Bologna, Manifesta 2015: un bilancio a caldo

14 Luglio 2015 /

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di Leonarda Martino
Domenica 12 luglio si è conclusa la tre giorni della ManiFesta 2015, giunta ormai alla quarta edizione e affermatasi come una presenza consolidata nel panorama delle iniziative estive in città. Proviamo, a caldo, a fare un bilancio, necessariamente impressionistico, dell’iniziativa. Il progetto di Simona Hassan sulla disoccupazione dei giovani ha dato il via alla festa con un dibattito emozionato e insieme ricco di analisi e di spunti pratici: le sue bellissime fotografie hanno fatto da filo rosso e da contrappunto, come a ricordarci qual è “il” problema, agli altri incontri e dibattiti che si sono susseguiti all’ombra degli alberi del Centro Costa.
Incontri che hanno visto un numero di presenze elevato, fino a toccare picchi di oltre 80 persone: applausi e domande hanno reso evidente una partecipazione attiva e informata, segno che sono stati toccati temi sensibili che attraversano da parte a parte la vita delle persone, dai movimenti, non solo di resistenza, ma di progettualità creativa, come quelli raccontati nel libro Periferie. Terre forti di Gaetano Alessi e Massimo Manzoli, alla critica di modelli come Expo-Eataly-FICO che entrano nella base primaria della nostra vita, condizionando il nostro modo di produrre e distribuire il cibo e quindi di consumarlo, alla riappropriazione degli spazi pubblici come condizione ineludibile dell’esercizio reale della cittadinanza.
Il nostro obiettivo è stato quello di mettere in dialogo l’inchiesta e la riflessione con le pratiche sociali attive: il progetto dell’Associazione Venti pietre di ridare a Bologna una Casa del popolo, quello di aprire in questa nuova casa un centro di ascolto e supporto psicologico per chi perde il lavoro, ma anche progetti che sono diventati splendide realtà come la Cooperativa Olearia Cilento, la NCO – Nuova cooperazione organizzata, l’Associazione Campi Aperti.

Questo il mondo, ricco di energie e di idee, che ha preso la parola nel corso della manifestazione, rivolgendo alla politica la richiesta di essere all’altezza, di mettersi al servizio dell’intelligenza sociale al lavoro nelle realtà più diverse. La festa con il contributo infaticabile dei nostri soci volontari ha raggiunto anche un soddisfacente risultato ai tavoli delle cene che sono state preparate dalle mani esperte delle compagne e dei compagni chef. Insomma un collettivo che funziona perchè animato da uno spirito veramente comune: stare al servizio di un’dea di rinnovamento politico e culturale di cui la sinistra ha un gran bisogno, la storia continua.

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