C'è qualcosa di buono nella legge 107? Ancora sulla "buona" scuola

28 Agosto 2015 /

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di Silvia R. Lolli
Mentre scriviamo le molte associazioni che si riconoscono nella LIP (Legge Iniziativa Popolare sulla scuola) hanno deciso di convocare, domenica 6 settembre, a Bologna una nuova assemblea per decidere come procedere con la protesta. Al di là dei conflitti che nasceranno è opportuno conoscere il più possibile la legge n.107/15, perché le scuole dovranno applicarla fin dall’inizio del prossimo anno scolastico. Si tratta sempre di una legge che bisogna applicare, volenti o nolenti.
Vedremo cosa succederà in autunno; lo prevediamo molto caldo e non solo sul fronte della scuola: lavoro e crisi strutturale, ISIS, migranti con l’Europa sempre più in difficoltà che è capace soltanto di sanzionare i popoli, ora il greco tra poco tanti altri, soprattutto del Sud. È certamente difficile una lettura dei lati positivi di questa controriforma, tuttavia citiamo alcuni commi sperando di dare elementi che possano aiutare a risolvere realmente alcuni problemi della scuola, subito e dal suo interno.
Tante parole sono scritte nella L.107; vedremo se porteranno a cambiamenti positivi; troviamo molta dispersione nelle varie proposte; è una confusione che potrà rendere più facile la perdita di diritti costituzionali e universali reali, cioè delle opportunità per tutti di accedere all’istruzione di base. La dispersione e l’analfabetismo di ritorno sono da combattere, ma non si può fare solo con le leggi.

È qualcosa di più profondo che servirebbe alla scuola di oggi e di domani. Entro breve dovremmo però cercare il buono di questa controriforma; altre iniziative politiche e giurisdizionali, pur possibili, sono lunghe da attuare, rimanendo questo quadro governativo; dapprima dunque occorre una maggior presa di coscienza dei collegi docenti e, in generale, di tutto il personale scolastico per organizzare al meglio l’insegnamento e tutte le attività gestionali richieste, magari senza ricorrere troppo all’extrascuola. È una resistenza attiva per la scuola statale in cui i docenti dovranno lavorare di più in gruppo.
La legge dedica alcuni commi all’offerta didattica, ricordando i limiti di risorse richiamati in tante parti della legge e l’apertura all’extrascuola definito anche volontariato e terzo settore, quando le risorse (finanziarie e umane) “pubbliche” non saranno sufficienti. Con la legge a regime gli allievi potranno forse avere un po’ più di stabilità dei docenti assegnati all’istituto: l’organico dell’autonomia si fa territoriale e si definisce ogni tre anni, in base alla programmazione degli istituti, cioè ai loro bisogni (cc. 5, 7, 14 ed altri), che sono anche le supplenze temporanee o annuali. È un aspetto certamente positivo che già anni fa, ai tempi della legge sull’autonomia, era stato prospettato. Si pensava però a un intervento normativo specifico. Continuiamo a vedere in questa legge, composta con un unico articolo, una confusione enorme di proposte.
La determinazione dell’organico dunque si farà, con decreti MIUR, dal 2016/17 con cadenza triennale, di concerto con MEF e con il Ministero per la semplificazione e la PA, sentita la Conferenza unificata. Tale organico sarà definito su base regionale (c. 64). Gli istituti dell’autonomia, entro il mese di ottobre 2015, dovranno organizzare il loro PTOF (Piano Triennale di Offerta Formativa) (c.12), così da permettere agli uffici di predisporre le risorse umane ed economiche per i prossimi tre anni scolastici.
Forse le scuole riusciranno a disporre subito delle risorse umane ed economiche necessarie nell’anno scolastico in corso. Tuttavia il c. 10, dopo aver stabilito che dal 15/16 il MIUR provvede entro il mese di settembre “alla tempestiva erogazione” del fondo funzionamento destinato ad ogni scuola per il periodo sett/dic. dell’anno in corso, stabilisce che l’ulteriore risorsa, per il periodo gennaio/agosto successivo, sarà comunicata “in via preventiva, tenuto conto della legge di stabilità”.
Anche ora le risorse delle scuole non sono certe, anzi molti istituti sono debitori nei confronti dello Stato per emolumenti assegnati, ma mai erogati, negli anni passati. In questa legge l’aspetto economico e finanziario è richiamato moltissime volte e, conoscendo la situazione incerta e preoccupante del bilancio dello Stato, ci sentiamo in dovere di continuare a sottolineare le tante limitazioni che potranno sorgere, non ultima quella imprevedibile citata nel c. 210 che, in definitiva, assegna l’ultima parola, per l’erogazione delle risorse economico finanziarie al MEF.
Nella legge si elencano le attività che costituiranno (o potranno costituire?) l’offerta delle singole scuole, “dando la piena realizzazione del curricolo”(c. 3).
È un lunghissimo elenco di attività (c. 7). Le scuole, nell’ambito dell’autonomia in vigore dal 1999, hanno già ampliato la loro offerta formativa proponendo progetti, anche con l’aiuto di esperti esterni. Nulla di nuovo, il “progettificio” c’è già in tantissime scuole statali e ancora di più nelle paritarie. Da tempo le conoscenze insegnate non rimangono chiuse all’interno delle singole discipline curricolari.
Cosa però vorrà dire la dicitura del c. 3 “piena realizzazione del curricolo” per raggiungere gli obiettivi da leggere dal c. 5 al 26, ma con la “valorizzazione delle potenzialità e degli stili di apprendimento la nonché della comunità professionale scolastica con lo sviluppo del metodo cooperativo, nel rispetto della libertà di insegnamento, la collaborazione e la progettazione, l’interazione con le famiglie e il territorio sono perseguiti mediante le forme di flessibilità dell’autonomia didattica e organizzativa previste dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, e in particolare attraverso:

  • a) l’articolazione modulare del monte orario annuale di ciascuna disciplina, ivi compresi attività e insegnamenti interdisciplinari;
  • b) il potenziamento del tempo scolastico anche oltre i modelli e i quadri orari, nei limiti della dotazione organica dell’autonomia di cui al comma 5, tenuto conto delle scelte degli studenti e delle famiglie;
  • c) la programmazione plurisettimanale e flessibile dell’orario complessivo del curricolo e di quello destinato alle single discipline, anche mediante l’articolazione del gruppo della classe”?

Inutile dire che il c. 4, subito dopo questo, ci ricorda i limiti di risorse. Fra l’altro nel c. 3 rientra una disposizione che ci risulta negli ultimi anni fosse stata cancellata proprio per problemi di scarsità di risorse: la classe articolata. Perché rientra ora? La modularità per questa ampia offerta aperta al territorio si rende necessaria. Se gli ambienti idonei non ci sono c’è sempre il territorio e l’apertura pomeridiana. Saranno comunque le IS (istituzioni scolastiche) a individuare il fabbisogno dei posti in organico, nel rispetto dell’orario, dell’autonomia dei curricoli e degli spazi di flessibilità, nonché in riferimento a iniziative di potenziamento dell’offerta e attività progettuale per il raggiungimento degli obiettivi formativi individuati come prioritari tra ben 17 ambiti culturali.
Brevemente li citiamo come sono indicati nel c. 7; si parla di potenziamento o, per alcune aree, di sviluppo e alfabetizzazione per: competenze linguistiche, anche CLIL; competenze matematiche, logiche e scientifiche; competenze di cittadinanza attiva e democratica e conoscenze giuridiche ed economico-finanziarie ed educazione all’autoimprenditorialità; comportamenti responsabili e conoscenza e rispetto alla legalità, sostenibilità ambientale, beni paesaggistici, patrimonio ed attività culturali; alfabetizzazione arte, tecniche e media di produzione e diffusione immagini; discipline motorie e comportamento per lo stile di vita sano e tutela per il diritto allo studio degli studenti agonisti; competenze digitali, pensiero computazionale, utilizzo critico dei social network e dei media; metodologie e attività di laboratorio; prevenzione e contrasto alla dispersione scolastica e al bullismo, inclusione scolastica alunni BES; valorizzazione scuola come comunità attiva aperta al territorio…e apertura pomeridiana scuole e riduzione numero alunni per classe anche con potenziamento tempo scuola… (queste due idee sono già scritte in vari commi; le troviamo in questo elenco dedicato agli obiettivi didattici!); incremento alternanza scuola-lavoro; valorizzazione percorsi formativi individualizzati; individuazione sistemi funzionali per la premialità e merito; alfabetizzazione e perfezionamento italiano come 2^ lingua; definizione di sistema di orientamento.
Poi si aggiunge la formazione per il primo soccorso e, come abbiamo già ricordato, quella per la sicurezza nel mondo del lavoro per gli studenti del triennio che devono accedere all’alternanza scuola-lavoro. Inoltre il c. 28 propone, solo per le scuole secondarie di II grado l’introduzione di “insegnamenti opzionali nel 2° biennio e nell’ultimo anno, anche utilizzando la quota di autonomia e gli spazi di flessibilità”.
A questo punto ogni scuola potrà avere un organico aumentato rispetto a questo fabbisogno che dovrà essere deciso dai collegi docenti nei primi mesi del nuovo anno scolastico. Potrebbe essere buona cosa, ma come si applicherà questo punto, tenuto conto dei limiti e dell’extrascuola, già pronto ad entrare ancora di più nelle scuole statali? I collegi dovranno essere in grado di darsi gli indirizzi e decidere bene quali obiettivi darsi.
Le scuole statali stanno già proponendo questo ampliamento di contenuti formativi, perciò non vediamo nulla di nuovo. La novità rimane sempre l’esplicitazione sui tagli, sulle risorse esterne che dovranno essere tenute in considerazione ed infine nella valutazione di tutte le attività formative.
Per rendere visibile e trasparente la formazione si prevede che ogni attività svolta dallo studente sia inserita nel suo curriculum personale (c. 138) e riportata all’interno del Portale della scuola che si dovrà istituire (cc. 17, 136, 137). Entro 180 giorni si emetterà il decreto necessario.
Il problema sarà vedere come l’extrascuola sarà in grado di dare le valutazioni sulle competenze apprese. La valutazione indicherà se chi forma dall’esterno avrà la stessa professionalità dei docenti; non vorremmo che i consigli di classe fossero obbligati a supplire questa formazione come del resto è successo finora.

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