di Silvia R. Lolli
L’incontro promosso all’interno del CSB Centro Sportivo Bologna, dal gestore, AD Marzabotto 24, lunedì 1 luglio ci ha fatto una strana impressione: sceneggiata, preoccupazione o ricerca di partner per risolvere il problema? Tanti i presenti: soci dell’ex centro sportivo storico, il CRB, cittadini anche appartenenti a comitati sorti o risorti negli ultimi due anni (rigenerezione no speculazione, Via Piave), giornalisti, sportivi certamente appartenenti alla polisportiva Pontevecchio e alle società che in questo tempo hanno riempito l’impianto.
Fu venduto il 9 ottobre 2017 da Intesa S. Paolo-Cassa di Risparmio di Bologna alla società Bologna Sport City srl, il cui legale rappresentante era Donati Ing. Stefano che risultava essere del gruppo SECI Real Estate SpA. In questi due anni i proprietari risultano essere di più: direttamente società del gruppo Seci e il Bologna FC sono diventati della partita, oppure fin dall’inizio nel capitale sociale di € 10.000,00 c’era già dietro un pool d’imprese? Allo stato attuale ai cittadini poco importa, ma forse a chi fa politica e/o gestisce interessa di più?
Lunedì hanno brillato per la loro assenza i politici, pur invitati, come ha spiegato Michele Bazzi portavoce del gestore. Del resto Lepore, assessore anche allo sport, era presente nella seduta del lunedì del consiglio comunale. Prima domanda arrivata dai cittadini: non si poteva trovare un altro giorno per l’incontro? Assenti anche il presidente di quartiere Cipriani e altri politici eletti in questo mandato.
Notata poi un’altra assenza: il presidente dell’AD Marzabotto 24, da lunedì 1 luglio anche presidente della Virtus basket, Giuseppe Sermasi. L’abbiamo conosciuto come presidente della Virtus scherma, altra società impegnata per la gestione del CSB, fin dalla presentazione nell’autunno 2016 del programma sullo sport fatta dall’assessore Lepore al quartiere Savena; altro intervento ascoltato di Sermasi fu fatto in istruttoria quando ricordò che la gestione del nuovo CSB era particolarmente difficile e la piscina sarebbe stata impossibile da riaprire per i costi di manutenzione che i gestori avrebbero dovuto sostenere.
Siamo di nuovo alla piscina del CRB ancora chiusa in un’altra estate torrida; ricordiamo che poteva essere riaperta alla cittadinanza come da convenzione e come richiesto recentemente dal comitato rigenerazione no speculazione. Presente l’ex consigliere comunale Nicolò Rocco di Torrepadula che ha immediatamente telefonato a Lepore, suo amico; così, durante l’incontro, si è data l’informazione (attesa?): “Lepore prende l’impegno per chiedere la riapertura del centro”.
Cittadini rassicurati? Non troppo, almeno dall’intervento che sottolineava come la parola “riapertura” definisca una precedente chiusura, come aveva già esposto Bazzi e come il comunicato per i giornalisti dice chiaramente:
“Marzabotto 24 SSDARL comunica di aver ricevuto in data odierna da BSC – società proprietaria dell’area – la richiesta di restituzione della disponibilità del complesso sportivo ex Cierrebi Club entro e non oltre la data del 3 settembre 2019. Questo atto comporta la chiusura totale del centro sportivo. Non spetta a noi entrare nel merito delle motivazioni alla base della scelta della proprietà. Quello che ci lascia sconcertati, però, è l’impossibilità per la Marzabotto 24, nata con il solo scopo di consentire la pratica sportiva in un luogo già in passato chiuso alla popolazione, senza alcun interesse economico e senza alcun contributo pubblico, di continuare a consentire a migliaia di atleti, alle loro famiglie e alle società sportive di svolgere le loro attività. Auspichiamo quindi che si possa trovare in extremis una soluzione che consenta a BSC di ripensare alla decisione pratica, e alle società sportive del territorio di continuare ad utilizzare un luogo di sport importante per la città”.
I fatti degli ultimi giorni raccontati da Bazzi: il giovedì precedente ha avuto un colloquio negli uffici di Seci, con l’Ing. Montagnini. Sono emersi i problemi: “Seci considera troppo alti i costi di manutenzione del centro e si preoccupa delle “curve” che tutta l’operazione sta prendendo”.
Ricordiamola brevemente: è quella collegata alla “rigenerazione” dello Stadio Dall’Ara, supermercato al CRB e abbattimento bosco urbano con speculazione ai Prati di Caprara est, operazione che finora ha mobilitato tantissimi cittadini firmatari del documento del Comitato Rigenerazione no speculazione promosso fin dalla primavera del 2017.
Alla domanda dell’arch. Rocchi sull’uso del termine “curve” Bazzi non ha fondamentalmente risposto, perché non si è ritenuto un tecnico; per lui le curve, così definiti da Seci gli odierni inconvenienti, sono solo di carattere tecnico. Forse solo i vincoli cimiteriali?
Non vogliamo pensare male, ma per noi in questo termine si potrebbero nascondere altri elementi, sia burocratici, ma soprattutto di garanzia in vista del concordato preventivo o di un piano di ristrutturazione che, come si apprende dai giornali, la società Seci holding sta studiando per eliminare il deficit emerso nei mesi scorsi. Quello di salvaguardia per 102 lavoratori, almeno per 6 mesi di cassa integrazione, è già stato ottenuto qualche giorno fa. In questo incontro però nessuno ha sollevato la questione relativa al salvataggio in extremis di alcune aziende del gruppo Maccaferri.
Ricordiamo che l’acquisto CRB, molto sottocosto, venne fatto per € 3.200.000,00, appunto da una società di €10.000 di capitale sociale. Chi si è celato dietro Bologna Sport City Srl, solo il gruppo Seci, oppure anche il Bologna FC, oppure altri? Forse i presenti lo sapevano già; certo il gestore che ha sempre avuto “relazioni trasparenti” con Seci, nei due anni dovrebbe aver pagato le manutenzioni straordinarie del centro.
Sceneggiata? Convocare lunedì, giorno di consiglio comunale, questa conferenza da parte di uno dei gestori, quello legato alla Pontevecchio, ci ha fatto subito una strana impressione. Tra l’altro Bazzi stesso ha spiegato all’inizio che dopo aver ricevuto il giovedì pomeriggio dopo l’incontro “la PEC di Seci con la comunicazione della data di chiusura”, sabato ha parlato con l’assessore il quale gli ha chiesto di tenerlo informato. Il comunicato per i giornalisti è senza data, anche se sotto, a firma solo di Bazzi, si convoca l’incontro per il lunedì 1 luglio.
Alcune affermazioni del gestore date all’inizio:
“I rapporti con la proprietà sono sempre stati trasparenti”; “all’inizio eravamo in una posizione transitoria di gestione, 6 mesi diventati poi due anni nei quali tremila famiglie hanno trovato nel centro un punto sportivo importante; la società di ritmica in serie A della Pontevecchio, altre società di basket, di tennis, di atletica si sentono ora danneggiate dalla richiesta di chiudere il 3 settembre 2019 restituendo le chiavi al proprietario”; ” questa è stata una gestione sana che è riuscita a rimettere in piedi, senza aiuti pubblici, un centro prima gestito con passività”; “siamo oggetto di una decisione strategico/politica che nulla ha a che fare con lo sport”; “Che cosa succederà?Non lo so, non si sa.” “Se solo ci fosse qualcosa che facesse cambiare idea alla proprietà”.
Il qualcosa è proposto da Albicini un socio ex CRB ed uno dei primi fondatori il comitato rigenerazione no speculazione; chiede di uscire con una comunicazione forte ed una linea precisa per far cambiare le cose.
Dall’incontro si è usciti senza aver definito alcuna strategia, né alcun comunicato. Ci è sembrato ancora una volta che quando si coinvolge il mondo sportivo si fa fatica a trovare una coesione di fondo, se non nei confronti di minimi obiettivi transitoriamente comuni. Ognuno va per la sua strada come ci è sembrato sia successo lunedì pomeriggio.
Siamo convinte che se si attuerà qualcosa potrà essere per l’intervento del comitato di cittadini che da due anni sta cercando di affrontare a viso aperto l’amministrazione con obiettivi informativi, partecipativi e di politica urbana e sostenibile, oltre che sportiva.
Per esempio l’ultima richiesta del comitato è stata: riaprire la piscina CRB ai cittadini, in nome della convenzione stipulata nel 1985. Che sia anche questo atto una parte del problema per la/e proprietà? Vedersi bloccati nella speculazione edilizia o commerciale per una convenzione risalente al 1985 nella quale rimane un diritto della cittadinanza ad usufruire dell’impianto, lo vediamo come un reale impedimento a cambiare l’uso dell’area, per far operazioni di risanamento contabili con le banche. Che tutta l’operazione, improntata come si è visto solo su giochi contabili/finanziari in cui chi si propone per “rigenerare” cerca prima di tutto di fare speculazione commerciale e immobiliare, sia centrata ora sulla piscina ed alcuni campi da tennis o forse tutti dell’ex CRB è ora chiaro.
Anche la lettura di articoli del 3 luglio (da Il resto del Carlino e Stadio) nei quali si dà parola a Fenucci, AD del Bologna FC sono esplicativi, in mancanza di comunicazioni dell’amministrazione. Si ricorda che a metà luglio (anche il bollettino, news online, del sindaco Merola ci ricordava questo “evento”) avverrà la presentazione del progetto con: “i costi della ristrutturazione dello Stadio, dell’antistadio e delle opere accessorie”; “ci sarà l’incontro con il Comune, poi per andare in meta resterà da trovare il partner…Sceglieremo chi ci garantirà il rispetto dei tempi e dei costi… l’operazione di costruzione di un’attività commerciale per poi poter regalare spazi sportivi alla città è più complicata di quanto. Inizialmente prospettato, per questo valuteremo le nuove opzioni sul tavolo…noi non abbiamo interessi immobiliari sull’area”.
Ma ci spiega anche che l’amministrazione ha condotto in questi due mandati la partita pensando dapprima di limitare i suoi danni dando solo la possibilità di effettuare l’ennesima speculazione edilizia e commerciale e al termine convenzionando il campo di calcio storico e le aree limitrofe per un periodo di 99 anni. Successivamente sta programmando di sborsare quasi la metà del costo (in verità un po’ alto!) della ristrutturazione dello Stadio. I costi è vero saranno presentati tra poco, ma l’amministrazione si è già impegnata a parole e da mesi con una cifra di 30 mln di euro. Poi si parlava di regalare alla città alcuni impianti del l’ex CRB!
La chiusura del centro CRB/CSB a settembre sembra dunque la panacea di tutto, con il ruolo centrale di una piscina da anni non utilizzata, ma ristrutturata pochissime anni fa! Per la costruzione del supermercato oggi l’amministrazione pone impedimenti in altezza vista la vicinanza dell’area cimiteriale; solo oggi? Lo avevamo già individuato il problema anche noi! Dietro questa vicenda rimane anche la ristrutturazione del debito delle società di Maccaferri. Il tutto in fondo ci sembra una sceneggiata, che comincia ad avere gli aspetti di una vera e propria saga!