Malalbergo (Bologna): due giunte a settimana, per la Corte dei Conti non sono contestabili

4 Ottobre 2017 /

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di Massimo Corsini
Tutto è bene ciò che finisce bene. Alla fine la Corte dei Conti, come hanno riportato le cronache di questi ultumi giorni, ha assolto con formula piena l’ex sindaco di Malalbergo Massimiliano Vogli, anche se, a dire il vero, dopo due anni, un po’ di pena è come se l’avesse scontata lo stesso. La sentenza che libera l’ex sindaco da un’onta immeritata (Vogli è stato eletto con l’80 per cento dei voti ed è stato un sindaco piuttosto amato a Malalbergo) ridimensiona decisamente l’atto d’accusa della procura a poco più che un pettegolezzo.
Facciamo un passo indietro. Cosa era successo? In seguito ad un esposto di Raffaele Finelli, al tempo stesso predecessore ed aspirante mancato successore di Vogli, la procura aveva citato in giudizio quest’ultimo per un danno erariale causato da un indebito uso di permessi retribuiti, nella fattispecie veniva contestato l’eccesso della convocazione di due giunte settimanali anziché una.
Il concetto fondamentale evidenziato dalla Corte dei Conti in risposta alla procura, è il fatto che le due giunte comunali convocate a settimana anziché una, sono un atto politico non contestabile che rientra a pieno titolo nei poteri del primo cittadino. La sentenza riporta infatti: “Non è sindacabile in sede giurisdizionale l’atto politico del numero di convocazioni del numero di giunte comunali”.

Tuttavia, volendo guardare lo stesso ai denari, al di là del merito politico e amministrativo non contestabile, potrebbe essere utile correggere la prospettiva di quel che distrattamente, forse, non è stato abbastanza sottolineato. Nel suo secondo mandato, Vogli anziché fare il sindaco a tempo pieno ha scelto, poiché è la normativa stessa che lo permette, di usufruire della modalità di lavoro part time dimezzando così l’indennità percepita come sindaco, 1000 euro anziché 2000 (circa).
“Ho scelto questa modalità poiché era un modo per riagganciarmi alla mia realtà lavorativa e perché ho sempre considerato l’impegno di sindaco come pro tempore. Inoltre, a dirla tutta, in questo modo ho fatto risparmiare al mio comune 75 mila euro”. E’ chiaro che per il suo lavoro al di fuori dell’impegno di sindaco, Vogli veniva pagato, ma era il suo lavoro, lavoro dal quale doveva prendere permessi per le necessità dell’attività politica. Non è che fosse pagato perché convocava una giunta o due in più: semplicemente prendeva permessi dal lavoro al quale era tornato. Di qui il presunto calcolo del danno erariale secondo l’accusa.
E poi quello che viene da chiedersi è: siccome l’esposto alla corte dei conti è stato presentato dopo il secondo mandato, cioè quando il lavoro di sindaco di Massimiliano Vogli era ormai finito, perché prima non è stato fatto o detto nulla? Il sospetto è che l’origine di questa vicenda sia di tutt’altro genere.

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