di Carmelo Musumeci, carcere di Padova
Vi ricordate di Roverto Cobertera, l’uomo di colore con doppia cittadinanza domenicana e statunitense, condannato all’ergastolo che tempo fa aveva iniziato uno sciopero della fame per gridare la sua innocenza? Vi ricordate che dopo due ricoveri in ospedale, l’appello del Presidente della Camera dei Deputati e della Redazione di “Ristretti Orizzonti” e l’importante novità della ritrattazione del suo accusatore, e reo confesso di quell’omicidio, aveva interrotto il digiuno?
Ebbene Roverto non ce la fa più ad aspettare i tempi lunghi della giustizia italiana per la revisione del suo processo. E ha deciso di iniziare un nuovo sciopero della fame e questa volta anche della parola (sta comunicando solo con carta e penna). Ho tentato con tutte le mie forze di convincerlo a desistere da questo nuovo digiuno, ma incredibilmente è stato lui a convincere me che non ha nessun’altra scelta. Prima d’iniziare la sua protesta mi aveva scritto:
Caro Carmelo, scusami di non essere potuto scendere al campo, mi sento un po’ giù di morale. Mi sto sforzando di mettere le idee in ordine per prepararmi psicologicamente per lo sciopero della fame. Non sento nessun tipo di emozione per il risultato dell’interrogatorio, perché io so come sono andate le cose. E lo sa anche la procura che ha condotto l’indagine. Trovo vergognoso dover parlare ancora di questa vergogna che non provano questi magistrati convinti di essere Dio. Non provo rabbia per questo sistema nazista e fascista, ma con me stesso, per essere venuto a cadere in questo sistema medievale. Ricevi un forte abbraccio.
Oggi ho ricevuto un altro suo biglietto:
Caro Carmelo, fin quando non sarà riconosciuta la mia innocenza non mangerò e non parlerò più. Questo mondo non mi vuole ed io non voglio più lui. Per dimostrare la mia innocenza sono pronto a lasciarmi morire di fame. E credo che non ci sia nulla di più bello nella vita che morire per dimostrare la propria innocenza.
Che posso fare per Roverto Cobertera? Nulla! Forse però potete fare qualcosa voi. E lancio questo appello a Papa Francesco, al Presidente della Repubblica, alla magistratura italiana e alla società civile, perché qualcuno si attivi per dare voce e luce a un povero negro condannato innocentemente, in Italia “culla” del Diritto.