di Sergio Caserta
Il “brigantino” della coalizione civica per Bologna ha lasciato gli ormeggi per cominciare la navigazione verso le elezioni amministrative del prossimo giugno. Non era affatto scontato che un rassemblement cosi ampio e articolato di forze si unisse sotto la bandiera sventolata da Mauro Zani nel mese di luglio, per dire che era ora di costruire una proposta del tutto inedita per il governo della città che fu la più “rossa” d’Italia. Si sono uniti nel progetto civico gruppi, movimenti, singole personalità che rappresentano in città una larga fetta di opinione pubblica, semplicemente stanca di un modo di amministrare privo di qualsiasi idea e progettualità, incapace ormai chiaramente di portare Bologna fuori dal lungo periodo di crisi e di offuscamento.
In un’affollata assemblea di circa duecento persone, è stato votato praticamente all’unanimità con due sole astensioni, il comitato direttivo che “gestirà” i principali aspetti della campagna elettorale, che costruirà il metodo per la scelta dei candidati a sindaco; entro il prossimo 28 febbraio sarà scelto o scelta attraverso al partecipazione diretta degli iscritti.
È un cammino impegnativo e affascinante, iniziato già da alcune settimane con le riunioni tematiche e di quartiere molto partecipate da tante persone di età, esperienza e condizione sociale diversa. Il compito è immane: costruire una proposta innovativa e vincente per una città abituata ad un sistema di governo molto tradizionale e sperimentato. Questo sistema che si basa essenzialmente oggi nella stabilizzazione di tutti i poteri, non è più in grado da tempo di garantire un superamento della lunga crisi economica che colpisce in modo molto duro tanta parte dell’economia e delle famiglie.
Sono scomparse divorate dalla crisi, migliaia di imprese soprattutto artigiane, vera ossatura del sistema produttivo locale, con esse la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro, non compensati dai pochi gruppi industriali consolidati che si sono ben difesi nella crisi ma che non sono più in grado da soli di realizzare una solida ed estesa ripresa. Questo è il primo problema ma non il solo. C’è tutto l’apparato amministrativo in grande difficoltà, interi settori dei servizi comunali sono al collasso come quello del welfare, fondamentale nel supporto alla parte di popolazione colpita dalla crisi, e non bastano certamente le pur lodevolissime iniziative di solidarietà caritatevole promosse dalle cucine popolari, se non si riesce più a garantire una sufficiente assistenza alle famiglie in difficoltà.
Si è visto in modo chiaro negli sgomberi delle case e degli edifici occupati dalle centinaia di senza tetto, la Procura ordina alla polizia di sgomberare gli alloggi per far rispettare la legge ma perché non si è pensato prima ad affrontare il problema visto che gli sfratti aumentano a dismisura e con la disoccupazione dilagante tante persone che prima ce la facevano oggi non hanno più i mezzi per pagare un mutuo e nemmeno un affitto? E chi doveva pensarci? Tutto questo mentre centinaia e centinaia di alloggi sono vuoti, così come importanti complessi residenziali pubblici giacciono abbandonati all’incuria, ma non si possono toccare.
A cosa serve un sindaco o un’amministrazione comunale se non riesce a porsi all’altezza della situazione? È come se una paura atavica di “sporcarsi le mani” con i problemi reali attanagli gli amministratori, che preferiscono aspettare l’esito dei drammi piuttosto che prevenirli, è tutto ciò che deve cambiare.
Bologna è anche una città con una forte vocazione commerciale e fieristica, eppure il suo sistema perde colpi, per mancanza di competitività e di servizi adeguati ad un offerta sempre più concorrenziale. Il traffico è ingolfato e sulle infrastrutture per la mobilità si sono commessi tanti ma tanti errori in questi ultimi anni che nessuno sa più spiegare come e perché i progetti finanziati si siano persi nei meandri delle procedure amministrative e negli appalti sbagliati.
Bologna è una città con un grande patrimonio architettonico, artistico e culturale, ma rimane una città minore nei percorsi turistici, quel po che si è fatto, non è certo sufficiente a delineare un cambiamento, se non si utilizzano le tante risorse intellettuali e professionali che esistono e che invece non vengono mobilitate per un progetto di portata europeo come sarebbe auspicabile. E questi sono solo alcuni dei problemi esistenti e irrisolti.
Insomma Bologna ha bisogno di una grande sterzata, di ritrovare le ragioni di una sua supremazia e di utilizzare tutte le sue risorse per riprendere un posto di primo piano in Italia e in Europa. Occorrono i giovani competenti con le loro idee ed il loro entusiasmo, affrancati dai condizionamenti dei soliti poteri. Per questo la Coalizione può rappresentare una grande e importante novità, dipende molto da come compirà i prossimi passi e dall’avvedutezza della scelta del possibile candidato (o candidata), una partita difficile ma non impossibile.