di Silvia R. Lolli
Domenica 14 febbraio alle Scuderie di Bologna si sono finalmente presentati i due candidati di Coalizione Civica: Federico Martelloni e Paola Ziccone. Era ora, visto che fin dal luglio scorso chi ha studiato i contenuti politici per una nuova stagione per Bologna metropolitana aveva voglia di continuare un percorso interrotto in troppe occasioni negli ultimi dieci anni; è avvenuto spesso solo per l’emergere di interessi nascosti di molti partecipanti arrivati sul carro all’ultimo momento. Intanto nella città medaglia d’oro della Resistenza è rimasta la squallida percentuale dei votanti alle ultime elezioni. Un bel risultato per la democrazia, non c’è che dire.
Due candidati entrambi competenti che intanto hanno permesso di rendere una maggior visibilità a lavoro di questi mesi. Al termine della presentazione, c’è stata l’assemblea, voluta dal gruppo di coordinamento nominato a gennaio per cercare di appianare tutte le complicazioni arrivate dall’estensione di partecipanti, spesso non iscritti all’associazione. Assemblea per modificare uno Statuto scritto solo qualche mese prima. A quale scopo questa revisione? Per accettare, fino al momento della votazione per il candidato a sindaco, chiunque voglia partecipare e sottoscriva il documento iniziale di Coalizione Civica. Ho votato anch’io per la massima partecipazione alla politica, ci mancherebbe altro, non voglio far parte di gruppi nascosti.
Viste però le primarie effettuate finora, mi chiedo: sarà vera democrazia questa? Certamente è ciò che viene avanti da tempo; è iniziato in Italia con la stagione maggioritaria e con l’idea che i partiti non debbano più esistere: le primarie sono state sventolate come il massimo livello di democrazia, salvo poi verificare che oggi abbiamo un presidente del Consiglio, (chiamato sempre di più capo di Governo) nominato da un Parlamento eletto con una legge anticostituzionale, ma arrivato lì in nome di primarie in cui, come recentemente a Milano, è andato a votare chiunque. Tra le file dell’assemblea si è parlato di cammellaggi. Speriamo di no.
Io mi accontenterei soltanto di non dover ricominciare tutto da capo finite le elezioni, ma di poter contare, come cittadina, su un forte gruppo di partecipanti che fanno realmente cittadinanza attiva e non una specie di riunione condominiale per decidere solo chi urla più forte e poi non entrare nel merito di tutti i problemi di una città metropolitana.
Non vorrei constatare che dietro qualcuno, solo perché sa urlare più forte e si porta a questi incontri dell’ultimo momento i suoi accoliti e fa dell’applauso la coreografia della presentazione ci sia poco. Non ho più bisogno di sceneggiate, da trent’anni ormai la politica ed i mass media le fanno vedere e ne ho abbastanza.
So che ci sono ancora maggioranze silenziose, quelle che non vanno a votare, che vivono la città al di fuori del puro centro storico o dei centri sociali o di altri gruppi spesso molto autoreferenziali, ma che si ritagliano un ruolo lavorativo fatto quotidianamente con coscienza ed etica e che spesso non possono partecipare a nessun evento coreografico, perché i loro tempi liberi non lo consentono. Sono però quelle maggioranze silenziose che abbiamo il dovere di recuperare se vogliamo avere ancora una democrazia: renderle cittadinanza attiva e non solo a parole o peggio con slogan.
Per questo ciò che mi rimane della presentazione dei candidati è una scelta di campo forte per una candidata che non ha urlato, alla quale non sono stati rivolti applausi durante l’intervento; del resto non si trattava di un comizio, ma semplicemente della presentazione pubblica.
Da Paola Ziccone mi sono arrivate molte più parole-chiave per la città metropolitana rispetto a ciò che ho sentito da Federico Martelloni che si è certamente presentato molto più impreparato a parlare dei problemi della città; oltre che per pochi minuti ha spiegato ciò che conosce di più, cioè i problemi politici partendo dal ruolo che Bologna deve avere in Europa ed ha parlato con i soliti slogan della sinistra che conosco da anni e con qualche parola che non è nel mio lessico abituale, come il termine dinamite.
Avere una Coalizione Civica che da qui alle elezioni deve essere una locomotiva mi può andare, ma dopo, essere una dinamite, perché deve rompere con chi c’era prima, non mi va bene. La rottura di Paola Ziccone è invece quella di non andare a patti con il PD, neppure in sede di ballottaggio. Si lascerà libertà ai singoli, del resto è una scelta che ognuno deve fare e può essere anche il non voto al ballottaggio. Mi auguro però che Coalizione Civica, come ha dimostrato ieri, sia in grado di essere al ballottaggio; parlando con le persone c’è molto spazio per arrivare a questo risultato.
Vorrebbe dire aver prodotto una vera rottura, senza però aver rotto nulla della storia della città, anzi averla recuperata. Inoltre la ricostruzione si deve fare su macerie che ci sono già e i tavoli di lavoro di Coalizione Civica lo sanno bene. Sono tavoli che si confrontano da mesi, senza discutere di regole per le primarie, perché credono di dover innovare realmente la politica della città e non di eleggere l’ennesimo comitato elettorale finalizzato solo a se stesso.
Il fatto che Paola sia una donna ha un peso, relativo per me. Non nascondo, perché amo essere trasparente, che avere una sindaca donna sarebbe un’altra rottura forte per la nuova città metropolitana. È una nuova amministrazione che nasce e una donna sarebbe certamente la più indicata anche simbolicamente. La Resistenza è stata fatta da noi, fin dagli scioperi nelle fabbriche e dalle tante staffette e combattenti, anche dalle donne. Inoltre in questi luoghi l’Arzdoura ha sempre avuto un’importanza notevole nei bilanci famigliari. E di bilanci, anche di genere, si dovrà cominciare a parlare, ma soprattutto ad operare nella città metropolitana. E’ anche questa una forte rottura con il passato.
Per rendere la maggioranza silenziosa un’importante elemento delle prossime elezioni amministrative bolognesi occorre divulgare, con i toni pacati che ha usato Paola che del resto sono i soli che permettono la riflessione e lo scambio di opinioni, le principali idee espresse nel giorno di S. Valentino alle scuderie: la cura della città metropolitana attraverso lo sguardo attento e l’atteggiamento di ascolto delle periferie, non solo abitative, ma soprattutto esistenziali, che sono per esempio anche coloro che occupano le case a causa della cronica e non volutamente risolta questione abitativa; sono coloro che non potendo dimostrare la propria residenza, per un disastroso art. 5, non potranno far valere il proprio voto; più maggioranze silenziose di queste, non ne vedo altre. Non credo che possano essere tutte espresse da chi applaude solo chi urla più forte.