Bologna, Prati di Caprara: l'istruttoria pubblica

5 Novembre 2018 /

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di Silvia R. Lolli
All’inizio di settembre, dopo l’incontro del 31 agosto della 1^ commissione “Affari generali ed istituzionali” del Comune di Bologna, ci chiedevamo se l’approvazione del consiglio comunale sulla richiesta di istruttoria pervenuta da 2.525 cittadini potesse avvenire e se si fosse programmata in tempi brevi. Verifichiamo che l’organizzazione di questa nuova forma partecipativa, possibile per il Regolamento comunale, ha avuto tempi abbastanza celeri.
Infatti all’inizio di novembre, per tre giorni (7-9-10) e su richiesta anche nel tardo pomeriggio e di sabato, il consiglio comunale sarà chiamato ad ascoltare gli interventi di ben 43 gruppi associativi e di tecnici, anche dell’amministrazione che spiegheranno le loro istanze legate alla rigenerazione dello storico Stadio comunale Dall’Ara. E’ certamente un traguardo raggiunto dai primi firmatari la piattaforma del comitato (RigenerazioneNoSpeculazione).
Un traguardo, fra gli altri raggiunti in questi anni, di tappa, perché potrebbe ancora essere lungo il processo partecipativo che più di 10.000 cittadini hanno intrapreso, in varie forme (ormai le firme del FAI per il luoghi del cuore sono 15.000), con la giunta ed il consiglio comunale. E’ stata la richiesta per un ascolto che la cittadinanza ha imposto ad una politica spesso sfuggente, ma soprattutto autoreferenziale e, nonostante l’evidente perdita di consensi, legata ad un’idea distorta di rappresentanza fatta di scelte importanti avvenute in contesti sconosciuti ai cittadini e non con la sufficiente trasparenza dei fini.

La trasparenza e la conoscenza sono infatti i momenti più importanti che il lavoro dei cittadini ha portato a Bologna attraverso: la diffusione della piattaforma iniziale con la richiesta di firma; la conoscenza di luoghi sconosciuti ai più, come i Prati di Caprara; la conoscenza di leggi e di atti amministrativi a volte non attuati per favorire successive speculazioni urbanistiche, oppure con previsioni urbanistiche fatte contro leggi statali; l’emersione di progetti ideati non troppo alla luce del sole, e fatti conoscere piano piano (e perciò imposti a cittadini ignari, ma consenzienti per il silenzio/assenso che ormai è d’uso) sui giornali cittadini; la capacità di attuare un vero processo partecipativo con 100 cittadini, scelti su basi scientifiche, su più di 300 interessati (ParteciPrati) e con l’aiuto di esperti di alto livello resisi disponibili gratuitamente; la diffusione di un Manifesto per il bosco dei Prati di Caprara elaborato dagli esperti del comitato scientifico e sottoscritto dai cittadini; la raccolta di più di 2.500 firme autenticate (più del dovuto per richiedere l’istruttoria) nella metà del tempo concesso (20 giorni, invece che due mesi!).
Insomma fra il detto e il non detto stava (o sta?) per compiersi uno scempio ed una speculazione che farà rivoltare nella tomba i migliori amministratori della città di Bologna: Zanardi, Dozza, Zangheri. E’ in nome di valori ed idee qui conosciuti, che però si stanno perdendo, che si è diffusa la partecipazione, con la speranza che si riprenda la Politica di questi “padri”.
Il processo prese l’avvio quasi due anni fa, poco tempo dopo le ultime elezioni amministrative, con un piccolo gruppo di persone che si costituì in un comitato per manifestare contro la vendita di un complesso sportivo privato da parte di Intesa S. Paolo, odierna proprietaria per la fusione con la Cassa di Risparmio di Bologna. Vendita che avrebbe portato (o porterà?) alla distruzione di impianti sportivi per far posto ad un supermercato di 2.500 mq. Tutto ciò avviene vicino allo Stadio comunale, di fronte al complesso monumentale della Certosa, cimitero comunale, quindi in deroga a vincoli di vicinanza cimiteriale che fino a pochi anni fa erano ancora previsti in città.
Si scoprì che la vendita diventava uno strumento in mano alla speculazione edilizia e commerciale per compensare il proprietario del Bologna FC per la ristrutturazione dello Stadio comunale; la giunta di Bologna lo avrebbe poi dato in gestione per 99 anni alla stessa società sportiva. Una ristrutturazione che prevedeva altre aree dismesse da urbanizzare come compensazione della spesa di ristrutturazione che però avrebbe subito dato all’interno dello stesso stadio altre possibilità economiche a chi ristrutturava: ampliamento di spazi per tifosi “vip” e soprattutto attività commerciali al posto di palestre storiche sotto le tribune. In questa operazione anche l’area attorno allo stadio avrebbe trovato nuove funzioni. La ristrutturazione prevista porterebbe o porterà la distruzione (ennesima per la città di Bologna) della pista di atletica (forse due se si si andrà a distruggere anche l’Antistadio) oltre alle palestre di cui sopra. Ma in tutta la manovra entrava in gioco anche l’area dismessa dalla difesa: 47 ha di spazio, ormai fortemente rinaturalizzato; uno spazio storico per la città e di fianco ad un grande nosocomio, l’Ospedale Maggiore: i Prati di Caprara.
I cittadini si sono opposti alla speculazione edilizia, commerciale e si può dire anche sportiva, perché non troviamo altri termini nel qualificare la distruzione di palestre e campi sportivi finora ad uso dello sport associativo e/o individuale per far posto a centri commerciali ad abitazioni o a tribune per consumatori abbienti di spettacoli sportivi, oppure per uno sport solo, il calcio che pensa di essere l’unico verbo sportivo da divulgare anche se fallimenti, buchi di bilancio e inchieste giudiziarie per gestioni poco chiare sono sempre più all’ordine del giorno. In una città come Bologna, la cui polisportività era nata proprio fin dalla costruzione del complesso Stadio comunale negli anni Venti, ci sembra completamente assurdo.
Non è lo sport che conosciamo e neppure quello che ancora falsamente e mitologicamente viene propagandato dai media; è invece quello che anche in Regione Emilia-Romagna, vedi la legge dello sport, si sta proponendo da alcuni anni: uno sport commerciale, turistico, fatto di grandi eventi. Politicamente sta emergendo sempre più e si è manifestato fin dall’insediamento della Giunta regionale quando il Presidente Bonaccini ha mantenuto la delega allo sport e dopo l’approvazione della legge ha spostato gli uffici dello sport al settore turistico. Il top è stato l’incarico ad un ex ciclista, Cassani, della responsabilità a livello regionale dell’azienda turistica.
Anche a livello cittadino il vicesindaco Lepore ha assunto deleghe riguardanti fra le altre lo sport, la cultura, il turismo, oltre che il patrimonio. La presentazione per esempio per il piano sullo sport degli impianti di terra si è conclusa non nei luoghi tradizionali comunali (per esempio sala Farnese), ma nell’aula di un’azienda energetica, solo perché tra i suoi piani di marketing ha sponsorizzato lo sport.
La vicenda della vendita del Cierrebi e della ristrutturazione dello stadio Dall’Ara con la conseguente partecipazione dei cittadini sta dunque facendo emergere tanti aspetti della politica finora poco conosciuti e lasciati ai pochi interessati. Grazie ai cittadini oggi si conoscono un po’ di più alcuni contorni della vicenda, anche se crediamo che altri non siano ancora emersi in modo trasparente.
L’istruttoria pubblica che si aprirà mercoledì 7 novembre 2018 alle 17,30 nel consiglio comunale di Bologna e che avrà fra i primi relatori, tecnici, anche la portavoce del comitato RigenerazioneNoSpeculazione, Roberta Bartoletti, sarà supportato da altri cittadini che si raccoglieranno sotto le finestre comunali per portare la vicinanza dei tanti partecipanti. L’istruttoria continuerà venerdì 9 dalle 15 alle 19 e si dovrebbe concludere nella sua fase conoscitiva sabato alle ore 14,30, dopo di che il consiglio comunale farà la relazione conclusiva. Aver organizzato l’istruttoria in orari in cui anche il lavoratore può partecipare più facilmente dà il senso del peso politico che i cittadini sono riusciti ad avere fino ad oggi.
Ci ha fatto piacere sapere che nello stesso pomeriggio dalle 15,30 in Piazza Nettuno si terrà una manifestazione organizzata da Salviamo la Costituzione: ci saranno vignette rappresentative gli articoli della Costituzione Italiana. Lo consideriamo di buon auspicio per l’istruttoria pubblica, che è uno strumento interpretativo ed operativo delle parole “Repubblica democratica” e della sua spiegazione “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”, scritte nel primo e nel secondo comma del primo articolo.
In nome della Costituzione ci siamo impegnate e ci sentiamo ancora impegnate nel proseguire il percorso affinché l’amministrazione riveda in senso costituzionale le scelte sul POC finora fatte, solo in nome di un liberismo esasperato; noi vorremmo vedere applicati i principi costituzionali su: tutela del territorio (art. 9); limiti alla proprietà privata (2° comma art. 42: “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, il godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”).
Si potrebbe cominciare proprio a Bologna partendo da questo processo partecipativo, che il comitato RigenerazioneNoSpeculazione ha promosso e diffuso in modo trasparente, per rimettere sul piatto della Politica questi valori fondanti la nostra democrazia che non è liberista, ma solidaristica.

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