Stolpersteine: a imperituro ricordo di chi era ritenuto asociale

15 Luglio 2017 /

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di Franco Di Giangirolamo
Chi visita Berlin è indotto più facilmente a stare a testa all’insù che a guardare a terra, a meno che non si tratti di strisce pedonali, di opere dei “madonnari”, di tracce segnalate del “muro” o di artisti di strada dalla fantasia molto sviluppata. Perciò, benché siano poco meno di 7.000, non è raro che passino inosservate le “stolpersteine”, letteralmente “pietre d’inciampo”, sparse per tutta la città.
Simili ai sanpietrini, sono pietre con una placca di ottone delle dimensioni di 10×10 centimetri, che vengono collocate a terra sul marciapiedi o sulla strada, in ricordo di persone perseguitate dal nazionalsocialismo. Il progetto fu avviato dal 1996 dall’artista Gunter Demnig di Colonia e si sta realizzando in circa 1.000 città e comuni tedeschi e in 18 paesi europei. Sono oltre 55.000 le stolpersteine collocate a ricordo di persone di religione ebraica, di etnia Rom e Sinti, di giovani e adulti inseriti nel programma di eutanasia, di membri della Resistenza politica e religiosa, di omosessuali, di Testimoni di Geova e di chiunque fosse ritenuto asociale.
Le pietre hanno inciso il nome, data e luogo di nascita e di morte e la ragione per cui sono stati perseguitati, internati, maltrattati, torturati e deportati e sono deposte nei luoghi dove le vittime del nazionalsocialismo vivevano o dove sono stati prelevati.

In Germania questo progetto fa parte degli Erinnerungsprojekt, ovvero dei progetti della memoria, con finalità pedagogiche soprattutto per le scuole. Vorrei poter dire molto di più su questo progetto e sulla sua gestione, ma trovo un impedimento non piccolo nella lingua. Posso solo dire che “funziona”, almeno per quanto mi riguarda. Ogni volta che, girando per la città, metto i piedi su una placca di ottone non posso fare a meno di pensare a cosa è accaduto in quel preciso posto, a chi è accaduto e da parte di chi.
In pratica, sono piccoli monumentini che esercitano un richiamo permanente, al quale ci si può, forse, abituare ma ai quali non si riesce a sottrarsi. Nel breve tratto di strada che mi porta alla stazione della metro ne incontro sempre due. Sono state loro a convincermi, con i rapidi sguardi che ci scambiamo spesso, che l’idea del 1996 è stata ottima, e che questa breve nota potrebbe avere un senso, soprattutto se chi la legge, imbattendosi un giorno casualmente in una stolperstein si fermerà a leggere cosa c’è scritto.
Il progetto potrebbe avere una sua utilità pedagogica anche in Italia, visto che il nostro paese ha la responsabilità storica, oltre che degli orrori vili gestiti in proprio, tanto del contributo significativo offerto a quelli del nazionalsocialismo quanto della eroica e vittoriosa lotta per contrastarli ambedue.
A tale proposito aggiungo che anche in Italia, da oltre otto anni, si celebra in Gennaio la Memoria d’inciampo, tanto che a Roma l’11 e il 12 gennaio scorso è stato lo stesso Demnig a collocare alcune pietre nei marciapiedi antistanti le abitazioni di alcuni deportati razziali e politici. Nella pagina web www.memoriedinciampo.com potrete completare le info e sostenere la realizzazione del progetto, mentre nel sito www.stolpersteine-berlin.de troverete abbastanza sull’esperienza tedesca.

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