La coalizione civica a Bologna si può fare

17 Novembre 2015 /

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Coalizione civica Bologna
Coalizione civica Bologna
di Bruno Giorgini
Mi sono fatto convinto che la Coalizione Civica possa riuscire nell’impresa di mandare a casa Merola, o altro eventuale candidato/a del PD partito della nazione. Sarebbe benefico per lui, per la città e per la democrazia. Pure il PD trarrebbe vantaggio da un sano trasloco dalla stanza delle poltrone, certamente un trauma per i poltronisti, ma tant’è, capita che si debba togliere il culo dalla sedia, e pure dagli sgabelli.
Se saprà, andrà per strada a cercare consensi, invece di organizzare cordate di cooperative e aggregazioni corporative per gli appalti, programmare colate di cemento e opere come il people mover inutili e dannose per i cittadini, senza ragione alcuna, tanto meno attinente la mobilità, ma soltanto definite dagli interessi economici e di profitto.
L’ultima occasione in cui Merola ha dato infima misura di sè e della sua nulla autorità, si è presentata domenica 8 novembre, scomparendo il Comune di fronte alla discesa massiccia dei leghisti nella nostra città, con contorno di fascistoidi di varia provenienza, cui si mescolavano i residui di Forza Italia.
Il peggio dei reazionari italici si è riversato in Piazza Maggiore, senza che il sindaco, per definizione custode del Comune che è di tutti noi cittadini, battesse ciglio e dicesse motto significativo, non il balbettio senile sulle provocazioni che abbiamo increduli ascoltato. Del PD partito della nazione, manco val la pena di parlare: ha custodito la legalità, ovviamente, mettendosi in clandestinità per un giorno, e che giorno.

Insomma in una domenica di grande intensità politica, e possibili offese se non fratture nel tessuto della convivenza civile, nessun uomo o donna della giunta e/o delle istituzioni rappresentative cittadine abbiamo visto presente nello spazio pubblico, come già avvenne del resto in occasione dello sgombero in armi della ex Telecom, anche lì stettero alla finestra i nostri baldi assessori. Una latitanza delle istituzioni rappresentative e politiche gravissima.
Viceversa quanto più primo cittadino è il giovane che in Piazza Maggiore, coi leghisti a portata di braccio, scopre il petto nudo dove sta scritto: immigrato e gay.
Né alcuna voce del Comune, fatto salvo Mirco Pieralisi consigliere comunale indipendente di Sel – l’unico che io sappia a pronunciare verbo – si leva quando un un foltissimo spezzone di studenti viene letteralmente rinchiuso tra due minacciosi schieramenti di polizia sui viali all’altezza di Hera, senza potersi muovere per alcune ore, un vero e proprio sequestro di persona, in nome della legalità suppongo caro Merola e caro PD partito della nazione, che vergognarvi dovreste della vostra viltà, e ancor più vuotaggine democratica.
E molti altri cittadini, giovani e meno giovani, si sono mobilitati per “difendere Bologna dall’invasione leghista”, in corteo qua e là lungo i viali e sul ponte di Stalingrado, nome evocativo, facendo anche a sportellate coi grintosi uomini della polizia e dei carabinieri, manco a dirlo corazzati; oppure in Piazza Maggiore con contestazioni individuali e/o di piccoli gruppi, per strada genericamente quando le camicie verdi sciamano per esempio in via Dante; in Piazza Re Enzo, lanciando slogan e canti con alcune giovani studentesse e studenti che s’avviano verso un gruppo di finanzieri in servizio d’ordine pubblico, denunciando Costituzione alla mano uno striscione dal sapore fascista, e obbligando gli attivisti della Lega a toglierlo. In Piazza Re Enzo dove svetta il Nettuno, simbolo della Coalizione Civica.
Epperò cara Coalizione Civica non basta additare l’inconsistente politica e i vizi altrui per convincere i concittadini delle tue virtù, che dovrebbero già fin d’ora diventare manifeste ben oltre le petizioni di principio e le carte d’intenti. Tra l’altro non è escluso che il Merola claudicante decada dal ruolo di candidato del Partito della nazione, a favore di qualcuno/a più vivace e meno fragile anche intellettualmente.
Intanto molti fili si dipanano, Civati, Sinistra Italiana (L’Altra Europa per Tsipras, Rifondazione, Sel più o meno in intero, fuoriusciti PD, altri vari ed eventuali), Centri Sociali, tutti a desiderare una lista unitaria a sinistra del PD. Ma questi fili possono anche intralciare il cammino possibile della Coalizione Civica, imbrigliandola nel recinto della “sinistra radicale”, a occhio ben che vada il 7%, l’8%, il 10% potenziale dell’elettorato. Un risultato significativo nell’ottica politica di costruire un partito, ma che nulla mi pare avrebbe a che vedere col progetto della Coalizione Civica, così come enunciato nell’appello firmato da qualche centinaio di concittadini.
Se nell’immaginario collettivo Coalizione Civica sarà percepita come un soggetto, o un contenitore, che raccoglie le sigle e i gruppi che dicevo, il pubblico di riferimento, il pubblico di chi l’ascolterà, sarà ristretto, qualunque cosa Coalizione Civica dica, proponga, faccia. Tra l’altro anche il nome Coalizione Civica diventerebbe improprio, meglio sarebbe: avanti popolo, alla riscossa. Fuor di scherzo si badi bene, sono favorevole a costruire un partito di sinistra in Italia, ma il processo individuato dalla Coalizione Civica mi pare altra cosa, dovendo nascere dal basso un coinvolgimento delle persone in quanto cittadini. E non si tratta di chiedere ai firmatari se e quando sono disponibili a andare nel quartiere X o Y per dare volantini o parlare con la gente. La propaganda va fatta, sapendo però che rende poco, oltre a essere noiosa.
In primis oggi sarebbe il caso di arrivare presto a un/a candidato/a sindaco, che già cominciasse a intervenire sui fatti della città con precisione e autorevolezza, in qualche modo comportandosi da sindaco/a nel senso di primo cittadino, per quanto senza i poteri del sindaco. Poi bisogna reperire e definire le competenze e expertise che la Coalizione Civica è in grado di agire, onde produrre progetti specifici, concreti e fattibili, sui problemi individuati.
Con un esempio: la mobilità. Un nodo che spesso stringe come un nodo scorsoio, a volte apparendo irrisolvibile, con la città che degrada nel caos e immersa nelle polveri sottili.
Possiamo noi in buona coscienza proporre una mobilità urbana libera fluida comoda e bella? Siamo in grado di delineare metodi, procedure, tecniche, capaci di avviare questa dimensione della mobilità? C’è nella Coalizione chi potrebbe mettersi all’opra, talchè non si vada in giro a raccontare aria fritta? Perchè gli scontati no al people mover e al passante, fondati sulla politica dei profitti e degli interessi, non bastano per un sistema di mobilità urbana fluido, comodo e bello. Possiamo mettere in campo su questo una politica delle ragioni – una razionalità proposta e condivisa coi cittadini? In altri termini: bisognerebbe costruire coi cittadini l’intelligenza collettiva per una nuova filosofia della mobilità che tenga di conto insieme i consumi energetici e l’inquinamento, il traffico privato e il trasporto pubblico, i pedoni coi ciclisti, il mio bisogno individuale e la necessità collettiva ecc.. Il discorso vale pure per gli altri quattro o cinque problemi urbani individuati come i nodi fondamentali della rete che costituisce la civitas, il corpo politico di riferimento per la Coalizione.
Forse sbaglio, ma credo che questo lavoro progettuale sia urgente per allargare gli orizzonti e la discussione alla intera città, facendo dell’appello non un semplice insieme di parole, ma il motore per una pratica che prefiguri un modello di autorganizzazione e autogoverno dei cittadini e da cui promani anche una effettiva rappresentanza politica.
Questo articolo è stato pubblicato su Inchiesta online il 10 novembre 2015

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