Dicembre 2015: viaggio in Palestina

8 Gennaio 2016 /

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testo e foto di Silvia R. Lolli
Nella dignità delle persone palestinesi incontrate nei giorni di viaggio con AssopacePalestina, negli occhi dei bambini, delle donne e degli adulti, sono pochi i vecchi, si leggono appunto dignità, attesa, non certo curiosità, forse ancora un po’ di speranza rivolta a noi cittadini del mondo che parliamo dei diritti umani.
Nei villaggi, nei campi profughi, ormai definitivamente nella zona B o C, ma anche nelle stesse città palestinesi di zona A, vive una popolazione ormai assediata, accerchiata che fa della sua esistenza la forza per sopravvivere sul suo territorio sempre più frammentato dai muri, dai check point, dalle zone militari ed ambientali volute e definite unilateralmente dal governo israeliano.
“La prima vittima delle guerre è la verità”, diceva qualche secolo fa Erasmo da Rotterdam; è sulla ricerca della verità che dobbiamo riflettere e farci, come ci hanno chiesto le persone di questi luoghi, testimoni della loro verità quotidiana.

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Sono vite ormai appese ad un debolissimo filo di speranza per vivere con il diritto all’esistenza sulla loro terra. Nei loro occhi e nella loro capacità di inventarsi la sopravvivenza ed uno sviluppo umano sufficientemente accettabile, c’è questa costante richiesta: avere fuori da Israele, perché non si può neppure lontanamente accennare alla Palestina all’aeroporto di Ben Guriol quando ti fanno le domande i militari prima degli ulteriori controlli, voci che raccontano le loro storie di persone spersonalizzate da un regime di controllo dei nuovi occupanti le loro terre che non possiamo dimenticare c’è a causa di scelte probabilmente molto sbagliate fatte dalla comunità internazionale nel 1948.

Dicembre 2015: viaggio in Palestina
Dicembre 2015: viaggio in Palestina

Il racconto della storia ha certamente anche la colpa dell’Olocausto mai affrontata in modo obiettivo dalle istituzioni nazionali e mondiali, ma un popolo vittima non può decidere di farsi oppressore aiutato da organismi internazionali che non possono opporsi a poteri di stati nazionali o a logiche economiche e finanziarie ormai incontrollabili democraticamente.
In questa complessità sta la verità da ricercare oggi per non diventare colpevoli dell’annientamento di una popolazione ormai in molti territori inerme. È una forza la loro quotidiana esistenza per la resistenza, e nella resistenza non violenta per l’esistenza fatta attraverso percorsi scolastici, attività di musica, danza; nella socializzazione per bambini, donne, ma anche giovani adulti possiamo avere l’immagine di una verità di un popolo che non vuole abbandonare il territorio palestinese.
Dicembre 2015: viaggio in Palestina
Dicembre 2015: viaggio in Palestina

Purtroppo guardando le carte dell’ONU, presso l’OCHA di Gerusalemme, è un territorio sempre più frammentato dai possedimenti israeliani con un muro che avrebbe dovuto seguire i confini della linea verde decisa nel 1967 ed essere lungo 320 Km, invece degli attuali 730 Km. quasi tutti già costruiti e che si incuneano fra i piccoli villaggi palestinesi con l’obiettivo di isolarli.
Osservando con i nostri occhi il territorio, c’è una reale distruzione di esso con sky line di colline che non esistono più perché hanno lasciato il posto alle città dei coloni e alle loro strade, sulle quali però molti palestinesi non possono muoversi perché sono quelli definiti di terza fascia sociale, quindi devono sfruttare vecchie strade non asfaltate per spostarsi e anche in molti casi rivedere famigliari.
Dicembre 2015: viaggio in Palestina
Dicembre 2015: viaggio in Palestina

Si può legittimamente parlare di un vero e proprio apartheid con la presenza di troppi prigionieri politici, anche bambini, detenuti senza processo per anni, come Marwan Barghouti per il quale AssopacePalestina ha promosso da anni una campagna per la sua liberazione. La comunità internazionale e l’Italia non hanno ancora preso a cuore la situazione come fu per Mandela. In Italia poi il diritto alla cittadinanza palestinese non conta nulla visto che non abbiamo ancora riconosciuto questo Stato.

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