Bologna, sgombero alla ex Telecom: manganelli contro peluche

21 Ottobre 2015 /

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di Giuseppe Scandurra
Ennesimo sgombero alla Bolognina. Accompagnando i bimbi a scuola, prima di prendere il treno, mi stupisce visivamente un enorme peluche che si affaccia dalla finestra degli “occupanti” verso le camionette (ben 14) della polizia. Un’immagine che non può che non evocare una forma di “israelizzazione” del conflitto (manganelli e armi da fuoco contro peluche e sassi atti).
Da ormai dieci anni faccio ricerca nel territorio della Bolognina (dove nel 2006 presi casa). Prima che l’attuale sindaco si insediò a capo della Giunta, quando era assessore all’Urbanistica, con il giornalista Leonardo Tancredi gli chiedemmo cosa sarebbe stato di questo territorio una volta operaio ora che un modello produttivo (la fabbrica) era finito e che le percentuali di cittadini di origine straniera, in termini di residenza, in specifiche aree del quartiere Navile iniziavano a raggiungere percentuali sopra il 20%. Allora non ottenemmo alcuna risposta.
Qualche anno dopo un Piano Strutturale Comunale decise che in quest’ampia periferia a nord della città sarebbe stato realizzato il people mover (dopo l’edificazione del Nuovo Comune), nuovi palazzi a scopo abitativo (la trilogia Navile), dalle ceneri delle fabbriche sarebbero nati centri commerciali: sarebbe nato, in sintesi, un quartiere del “terzario” ricco di uffici stretti tra la Stazione e la Fiera.

A dieci anni di distanza le percentuali di cittadini di origine straniera sono aumentate (gli istituti professionali ormai privi di qualunque sbocco lavorativo contano quasi solo “seconde generazioni” di immigrati); i nuovi centri commerciali (vedi Le Minganti) continuano a fallire aspettando una nuova generazione “gentrificata” di abitanti. Gli scantinati di Marzaduri a via Barbieri hanno continuato a sfruttare e governare con logiche tardo-coloniali i nuovi flussi migratori in entrata.
A dieci anni di distanza non vi è alcun progetto, alcuna idea, la stessa miopia di allora del fu assessore e ora sindaco Virgilio Merola. Di fronte a tutto questo 14 camionette della polizia con dentro decine di Robocop si adoperano oggi per l’ennesimo sgombero cittadino; a guardare la loro efficiente azione nel sradicare il peluche affacciato ci sono i nuovi dipendenti del nuovo Comune che vivono il territorio come esuli del centro storico; vi sono gli ex operai in cerca di una nuova identità (per lo più tutti meridionali e migranti della provincia ferrarese venuti a lavorare nei primi anni del Secondo Dopoguerra nelle fabbriche metalmeccaniche del quartiere); vi sono i figli (e qualche nipote) della prima generazioni di “stranieri” arrivati in Bolognina negli anni Novanta in cerca di lavoro; vi sono i bolognesi che aspettano con ansia un processo di gentrificazione che non è mai iniziato e mai inizierà.
A Bologna l’altro ieri è nata la proposta di una lista civica per contrastare tale miopia territoriale. Mi chiedo, come antropologo urbano, a cosa siano serviti dieci anni di ricerca su questo territorio. E spero, con forza, che a differenza della Giunta alla guida della città che tale nuova lista (sperando che raccolga a sé tanti alti pezzi della sinistra) si farà carico di leggere per comprendere che a Bologna esiste un problema “periferico”: serve una progettualità, forse un assessorato alle periferie.
La “febbre del fare” è morta; non potrà secondo me che rinascere proprio mettendo fine a un evidente processo di allargamento della forbice di disuguaglianza (basta vedere i dati prodotti, schizofrenicamente, dallo stesso Comune di Bologna, da cui risulta come i redditi tra la periferia a nord della città e la zona collinare differiscono sempre di più).
È ora di dire basta a questa miopia; è ora di continuare a studiare quello che sta succedendo; è ora di sprovincializzare lotte (giustamente anche di classe) fino ad ora confinate nel centro cittadino e invitare cittadini e cittadine a uscire dalle Mura per vedere che la loro città continua anche al di là del ponte di via Matteotti.
Questo testo è stato pubblicato su Facebook il 20 ottobre 2015

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