di Antonia Sani, associazione nazionale Per la Scuola della Repubblica
Il 18 marzo 1968 vedeva la luce la legge istitutiva della Scuola dell’Infanzia Statale. Un percorso accidentato, per le inevitabili contrapposizioni con le scuole d’infanzia comunali, fiore all’occhiello (grazie alle scuole dell’Emilia-Romagna) dell’Italia di quegli anni. L’iter parlamentare fu lungo e tormentato. Coprì l’arco di due legislature (1958-63; 1963-68) e provocò ben due crisi di governo. Presidente della Repubblica era Giuseppe Saragat, presidente del Consiglio Aldo Moro. Coalizione di governo: Dc, Psi, Pdsi, Pri.
Le ragioni del contrasto erano di carattere ideologico: le forze più legate al mondo cattolico temevano la perdita della centralità della famiglia in un’ impostazione fondata sul riconoscimento “scolasticistico” delle esigenze della seconda infanzia, sostenuta dai partiti laici e dal PCI. A sua volta il PCI era un forte sostenitore delle esperienze positive realizzate nei Comuni guidati da “giunte rosse”.
Il testo della legge porta evidenti i segni di quel contrasto: si è voluto lasciare in piedi l’impianto delle scuole comunali e la non istituzione di sezioni di scuole statali laddove scuole private potessero rispondere al fabbisogno del territorio.
Scuola dell’infanzia statale e scuola dell’infanzia comunale (entrambe pubbliche) non sono ancora a tutt’oggi “la Scuola dell’Infanzia della Repubblica”, come è per tutti gli altri ordini di scuola pubblica, ma semplicemente due possibili opzioni. Anziché tentare di risolvere questa contraddizione, l’11 dicembre 2017 il consiglio dei ministri ha approvato il «Piano pluriennale per la promozione del sistema integrato di Educazione e Istruzione». Si tratta dell’attuazione di uno dei punti previsti nella legge 107/15 relativo all’istituzione del «POLO 0-6».
La scuola dell’infanzia viene schiacciata sul servizio educativo dei Nidi, luogo della prima infanzia, «per offrire alle famiglie strutture e servizi…». La legge 444-1968 aveva tentato il grande passo, sostenuto da insigni pedagogisti, di integrare nel primo ciclo del sistema scolastico la Scuola dell’Infanzia. Invano?
Il provvedimento del consiglio dei ministri nega ora l’autonomia e la specificità pedagogica e didattica di questo livello scolastico, già confuso e aggirato nella formulazione della legge 107 con una sorta di flessibilità deprofessionalizzante dei docenti di scuola dell’infanzia che potrebbero essere collocati anche nei nidi. Non ci resta che affidarci al nuovo parlamento.
Questo articolo è stato pubblicato dalla Bottega del Barbieri il 19 marzo 2018