Cercare di conoscere le verità nascoste di Bologna: non solo per la campagna elettorale

24 Maggio 2016 /

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di Silvia Lolli, candidata alla presidenza quartiere Borgo e Reno per Coalizione civica Bologna, grafica di Antonio Bonomi
Il primo incontro di informazione aperto alla cittadinanza organizzato dalla lista Coalizione Civica del quartiere Borgo e Reno si è svolto all’Auditorium del Centro Bacchelli mercoledì 11 maggio 2016. Il 31 maggio alle 20,30 nello stesso luogo, si avrà l’incontro su: “Jobs act e il lavoro nello sport” invitati: Guido Martinelli, esperto di diritto sportivo, Piergiovanni Alleva consigliere regionale AeR e il candidato sindaco di Coalizione Civica Federico Martelloni.
L’11 maggio si è avuta l’occasione per conoscere la situazione della mobilità a Bologna, con le possibilità storiche a fianco di scelte attuali spesso sbagliate e solo diseconomiche. Coalizione Civica cerca di raccogliere tutte le informazioni più precise sulla mobilità integrata della città metropolitana e anche se i cittadini del quartiere non erano presenti non ci poteva essere incontro più costruttivo: la partecipazione attiva è sempre più difficile nella nostra città e sarà uno dei punti fondamentali del programma.

In attesa del prossimo incontro cittadino del 27 maggio sull’urbanistica siamo partiti dal quartiere Borgo e Reno per parlare di mobilità, perché, come si vede anche dalla carta topografica qui allegata e concessa dall’Arch. Antonio Bonomi (nel video di apertura), il quartiere ospita due importanti stazioni una storica, Borgo Panigale ed una più nuova, Casteldebole. Questi luoghi potrebbero diventare nodi strategici importantissimi del sistema di mobilità della città metropolitana, molto più di quello che già rappresentano ora.
Sono stati invitati a discutere dell’argomento, perché esperti, i candidati al consiglio comunale per Coalizione Civica: Mariangiola Gallingani, Federica Salsi, Lorenzo Alberghini. Purtroppo Vincenzo Fanari, per ragioni lavorative (Tper) non ha potuto dare il suo contributo; peccato perché poteva ulteriormente ampliare le informazioni e colmare il vuoto che ha lasciato Tper, dopo che avevamo invitato un suo esperto.
Oltre ad alcuni candidati della lista di quartiere, Michele Catalano, Sergio Caserta, Alice Lenzi, Adamo Raffaini e la simpatizzante Irene Tommasi, è intervenuto l’architetto Antonio Bonomi che, oltre a consegnarci materiale importante per le nostre liste, ci ha spiegato la storia della SFM (Servizio Ferroviario Metropolitano) e i contenuti del suo progetto innovativo di utilizzazione della tangenziale e dell’autostrada.
Si tratta di un’idea che ha affinato da anni e presentato da parte dell’AeR e del Movimento 5 stelle in Regione il 27 aprile 2015: “No alle grandi opere inutili in Emilia Romagna. La resistenza nei territori e nelle istituzioni”. Proposta che non ha avuto alcun cenno di riscontro da parte dell’istituzione regionale e neppure l’attuale amministrazione comunale e metropolitana ha avuto interesse a conoscerla.
Del resto, come ci ha spiegato bene Federica Salsi, consigliera uscente del consiglio comunale (ora indipendente, già ex 5 stelle ed oggi appunto candidata per Coalizione Civica) anche le sue richieste di udienze conoscitive e di interrogazioni al consiglio su questi temi non sono mai state prese in considerazione. Comune e Regione si sono rivelate istituzioni che diventano un muro di gomma quando gruppi attivi di cittadini, oppure consiglieri di minoranza provano a offrire una gratuita consulenza che renda gli investimenti pubblici, più efficaci, efficienti ed economici.
Il problema di avere voce, cioè di poter discutere di temi politici in modo ampio, con sapienza e conoscenza, è sempre più difficile a Bologna. Via via i cittadini sono considerati solo quando fanno parte degli “yes men”, del resto anche i tavoli di partecipazione, ma anche le basi finora scritte per la nuova città metropolitana, non sembrano discostarsi da questi modi di condurre la città.
È inutile dire che i tavoli di partecipazione sono aperti e i cittadini possono esprimersi e dare un contributo, perché da anni non sono incontri conformati al veri open Space Technology, ma subiscono logiche di decisioni già avvenute in altri luoghi. Ci sono poi scelte per le quali i cittadini non hanno voce in capitolo e ne avranno sempre meno con la nuova città metropolitana nella quale, se non si metterà mano subito allo Statuto e a delibere fatte in questi ultimi due mesi (.), come le scelte sulla mobilità o l’urbanistica.
Dunque prima di addentrarci sulle questioni più tecniche dobbiamo sapere che oggi a Bologna si rileva l’impossibilità di dare spazio a informazioni non in sintonia con quelle del partito al potere, cioè con i gruppi dominanti della città di Bologna. E’ anche un problema giornalistico, ma soprattutto istituzionale e in questa campagna elettorale sta emergendo sempre di più.
Coalizione Civica dovrà emergere da questa palude della politica bolognese; per esempio da semplice cittadina mi piacerebbe conoscere quanto del lavoro degli assessorati (o almeno di alcuni di essi) è stato fatto solo per dare lustro alle persone e meno alla città; in altre parole: quanto è la spesa pubblica per eventi legati ad inaugurazioni, presenze in vari luoghi ed associazioni, presentazioni della città metropolitana, incontri anche pubblici, ma sempre con i soliti volti e la coda dei giornalisti al servizio solo loro?
Si ha spesso l’impressione che questa giunta abbia operato per lo più per incensare se stessa, finalizzando molte risorse pubbliche ad eventi che poco hanno portato alla cittadinanza, non ci sembra poi di rilevare troppi investimenti pubblici produttivi per il futuro, perché conoscendo l’argomento il People Mover ha tutte le caratteristiche di un fallimento. Una politica di basso cabotaggio, attenta solo a non scontentare ed aiutare i vari poteri costituiti; politica continuamente glorificata dai mass media cittadini. Quante voci contrarie si sentono oggi? Pochissime, anche la campagna elettorale televisiva permette un numero di minutaggi in base al numero dei consiglieri uscenti del vecchio consiglio comunale. Ma dov’è Bologna? La Bologna che conoscevo?
L’iniziativa dell’11 maggio al centro Bacchelli ha iniziato a ricercarla, cambiando almeno il senso dell’informazione: non far conoscere soltanto la facciata delle cose, quella che sembra tutta rosea e nascondere gli sbagli, ma cercare la trasparenza in tutti gli aspetti del problema. Sotto alla crosta stanno molti problemi che dovremmo affrontare a breve.
Per esempio non si può solo dire che lo Stato centrale negli ultimi anni ha trasferito ai comuni sempre meno risorse economiche, quindi Bologna è stata costretta a vendere un po’ del suo patrimonio pubblico, a costituire istituzioni di privato sociale (o privato?) per molti suoi servizi fondamentali (socio-assistenziali, scolastici…), occorre anche sapere come si spendono i danari pubblici. Per esempio l’acquisto della piscina dello Sterlino, per far fronte ad un acquisto, fra l’altro sovra prezzo fra CONI e CUS, può essere citato come un elemento probante di questa insipienza della politica attuale.
Il tema mobilità ci fa vedere bene quanto sperpero si può fare del danaro pubblico, senza avere un sistema trasportistico a livelli europei, come i bolognesi pensavano ed auspicavano, perché così erano abituati.
Anche politicamente si possono rilevare contraddizioni nella scelta degli interventi che sono stati soprattutto, in questi ultimi cinque anni, appannaggio del centro di Bologna e meno delle periferie: piste ciclabili che nelle periferie sono interrotte da anni e che non consentono su strade ad alto flusso di avere una mobilità lineare, ma solo labirintica. Idee sul trasporto pubblico ferme ad una città di vent’anni fa, senza le nuove urbanizzazioni e appunto con il SFM lasciato sempre come elemento secondario nell’investimento pubblico.

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