Campos Venuti: biografia di un urbanista che ha anticipato il futuro

3 Ottobre 2019 /

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di Vezio De Lucia
A pochi giorni dalla scomparsa di Eddy Salzano se n’è andato anche Giuseppe Campos Venuti. Era nato a Roma nel 1926, di padre ebreo, fu subito militante antifascista e il 10 settembre del 1943 partecipò con il gruppo di giovanissimi raccolti intorno a Raffaele Persichetti alla battaglia di Porta S. Paolo. Non si fermò, decise di attraversare il fronte e collaborò con l’Oss – Office of strategic services – della Quinta armata americana. Nella resistenza prese il nome di Bubi, mai più lasciato. Tornato a Roma, da studente di architettura partecipò attivamente alla vita politica universitaria e aderì al Pci proprio dopo la sconfitta elettorale del 1948.
La svolta decisiva, nella sua vita e nella storia urbanistica dell’Italia contemporanea, avvenne nel 1960, quando Giuseppe Dozza, mitico sindaco comunista di Bologna, si rivolse al Pci di Roma per avere il nome dell’assessore all’urbanistica. A Roma, Aldo Natoli, da segretario della federazione comunista, nella coraggiosa lotta al sacco di Roma aveva tra l’altro formato un gruppo di giovani, fra i quali Campos, cui si deve la famosa indagine sulla concentrazione in poche mani della proprietà fondiaria. Furono sentiti Carlo Aymonino, Carlo Melograni e Bubi Campos che fu l’unico a dichiararsi disponibile, e divenne assessore a Bologna dal 1960 al 1966.
Prima di lui l’urbanistica bolognese era all’anno zero. Nel 1958 era stato approvato un piano regolatore che prevedeva un incremento demografico da 400 mila a un milione di abitanti con il convincimento che anche per la rendita valesse il principio della concorrenza, e cioè che all’aumento dell’offerta dovesse corrispondere un abbassamento dei costi. Campos, sostenne invece che il mercato delle aree fabbricabili è regolato da meccanismi di “oligopolio collusivo”, causato dall’accordo fra pochi grandi proprietari: ne tratta nel suo libro fondamentale, Amministrare l’urbanistica, del 1967, che fu obbligatorio per generazioni di amministratori e di urbanisti.
Nella revisione del Prg del 1958 dette il meglio di sé, la maggior parte dei suoli edificabili furono espropriati e destinati a edilizia pubblica, le abitazioni private relegate in periferia, dimezzate le densità, raddoppiate le destinazioni a servizi, quintuplicate quelle a verde. Furono tutelate le colline e, per la prima volta al mondo, fu impostata una strategia per il recupero del centro storico, in seguito ripresa e resa celebre da Pierluigi Cervellati.
Non confermato assessore, dal 1966 Campos ha costruito la sua straordinaria figura di intellettuale, saggista, urbanista leader del Pci e della sinistra. Progettista dei piani regolatori di Modena, Reggio Emilia, Ancona, Padova, Pavia, Ivrea e di altri Comuni, anche in diversi Paesi europei. Professore al Politecnico di Milano; presidente e presidente onorario dell’Inu; presidente del consiglio superiore dei Lavori pubblici; cavaliere di Gran Croce della Repubblica italiana.
Negli ultimi anni, la condivisione del piano regolatore di Roma del 2008 – con i suoi discutibili nuovi “istituti” (il pianificar facendo, i diritti edificatori, la compensazione urbanistica) – ha determinato una dolorosa irrisolta rottura con una vasta compagine della cultura urbanistica di sinistra che in larga misura si era formata sulla sua esperienza professionale e politica. Un fatto che non sminuisce il suo essere stato uno dei grandi urbanisti dell’Italia repubblicana.
Questo articolo è stato pubblicato dal quotidiano Il manifesto il 1° ottobre 2019

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