Bologna: proposte per la riforma di pronto soccorsi e medicina d'urgenza

13 Maggio 2016 /

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di Paolo Ferraresi
Ovviamente i 5 problemi sotto esposti sono strettamente correlati l’uno all’altro, ma non esauriscono di certo le problematiche più generali socio sanitarie a Bologna, semplicemente ci sembrano per ora i più urgenti da risolvere.

  • A) Potenziamento dei pronto soccorsi e messa in rete delle cartelle cliniche
  • B) La riforma delle case della salute
  • C) Rapporto diverso tra i Medici di Medicina Generale, l’AUSL e la cittadinanza
  • D) Snellimento e accorciamento delle liste di attesa
  • E) Revisione della guardia medica

A) 1° Premessa: Il problema è ormai più che decennale. Già nel 2008 l’Agenzia Regionale Sanitaria dichiarava che “sempre più persone si rivolgono ai servizi di emergenza per problemi di salute non urgenti, generando così dispersione di risorse a discapito delle emergenze reali. È necessaria una revisione del sistema organizzativo dei dipartimenti di emergenza e un diverso assetto del sistema di cura in condivisione col territorio, nonchè una maggior resposabilizzazione dei cittadini”. Ebbene da allora sostanzialmente nulla è stato fatto.

2° Premessa: Non si critica il personale ospedaliero, medici e infermieri. In genere sono tutti molto professionalizzati. L’ospedale Maggiore poi ha un reparto di medicina d’urgenza interno e un trauma center collegato tra i migliori d’Italia, che fa anche miracoli, provenendo gli utenti da “un’area vasta” che comprende Ferrara e Imola e a volte anche Modena. È un problema di organizzazione cittadina della gestione della salute.
All’ingresso del P.S. vi è sempre un infermiere che svolge il Triage Infermieristico in base a criteri consolidati da Infermieri adeguatamente formati. È una metodica con alcuni esami, fatti in base ai sintomi di riferimento, che permette di dare al paziente un codice di priorità alla visita. I codici sono quattro: bianco, verde, giallo e rosso e vanno dalla priorità bassa, non urgenza del bianco fino alla massima priorità assoluta, emergenza del rosso.
I codici rossi non passano da Triage, ma hanno un loro percorso diretto motivato dall’urgenza. Ovviamente chi ha i codici bianchi o verdi può anche aspettare molte ore, in momenti di punta, al pronto soccorso. L’assegnazione del codice è chiaramente una fase delicatissima e gli errori, che pur ci sono, sono motivati dal fatto che molto spesso gli operatori sono in condizioni di emergenza e sono pochi.
I tempi di attesa nei pronti soccorsi cittadini sono on line – Se si controlla ogni giorno in internet si può vedere che i tempi all’Ospedale Maggiore, relativo ai codici bianchi e verdi a volte sono il doppio di quello dell’Osp. S. Orsola, e sono anche di 7-8-9 ore per i bianchi.
In parte dipende chiaramente dal fatto che forse l’Ospedale Maggiore può apparire un po’ sottodimensionato rispetto all’utenza, sia come locali che come personale. Dovrebbe certamente essere allargato ed il personale aumentato. In diverse situazioni vi sono doppi turni nell’ambito della stessa giornata, mentre i giovani infermieri sono sempre meno e gli anziani fanno fatica e spesso si logorano la schiena.
Bisogna tener presente che in questi anni in Regione sono stati tagliati 2000 posti letto dei quali 671 solo a Bologna con l’eliminazione di 750 dipendenti di cui circa 400 all’Ausl di Bologna. Anche Ferrara è stata bastonata: 390 posti letto in meno con un taglio di 485 dipendenti (ovviamente si parla di mancato turnover). Bisognerebbe quindi invertire la tendenza e ritornare ad assumere personale nella sanità territoriale.
A volte capita che utenti provenienti da ospedali di provincia siano lasciati ad aspettare in attesa perché o mancano degli esami o non sono stati rispettati tutti i protocolli. Questo problema si presenta anche con i pazienti che vengono mandati al P.S. dai medici di base. Ecco allora che, sia per aiutare l’utenza, sia per sveltire le procedure burocratiche, sia per diminuire i tempi di attesa, riteniamo che si debba risolvere il problema dell’apertura della cartella clinica elettronica, cercando di estenderla il più possibile, mettendo gli ospedali in rete, ma anche gli ambulatori dei MMG.
Capiamo che il discorso sia complicato, soprattutto per i problemi della privacy che presenta, ma bisognerà risolverlo, sia sul piano legale che tecnico, se si vogliono difendere le persone anziane, gli utenti cronici e/o gracili – Se la costituzione della cartella elettronica infine risultasse di difficile costituzione, si potrebbe almeno istituire la chiavetta elettronica sanitaria personale, da obbligare soprattutto alle persone anziane e/o con problemi medici rilevanti. Come una persona porta in tasca le chiavi o tesserini vari, così dovrebbe portare con sè sempre una chiavetta con i propri dati scaricati dal computer del medico personale di base.
Vi è poi il problema serio del pronti soccorsi ortopedici notturni. Un tempo erano almeno tre, il Rizzoli, il Sant’Orsola e il Maggiore, ora i primi due sono stati chiusi e tutto è stato concentrato sull’Ospedale Maggiore, con conseguente super intasamento dei servizi e allungamento dei tempi di attesa, per i codici bianchi e verdi. Se ne dovrebbe almeno ritornare ad aprire un altro, poi la sanità privata faccia quello che vuole, ma che non sia facilitata da una sanità pubblica inetta.
Un ulteriore miglioramento lo si potrebbe ottenere razionalizzando l’intera rete della medicina d’urgenza bolognese e valutare se togliere i codici bianchi (in parte o in toto) dal Pronto soccorso. Che il problema sia importante lo si capisce se si valuta che,in capo a due anni e mezzo circa, passa dai Pronto Soccorsi cittadini una quantità di persone pari circa all’intera popolazione bolognese.
Togliere o diminuire i codici bianchi dovrebbe prevedere queste successive operazioni:
B) Aumentare il numero delle case della salute e attrezzarle per alcune tipologie di interventi d’urgenza.
Attualmente sono 2, una in via Beroaldo al quartiere San Donato e l’altra in Via Nani a Borgo Panigale. In futuro ne sarebbero previste altre 4, quindi in totale 6, cioè una per ogni futuro quartiere. La tempistica e diversi luoghi di insediamento sono ancora ignoti, come ignota è ancora la fine che faranno i poliambulatori cittadini. Sicuramente molti verranno smantellati come è già accaduto ad alcuni, concentrando per ora il carico degli utenti su quelli rimanenti, allungando spesso le liste di attesa.
Attenzione perché all’interno della sanità cittadine (l’AUSL BO) non tutti i dirigenti concordano col fatto che le case della salute attuali e quelle future debbano svolgere anche la funzione di piccoli pronto soccorso. Alcuni dicono che devono servire solo per la medicina di base, le cure primarie, rispondere alla prevenzione e alla cronicità, mentre i pronto soccorso devono rimanere così come sono, considerazione questa che non ci trova assolutamente d’accordo, altrimenti non si potrà mai sbloccare sostanzialmente la situazione. Questo lo dimostra anche il fatto che, in particolare al lunedì, sia presente nei P.S. un picco di domanda di utenza di codici bianchi e verdi costituita spesso da anziani soli.
C) Sarebbe opportuno costringere sempre di più i medici di medicina generale a organizzarsi in rete, con ambulatori di gruppo o medicina di gruppo, cartelle cliniche dei propri pazienti in rete tra di loro e con gli ospedali. Per i problemi di privacy abbiamo già parlato sopra. Costringere i medici di base a visitare i pazienti al loro domicilio in caso di necessità reale, comportamento che spesso non attuano, e far si che (quelli in rete) offrano una copertura giornaliera ambulatoriale di 12 ore, almeno fino alle 19,30 –
D) Più in generale poi è necessario snellire i tempi di attesa per le visite e gli esami specialistici. Le liste di attesa per le specialistiche sono ancora un po’ troppo lunghe, (malgrado il lodevole tentativo effettuato recentemente dall’AUSL di accorciarle per alcune tipologie di esami) e molti utenti che non possono pagare in caso di necessità si recano al Pronto Soccorso, aumentandone l’intasamento.
E) Alla continuità assistenziale della guardia medica ci si può rivolgere dalle 20 alle 8 dei giorni feriali e dalle 10 del sabato o prefestivo fino alle 8 del lunedì, o del giorno feriale successivo – Si potrebbe ampliare l’orario di accesso fino alle ore 14,30 e si potrebbe farla accedere alla cartella clinica. Difficilmente però questi medici si recano a domicilio e non di rado suggeriscono al cittadino il ricorso al Pronto soccorso (almeno il 40% delle volte). Questo può essere comprensibile perché tale servizio dispone di scarsa strumentazione sia a scopo diagnostico che terapeutico. Sarebbe opportuno incrementarne la disponibilità ed inserire questi medici quanto prima nella medicina di base all’interno delle case della salute già esistenti e in quelle future. Attualmente i centri della Guardia medica della città sono 2, in Viale Pepoli 5, presso il Distretto sanitario di Bologna e alla Casa della salute di Via Beroaldo.
In sostanza si dovrebbe trovare il modo per eliminare o diminuire il numero e la pressione dei codici bianchi sui pronto soccorso cittadini e contemporaneamente aprire e mettere in rete altri servizi sanitari pubblici cittadini.
Chi vuole poi andare in un servizio privato sia libero di farlo quando e come vuole, purché sia una sua libera scelta e non sia costretto a farlo a causa di una sanità poco efficiente o poco veloce.
Vorremmo in oltre segnalare due altre problematiche importanti non collegate necessaria- mente al funzionamento dei Pronti Soccorso:

  • 1) Fare buona informazione presso i cittadini e spiegare loro tutti i servizi che la città oggi offre, senza che si debbano per forza recare al P.S. – Anche se un P.S. non può mandare mai via nessuno, gli utenti con i codici diagnosticati bianchi poi, di loro volontà, possono recarsi, a seconda dei casi, presso altri P.S. se ivi i tempi di attesa sono più corti rispetto a dove si trovano. I tempi di attesa appaiono in un monitor nelle sale di aspetto.
  • 2) Un altro problema ormai antico che si presenta è quello serio degli homeless che vengono a bivaccare, alla notte, nel pronto soccorso, tutto l’anno, ma in particolare nella stagione fredda. Questi, oltre a presentare ovviamente problemi di igiene e pulizia, perché sputano, sporcano e sono spesso portatori di insetti molesti, se non infettivi (ad esempio scabbia), creano anche danni nei bagni rubando persino le rubinetterie. Inoltre alla notte salgono le scale dei piani superiori e cercano di entrare nei bagni del pubblico, se non addirittura nei reparti stessi. I bagni vengono allora chiusi per precauzione, ma capita spesso che rimangano chiusi per errore anche nella giornata successiva, impedendo in tal modo ai cittadini di utilizzarli. Se quest’ultimo problema è chiaramente di facile risoluzione, rimane aperto però il problema serio, che riguarda tutta la città e l’intero nostro paese del governo del vagabondaggio e dell’immigrazione, che oltretutto sicuramente sarà destinato ad aumentare nel futuro più prossimo. Come riteniamo che gli Ospedali non debbano diventare dormitorio abituale dei senza tetto, così altrettanto riteniamo che spetti al Governo della città risolvere questo problema, attrezzando e aumentando il numero e la qualità degli asili notturni, indirizzandovi i bisognosi, con l’aiuto anche delle associazioni di volontariato sociale.

Il comune di Bologna è stato troppo latitante nei confronti della nostra sanità pubblica cittadina. E’ ora che rifaccia sentire la sua influenza politica.

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