Censimento rom, se il ministro dell'Interno ignora le leggi

22 Giugno 2018 /

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di Giulia Albanese, Mauro Barberis, Elena Bovo, Giuseppe Campesi, Carlo Spartaco Capogreco, Benedetta Carnaghi, Giuseppe Carnaghi, Fulvio Cortese, Francesco Paolo De Ceglia, Ernesto De Cristofaro, Claudio Fava, Marzia Finocchiaro, Antonio Fisichella, Francesco Germinario, Carlo Ginzburg, Elisabetta Grande, Adriana Laudani, Marco Lenci, Simon Levis Sullam, Giovanni Messina, Francesco Migliorino, Silvano Montaldo, Guido Neppi Modona, Antonio Pioletti, Fabio Repici, Isaia Sales, Attilio Scuderi, Domenico Simone, Giuseppe Strazzulla, Domenico Tambasco, Xavier Tabet, Maria Sole Testuzza
La politica, non solo in Italia, evita di interrogarsi su molte delle più complesse questioni sociali in chiave storica. Anche quando l’appello alla storia, lo si è affermato persino con riferimento alla profonda crisi economica che ha attraversato il Mondo nell’ultimo decennio, potrebbe fornire utili chiavi di lettura e soluzioni, se non definitive, quanto meno non improvvisate.
La storia, certamente in Italia, non fa parte della cassetta degli attrezzi delle classi dirigenti e c’è da chiedersi se, dopo il massiccio drenaggio di risorse che ha colpito la scuola e l’università, continuerà a far parte del bagaglio dell’opinione pubblica, dal cui giudizio dipendono, non solo le carriere dei governanti, ma la possibilità che essi hanno di assolvere al loro compito sentendosi realmente oggetto di giudizi lucidi e rigorosi.
Non si può, pertanto, commentare con sorpresa la dichiarazione del ministro dell’Interno italiano, onorevole Salvini, del 18 giugno 2018 secondo cui sarebbe opportuno sottoporre la popolazione Rom presente in Italia a un vasto censimento. In modo da poter poi espellere tutti coloro che dovessero risultare “irregolari”.

L’Italia ha conosciuto, giusto ottanta anni fa, un altro censimento su base etnica. Quello operato sui cittadini “di razza ebraica”, come si usava dire. Preludio, purtroppo, a una lunga catena di abomini nei loro confronti. Al più estremo e devastante di questi, la deportazione in massa verso i campi e la soppressione nelle camere a gas, vennero sottoposti a quel tempo anche migliaia di Rom, presenti in varie nazioni europee.
Non chiediamo all’onorevole Salvini, che ha tra i suoi sostenitori – lo si è visto in occasione del ferimento di sei immigrati africani a Macerata nel febbraio 2018 – anche zelanti promotori della pulizia etnica per le vie più spicce, di conoscere la storia o di rispettare il dolore e la memoria di chi ha sofferto discriminazioni etniche e deportazioni. Una persona che si riferisce alle traversate del Mediterraneo di migliaia di disperati in fuga da fame e guerre come a “crociere”, palesemente non si fa scrupolo di irridere la sofferenza altrui e di additarla al dileggio generale in modo macchiettistico. La speranza che ogni cittadino democratico può e deve coltivare e alimentare è che la condizione culturale e sociale che ha prodotto il quadro politico presente cambi in meglio e che a nessuno sia più possibile lucrare rendite elettorali e galloni ministeriali su simili tragedie umane.
Nel frattempo, a un Ministro dell’interno che sconosce la storia, che indirizza disprezzo sui più deboli mentre promette riduzioni di tasse ai più forti, si potrebbe suggerire di ripassarsi la normativa sugli apolidi che non consente espulsioni di Rom anche qualora essi non siano cittadini italiani; o gli si potrebbe suggerire di rileggersi le sentenze 249 e 250 del 2010 della Corte costituzionale che, nel dichiarare illegittima l’aggravante della clandestinità, introdotta dal “pacchetto sicurezza” del 2009 anche grazie ai voti della Lega, ricordano che non si può perseguire un individuo, o aggravare il regime di sanzioni vigenti, in ragione di ciò che egli è piuttosto che di quel che ha fatto; oppure, visto che la stagione è quella degli anniversari delle stragi di mafia del 1992, si potrebbe consigliare al massimo responsabile dell’ordine pubblico di valutare se, non solo storicamente ma tuttora, la minaccia all’ordine pubblico in Italia provenga piuttosto dagli immigrati e dai Rom che dalla mafia, dalla camorra, dalla ‘ndrangheta, potentissime organizzazioni criminali che hanno divorato l’economia e la vita di intere regioni italiane e che, tuttavia, nella retorica securitaria del governo in carica e del suo Ministro dell’Interno non vengono mai evocate.
Questo articolo è stato pubblicato da Micromega Online il 21 giugno 2018

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