Il marxismo è un punto di vista mondiale rivoluzionario

26 Aprile 2019 /

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di Sergio Caserta
La frase di Rosa Luxemburg (il 15 gennaio di quest’anno è ricorso il centenario della morte) è quanto mai attuale come molta parte del suo pensiero dialettico e libertario, oggi che l’orizzonte del socialismo per il quale tanto sangue è stato versato sembra sempre più una chimera lontana, in un mondo dominato dalle forme più aggressive e violente di capitalismo. Un capitalismo che ha gettato la maschera del perbenismo, abbandonando ogni forma di possibile compromesso per imporre le sue leggi ferree di sfruttamento del lavoro, a qualsiasi latitudine, in qualsiasi luogo degli emisferi.
Le lancette dell’orologio sono drammaticamente girate all’indietro della storia. I diritti conquistati con le lotte durissime sono soppressi e le masse lavoratrici che si ribellavano alla schiavitù sono riportate come greggi nell’ovile, mentre un esercito infinito di riserva si affaccia sulle sponde del mediterraneo e di ogni confine, alla giusta ricerca di sopravvivere alla fame, alle carestie, alle siccità ed alle guerre. Queste contraddizioni di un mondo diviso drammaticamente tra chi lavora per vivere o il più delle volte sopravvivere e chi aspira solo a sfuggire alla morte, mentre una sparuta minoranza di privilegiati si gode i frutti del lavoro altrui, perché possiede la gran parte delle ricchezze, questa condizione è divenuta insopportabile.
Il mondo rotola verso l’autodistruzione: la rapina delle risorse naturali, il consumo forsennato di energia, la distruzione di foreste, di laghi, fiumi e degli stessi oceani, sta spingendo l’ambiente al collasso, l’aria irrespirabile delle megalopoli, l’inquinamento di ogni angolo del pianeta, la desertificazione di intere regioni, la distruzione sistematica di specie animali e vegetali, lo scioglimento dei ghiacciai, la crescita costante della temperatura, sono l’altro corno del dilemma di un sistema economico che non può più reggere, ma come una macchina impazzita corre incontrollabile verso un destino che forse non darà scampo all’intera umanità.
Occorre per questo una reazione, un sussulto, dell’intelligenza e dei cuori, occorre un’opera immane di rinsavimento del genere umano: contrapporre alla cieca ingordigia del capitale, un nuovo socialismo che sappia coniugare giustizia e uguaglianza nei diritti con un’altra visione del futuro della terra che non sia più dominata dalla cupidigia dell’arricchimento individuale che genera lutti e rovine.
Un altro ordine mondiale, in cui la preservazione dell’ambiente divenga la premessa e il primo obiettivo di ogni scelta e che alla cultura del consumismo irrefrenabile di beni materiali si sostituisca una civiltà più avanzata, più cosciente dei limiti, più misurata nei comportamenti individuali e collettivi.
Non si tratta di praticare un idilliaco pauperismo, al contrario, fornire a tutti le condizioni per vivere dignitosamente, senza per questo distruggere la natura. Una società equilibrata nella giusta misura tra essere e possedere: si può vivere oggi, grazie anche alle risorse della scienza e della tecnologia, senza produrre anidride carbonica in eccesso


  • e senza alterare il clima, si tratta di riconvertire i modi di produzione e di consumo entro limiti che possono essere fissati e rispettati.

Ma se non riprende corpo e sostanza il concetto di benessere generale, di giustizia, di uguaglianza, di responsabilità che solo i valori di un nuovo socialismo possono affermare, non c’è speranza che il cambiamento si avveri. Ecco perché i profeti della fine degli ideali del comunismo e del socialismo che si arresero davanti alle difficoltà ed alle contraddizioni delle sconfitte, portano con sé la responsabilità di aver contribuito a ritardare la possibile ripresa di un nuovo concetto di rivoluzione permanente che resta il punto di vista della visione critica e dialettica di Marx delle dinamiche sociali, più che mai attuale.

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