza scopo di lucro!
Se la scuola si mette a correre e soprattutto se il governo destabilizza con la riforma le varie cariatidi ancora molto presenti nonostante Sport e Salute e la legge di agosto 2019 art. 5 L. 86/19 per il lavoro sportivo e professionismo femminile, nei luoghi del Foro Italico – Coni o IUSM qui ci paiono spesso lo stesso interlocutore!-, occorre continuare a costruire incontri sullo sport, finalizzati a passerelle per mantenere una presenza mediatica per i propri circoli.
Non importa se gli incontri si accavallano ad altri che vorrebbero andare oltre e che seguono un’ormai storica manifestazione sportiva di accesso a tutti, come la corsa di Miguel, svolta la domenica prima del convegno. Non importa se i luoghi ed i contenuti espressi sembrano un po’ incompatibili fra loro. Non importa se sono frammentari, perché solo alcune parti sono presenti a discutere, proporre (?), farsi vedere.
Sono incontri in cui, dietro al bon ton (il momento è grave per il vecchio sistema che si trova alle corde: la testa sbatterà contro il muro che da anni si vede?), si consumeranno recriminazioni, spostamenti per arrivare ad occupare per primi i nuovi posti a disposizione: si sta facendo il gioco dei 4 cantoni e la politica grillina sta certamente destabilizzando piano piano le tante cisti sportive italiane.
Dal 2000, quando anche con la conferenza dello sport, oltre che con la nuova legge non solo doping ma sullo sport, si prova a fare il cambiamento di politica sportiva. Finora però non si è riusciti a far cambiare un sistema obsoleto che aveva (ed ha ancora in parte) leggi sul volontariato a lui favorevoli e non, permetteva il giusto spazio a chi dopo studi universitari, dopo la L. 178/98, avrebbe potuto spendere la propria professionalità in questo campo. Perdere un po’ di potere per dare significato a chi avrebbe dovuto averlo da quella famosa legge, purtroppo non di riforma, ma solo di trasformazione ISEF in corsi di laurea in Scienze Motorie? Impossibile, così ancora nonostante ciò che ha ricordato al convegno internazionale di Roma seguito in streaming la docente dello IUSM Laura Capranica, l’UE considera l’Italia inadempiente sulla declinazione delle professioni sportive!!! Finora era stato delegato il CONI a identificarle, con un evidente conflitto di interessi.
E allora cosa si fa? Mentre è ancora in corso il convegno internazionale abbinato alla corsa di Miguel, che vorrebbe porre le basi per una seria e costruttiva digitalizzazione dell’educazione fisica e sportiva scolastica, il CISM (Comitato Italiano Scienze Motorie) organizza il sabato mattina un convegno in cui si ascoltano riflessioni sui cambiamenti legislativi che il Governo sta affrontando.
Domande: non si poteva posticipare o anticipare questo incontro? Non si poteva aprire per una discussione ampia in cui i tanti soggetti possono mettere in campo le loro istanze reali, n modo più trasparente e pubblico? L’organizzazione di una conferenza, oppure di un conclave in cui finché la politica non ha fatto abbassare le mire dei vari poteri si rimane chiusi per trovare accordi sensati per il bene di tutti.
Da anni pensiamo che ci debba essere più chiarezza sui lavori sportivi: ancora il nostro libro sulle professioni dello sport scritto prima della trasformazione ISEF è valido ed unico. Confusione e non lavoro per i professionisti e i competenti; volontariato ed educazione sportiva svolta spesso da giovani atleti non solo inesperti, ma soprattutto non formati. Colpe addossate dal sistema sportivo agli insegnanti scolastici: la cantilena dell’abbandono sportivo su tutto. Mai ragionamenti seri sugli spazi per lavori in nero, doppi lavori e poca etica da parte del mondo dello sport; spesso solo ascolto dei soliti stereotipi.
Purtroppo non abbiamo trovato neppure nelle parole ascoltate dal membro dell’esecutivo al convegno CISM, né tanto meno dalla Prof.ssa Capranica, una proposta per rendere veramente visibili nelle equipe mediche negli ospedali il laureato in SM (come entrambi citano ed auspicano per i futuri sbocchi professionali dei tanti laureati disoccupati o sotto occupati!), magari già con la specializzazione nell’educazione fisica adattata.
Questo non potrà avvenire finché nella legge di trasformazione ISEF si scrive che SM non forma professioni in ambito sanitario. Basta a questo punto avere l’associazione dei chinesiologi riconosciuta far le professioni non riconosciute in base alla legge del 2013 (fra l’altro ci risulta che l’UNC – Unione Nazionale Chinesiologi – ha avuto il riconoscimento solo nel 2017!)?
Qui sta uno dei tanti problemi. Abbiamo trovato un documento presentato in Parlamento che richiede di far entrare nelle equipes sanitarie il laureato in SM, ma tutto è fermo e si tratta di mettere mano ad un altro decreto e non a questa legge!
Tutti problemi che hanno comunque un fondo comune e che l’incontro al Parlamento di mercoledì 29 riassume: mantenere e continuare a frammentare orti, che si faranno la guerra per avere un po’ d’acqua, sempre meno potabile, perché cercheranno percorsi non lineari e sensati. Sbarcare il lunario, mantenere la frammentazione del sistema, le società sportive, e di uno sport sempre più creativo di organizzazioni che ormai vanno a cercare i nuovi nati nella culla, non risolverà il problema organizzativo di tutto il settore: far collaborare veramente il sistema educativo con le altre agenzie educative territoriali.
Siamo ancora molto distanti dall’idea di pensare alla scuola ed ai suoi professionisti, di educazione fisica, come punti nodali del sistema. Scuola al centro e a capo di una comunità educativa alla quale appunto non si può più delegare l’educazione della persona, meno che mai quella dell’unico aspetto finora poco considerato dalla nostra cultura, il corporeo.
Siamo ancora più distanti, nonostante i vent’anni dei nuovi corsi di SM, a considerare questo laureato un professionista per la società italiana. Ma qui si aprirebbe un’altra storia: l’analisi di come si sono trasformati gli ISEF, che ormai diventa per noi una narrazione stantia e senza senso se la politica non si impone senza secondi fini, come quelli di costruirsi i bacini elettorali.