di Mario Agostinelli
Non deve stupirci se, a quattro anni dalla sua pubblicazione (18 Giugno 2015), la “Laudato Sì” di Francesco non ha ancora ripiegato le ali che l’avevano sollevata su un panorama politico, oltre che religioso, inchiodato sul presente.
Riletta e rivisitata oggi, di fronte alla brusca accelerazione del cambiamento climatico, ad un insopprimibile dominio del capitale sul lavoro e alle più atroci crudeltà inferte ai migranti, l’Enciclica si rivela come l’analisi più organica e costruttiva per affrontare anziché esorcizzare le emergenze.
Partendo da una rivalutazione delle “periferie” che l’era digitale ha privato del loro tempo, scartando come insufficientemente produttive le cadenze connesse alle funzioni biologiche, assai più lente del tempo battuto dalle tecnologie elettroniche, che vengono accreditate come “centri” di riferimento cui il fattore umano paga lo scotto della più compiuta alienazione.
Non ci troviamo semplicemente alla fine di un ciclo, ma vicini ad una disfatta, evitabile solo in rottura con un sistema capitalista che – come annunciato nell’Overshoot day – vorrebbe reggersi sulla pretesa di esaurire le risorse della biosfera addirittura a metà del percorso annuale necessario alla loro rinnovabilità.
Per non soccombere alla furia delle destre, articolate in tutti i gangli del potere economico e politico e in crescita di consenso, dobbiamo saper restituire all’ambiente tutta la valenza sociale ad esso intrinseca, drammatizzando nel contempo l’esaurirsi del tempo a disposizione per il suo ripristino ai fini di una vita salubre. Dando conferma al coraggio di Francesco – così scomodo a volte da apprezzare per la stessa sinistra – diventa realistico cercare di dar vita ad un’alleanza possente dei soccombenti in una competizione che si fa ogni giorno meno inclusiva e più distruttiva.
Ne scaturirebbe una linea di alternativa non calata dall’alto, ma indagata e irrobustita da esperienze e conflitti che, anziché svolgersi separati in territori incomunicanti, convergano in una lettura del mondo e della fase storica attuale di cui la “Laudato Sì” offre un’interpretazione di rara autorevolezza, non solo morale.
Due messaggi dell’Enciclica devono ancora farsi strada: si tratta, da una parte, di assumere la cura e la solidarietà come nuove forme di razionalità, capaci di salvare la Terra e il vivente che vi dimora, di combattere le disuguaglianze, di restituire senso e diritti al lavoro; dall’altra, di ripartire dalle “periferie”, intese non solo come zone marginali di un’area topograficamente determinata, ma come metafore da contrapporre a quelle isole di dominio che bloccano l’indispensabile cambiamento culturale politico e sociale.
Aver cura presuppone di progettare in tempi biologici, coesistere in simpatia con tutto il vivente, pretendere diritti universali che non siano funzioni del mercato o delle convenienze di una crescita imposta dal profitto. La distanza dalla politica attuale è così profonda da dover essere colmata superando determinismo, crescita, antropocentrismo, ordine patriarcale, dominio del capitale sul lavoro.
Periferici sono tutti i soggetti e le classi socialmente destinate all’espulsione, all’emarginazione, allo scarto. Sono a volte anche luoghi o gerarchie immateriali, prodotti di una fase dello sviluppo ormai in crisi irreversibile, in quanto implica produzione in eccesso e consumi iniqui, predazione di lavoro e natura, riduzione della rappresentanza democratica ai soli centri rilevanti sotto il profilo economico e geopolitico, a danno della salute della biosfera.
Oggi sono ridotti a “periferia” rispetto al “centro” – solo per fornire alcuni esempi – il lavoro rispetto al capitale, i rifugiati dell’Africa intera rispetto ai residenti sulla sponda nord del Mediterraneo, la natura rispetto agli imperativi della produzione, il tempo di vita rispetto al tempo di lavoro, il futuro del clima rispetto al presente del massimo profitto, la diffusione critica della conoscenza scientifica rispetto alla tecnocrazia e, più in specifico, arriverei ad osare: la Val di Susa rispetto al calcolo costi-benefici di chi non l’ha mai abitata e financo i delegati sindacali eletti dai lavoratori rispetto ai team leader scelti dall’azienda.
A Milano, a partire dalla Laudato Sì, è nata un’Associazione che anche nel metodo e nel coinvolgimento dei soggetti punta a creare condizioni ed esperienze affinché le periferie si diano forme di autogoverno e si autorganizzazione nell’ambito di un programma in costruzione, che si struttura attorno al tema della cura della Terra, del clima, della giustizia sociale. Un programma in più punti, aperto e tutt’altro che definitivo, non necessariamente tutto da condividere, ma in grado di farci uscire da circoli immancabilmente chiusi e di diventare desiderabile.
Si vorrebbe costruire un quadro teorico coerente, ma elaborato coralmente da persone che poi lo facciano vivere nei territori. I materiali di questo sforzo in atto si possono reperire a questo sito.
Questo articolo è stato pubblicato dal quotidiano Il manifesto il 31 luglio 2019