Grecia, tertium non datur: ecco come nasce la dittatura del capitale finanziario

15 Luglio 2015 /

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Grecia e il referendum
Grecia e il referendum
di Susanna Boehme-Kuby)
L’evoluzione delle ultime estenuanti “trattative” a Bruxelles – dopo il referendum del 5 luglio – sul destino greco ed europeo riafferma alcuni punti chiave della controversia iniziale: i responsabili dei vari organismi finanziari europei e tedeschi (Eurozona) non sono disposti ad alcun compromesso con un governo di sinistra che intende anche solo allentare la pressione sui Paesi del sud europeo che soffrono la supremazia e lo strangolamento finanziario tramite la politica imposta dell’austerità. E mette in evidenza il fatto che le forze dominanti non sono disposte a lasciare alcuno spazio per una qualsiasi “alternativa” all’interno del sistema europeo neoliberale.
I creditori internazionali e i gruppi di potere a essi legati preferiscono tener in vita il proprio debitore anziché ammazzarlo (come ha minacciato il ministro delle finanze tedesche). Un “Grexit” avrebbe portato la Grecia di fatto all’insolvenza e a un taglio del debito, che a sua volta avrebbe potuto destabilizzare tutta la zona Euro, lasciandola di nuovo alla speculazione finanziaria. Avrebbe inoltre potuto mettere a rischio la collocazione geopolitica della Grecia come avamposto sudorientale Usa nella Nato.
Quindi si è fatto di tutto per destabilizzare il governo a guida Syriza, rifiutando ogni apertura a uno sviluppo autonomo, reimponendo addirittura il controllo diretto della Troika, che dovrebbe vegliare sulle ulteriori “riforme”. Con ciò cesserà ogni ultima parvenza di sovranità nazionale. Troverà ora applicazione il modello tedesco della Treuhand (nome del programma di rapina imposto durante la seconda guerra mondiale nei territori europei orientali occupati militarmente), già proposto da Angela Merkel anni fa, quel modello di svendita con il quale il capitale occidentale si è impadronito dell’intera economia tedesco-orientale (Rdt) in pochi anni (1990-94) distruggendola di fatto (e tutto il suo contesto di relazioni di scambio con i paesi dell’ex-blocco sovietico).

Questo tipo di privatizzazione verrà ora applicato alle infrastrutture e al patrimonio pubblico della Grecia e li trasferirà – in gran parte – direttamente in mano ai creditori. Sembra che Tsipras sia riuscito a evitare il fondo lussemburghese ideato all’uopo dal ministro Schaeuble, che ha suscitato qualche protesta anche da parte di altri vicini europei, ma la sostanza non cambia.
Siccome tutto questo è in aperto contrasto con le direttive del programma di Syriza e con l’esito del recente referendum greco l’attuale coalizione di governo non potrà sopravvivere ad Atene e le neo-elezioni, che il governo tedesco auspica da tempo, sono all’orizzonte. Se questo si realizzerà, sarà evidente che l’egemonia economica tedesca finora vigente in Europa si sta trasformando in aperta dittatura del capitale finanziario a guida tedesca. Il resto dell’Europa e soprattutto le sue sinistre vecchie e quelle nuove in fieri sono avvertite.
Tertium non datur.

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