La Coalizione Civica di Bologna: cosa si muove a sinistra

15 Ottobre 2015 /

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di Bruno Giorgini
E se accadesse che alle prossime elezioni il Gigante andasse a occupare lo scranno di primo/a cittadino/a: il Gigante, Nettuno che si staglia scolpito dal Giambologna, essendo il simbolo scelto dalla Coalizione Civica di Bologna. Un gruppo di persone si è incontrato scrivendo un appello – che trovate in calce – sottoscritto poi da alcune centinaia di concittadini/, con l’intento di costruire una lista per le prossime elezioni: nasce così la Coalizione Civica di Bologna.
In buona sostanza i/le cittadini/e della Coalizione Civica si propongono una ridefinizione del diritto di cittadinanza in senso egualitario e democratico nonchè una convivenza civile inclusiva dove nessuno sia straniero. Facendo un esempio: una città, un Comune dove i risultati di un referendum vengano rispettati, non come fu per quello sulla scuola, quando i contrari al finanziamento delle scuole private e confessionali ebbero la maggioranza, ma l’amministrazione guidata da Merola – con tutta la nomenklatura schierata a testuggine, decise altrimenti, perfino con arroganza. Lo stesso valga per i risultati del referendum sull’acqua pubblica, diventato carta straccia nonostante avesse tutti i crismi di leggittimità e legalità richiesti, e anche qualcuno in più. E non poteva mancare la cura dei beni comuni, a partire dal Comune inteso appunto come massimo bene comune, di tutti i/le cittadini/e.
Per quanto attiene le persone finora più visibili, provengono da esperienze differenti in una vera polifonia. Facendo qualche esempio: Mauro Zani dall’antico riformismo emiliano del PCI, diciamo la scuola di Guido Fanti; Danilo Gruppi, già segretario della Camera del Lavoro, dallo stesso ceppo sul versante sindacale; Fausto Anderlini dalla famosa SUC, Sezione Universitaria Comunista che ebbe nel ’68 il suo padre nobile in Claudio Sabattini; Mario Bovina incarnazione del militante civico; la portavoce Cecilia Alessandrini di recente uscita dal PD e il portavoce Andrea Avvantaggiato già animatore della lista l’Altra Emilia Romagna, figlia dell’Altra Europa per Tsipras; infine Marco Trotta che viene dritto dritto dal movimento altermondialista o no global che dir si voglia; e chiedo scusa ai molti che non ho nominato.

Si tratta di persone impegnate in politica, ma in genere estranee alle pratiche e ai commerci della politica politicante della seconda Repubblica. Quindi c’è stata la canonica assemblea pubblica con buona partecipazione.
Dei molti interventi uno mi è particolarmente piaciuto, quello svolto da Paola Ziccone già direttrice del carcere minorile. Forse perchè comincia con una folgorante citazione di Calvino: “E’ inutile stabilire se Zenobia sia da classificare tra le città felici o tra quelle infelici. Non è in queste due specie che ha senso dividere la città, ma in altre due: quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati” proseguendo con un’altra di Martha Nussbaum su cosa significhi vivere una vita degna:

  • godere di buona salute;
  • potersi muovere liberamente;
  • essere in grado di usare pensiero e immaginazione;
  • crescere in ambienti che proteggano lo sviluppo emotivo;
  • essere in grado di programmare la propria vita;
  • potersi impegnare per se e per gli altri;
  • essere in grado di vivere in relazione con il mondo animale e vegetale;
  • saper ridere e giocare;
  • poter partecipare attivamente alle scelte politiche.

ma oltre le citazioni, Ziccone disegna la bozza di un vero e proprio programma di governo dove sicurezza e convivenza civile nella libertà si danno la mano.
Ovviamente un programma come quello indicato da Nussbaum/ Ziccone deve poi trovare le articolazioni pratiche. Prendiamo “potersi muovere liberamente”, fondamentale in una città è infatti il diritto alla mobilità, magari a una mobilità fluida, comoda e bella ma bisogna trovare i modi, le tecniche e il consenso pubblico che lo permettano, e certo il people mover non ne fa parte. Il people mover riguarda piuttosto interessi economici e di corporazione, in una contrattazione trasversale che coinvolge l’intero establishment politico economico finanziario cittadino – scrive la Coalizione: People Mover! Muove gli interessi non le persone. Nella logica dominante degli interessi la mobilità e i trasporti pubblici diventano sempre più pesanti e legnosi, con fatiche e disagi crescenti degli utenti.
In assemblea inoltre viene affermato con rigore che si corre per vincere in un’ottica larga e disponibile al dialogo con tutti, prendendo in considerazione i contributi di ciascuno.
Fin qui il percorso della Coalizione Civica è limpido senza melmosità, nonostante l’ostilità e il fuoco di fila contro Zani in particolare, inaugurato sulle pagine locali della Repubblica, scaduta a trinariciuta succursale del PD partito della nazione. Quindi arrivano le crisi di nervi di Merola, licenziando l’assessore Ronchi colpevole di eccessiva condiscendenza verso Atlantide, con quello scivolone linguistico sulla “lobby gay” che ricorda tanto da vicino ” la lobby ebraica”, e dopo il sindaco mettendoci una pezza peggiore del buco.
Quindi tutti si precipitano a Bologna. Primo arriva Pippo Civati, che candida al buio la deputata europea della sua corrente, oggi “Possibile”, Elly Schlein, ma che ci vuoi fare: son ragazzi. Poi arrivano Fratoianni e Casarini di Sel a casa di De Pieri che sta ai domiciliari – misura poco giustificata sul piano giudiziario e molto figlia della discriminazione politica, diciamo: misura ideologica – lanciando l’ennesimo cantiere dove Bologna dovrebbe diventare il laboratorio per un partito nazionale di sinistra, a cominciare da una lista locale dove far confluire tutti gli spezzoni della sinistra politica e sociale dispersa.
Ma il terreno scelto da Fratoianni, Civati eccetera è improprio, tra l’altro intramisto di vecchie ruggini, e a Bologna in specifico reso claudicante dalle divisioni di Sel, una parte volendo a tutti i costi rieditare un centrosinistra ormai ridotto in frattaglie da Renzi là a Roma, e da Merola qui in città.
Per come l’ho capita, la Coalizione Civica è, per costruzione, aperta a tutti/e quelli/e che vorranno darsi da fare, ma su base individuale e/o di piccolo gruppo. Per gli altri soggetti politici e/o sociali, associazioni, pezzi di partiti, sindacati ecc..vale, se vogliono, l’appoggio esterno.
Infine Ronchi, pure lui dettosi pronto a fare una lista, il che ancora una volta non credo riguardi la Coalizione Civica, la quale discutendo con tutti, deve però proseguire rigorosamente il suo autonomo cammino, senza impantanarsi in trattative proprie della politica politicante, che sarebbero esiziali, perchè la parola “Civica” non sta lì a nascondere le pudenda, ma per richiamare forze della vita associata, della e dalla civitas. Per dirla in altri termini, vedrei bene delle iniziative volte a entrare in contatto con le social street, non per arruolarle ma per ascoltarne bisogni, desideri, impegni, piuttosto che dedicarsi a Ronchi e alla sua corte. Ronchi che in quanto a scIvoloni linguistici non scherza, se è vero come scrivono i cronisti, che egli avrebbe detto seduto sul suo sgabello al bar: io sono un uomo di governo. Chissà se si proponeva come ministro a Renzi, oppure con più modestia – virtù che all’uomo difetta – prenotava un posto da assessore. O forse intendeva enunciare un postulato esistenzial psicoanalitico, comunque affari suoi.
Infine questa distanza tra la Coalizione Civica e il mercato della politica politicante è decisiva per misurarsi con il M5S, che su questo impazzerà trovando, credo, non trascurabile ascolto nella gens bononiana. Adesso in bocca al lupo, che il cammino è ancora lungo, e molti sgambetti sono da mettere in conto, essendo le crisi di nervi soltanto all’inizio, e la Coalizione una bella spina nel fianco per l’establishment.
Questo articolo è stato pubblicato su Inchiesta online il 13 ottobre 2015

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