Carlo Giuliani, ragazzo: lettera aperta di una madre

7 Maggio 2015 /

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Carlo Giuliani
Carlo Giuliani
di Haidi Giuliani, la madre di Carlo
Ora che l’Italia è stata condannata dall’Europa e nessuno può negare le violenze delle forze dell’ordine durante il G8 di Genova, c’è chi se la prende ancora con Carlo. A parte la signora Santanché, una vera ossessione la sua, che non perde occasione di indignarsi per un’ aula di Montecitorio che non esiste, altri continuano a dare notizie false o falsamente riportate.
Ieri, durante la bella festa per la Liberazione, un giovane amico mi ha chiesto se ero a conoscenza di una lettera piena di insulti indirizzata al padre di Carlo e diffusa tramite facebook e come intendevo reagire. Non l’avevo letta, naturalmente, non sono iscritta a fb: penso che sia uno splendido strumento di lavoro e di comunicazione per lo più usato male, in troppi casi utile solo come cassa di risonanza per chi è convinto di dovere pontificare su tutto. Spesso senza conoscere nulla. Comunque non è mia abitudine dare importanza alle affermazioni ignoranti dell’ennesimo sputasentenze. Così gli ho detto.
Tornando a casa però ho pensato che avevo torto: non mi interessa rispondere a una simile lettera, è vero, ma quel ragazzo e tante altre persone in buona fede che l’hanno letta hanno diritto a un chiarimento. Per questo motivo lo faccio qui, per chi fosse interessato:

  • i genitori di Carlo sono separati di fatto da più di venti anni. Hanno discusso molto e animatamente in passato sull’educazione dei propri figli, come succede a molti genitori, e continuano a farlo anche su altri argomenti senza che questo impedisca loro rapporti civili e di collaborazione quando è necessario.
  • la famiglia di Carlo ha sempre partecipato con passione alla vita sociale e politica del Paese senza usare mai il termine “nemico”, concetto che appartiene evidentemente ad altri;
  • la famiglia di Carlo, qualche anno dopo la sua uccisione, ha querelato alcune persone che continuavano ad offenderlo gravemente ma non ha mai tenuto per sé i soldi delle cause vinte;
  • i genitori di Carlo non hanno mai desiderato essere dei “protagonisti”

Ricordo per i più distratti che non sarebbero stati costretti a esporsi pubblicamente se:

  • 1) l’ordine pubblico durante il G8 di Genova non fosse stato gestito nel modo pessimo che oggi nessuno può negare;
  • 2) i manifestanti non fossero stati aggrediti, picchiati, insultati nei loro diritti;
  • 3) un militare dall’interno di una camionetta non avesse armato e puntato una pistola;
  • 4) Carlo non fosse stato colpito, prima da un proiettile poi da una sassata sulla fronte, e travolto due volte mentre era ancora vivo;
  • 5) il suo caso non fosse stato archiviato dal GIP senza possibilità di dibattito in aula (cosa che ha influito gravemente sulle sentenze successive)
  • Carlo è stato fermato mentre andava alla festa di laurea di un suo amico e accusato di possedere una quantità di marjuhana “eccedente la dose personale” (un po’ diverso dal “traffico di stupefacenti”…);
  • il coltello sequestrato era un temperino svizzero, regalo della madre;
  • i rapporti tra i componenti della famiglia di Carlo appartengono alla sfera privata, sono noti a parenti e amici, che potrebbero tranquillamente smentire certe affermazioni di perfetti estranei, ma non hanno niente a che vedere con la sua uccisione;
  • la famiglia non ha mai fatto mistero sul periodo difficile attraversato in precedenza da Carlo (e superato grazie alla sua volontà), ne abbiamo scritto in un paio di libri, lo canta Alloisio in una sua bella canzone, ma questo non ha niente a che vedere con la sua uccisione;
  • la trascrizione delle intercettazioni è frutto di un lavoro taglia e cuci dei CC, teso a dimostrare che Carlo era un poco di buono e come tale era giusto ammazzarlo, ma non ha niente a che vedere con la sua uccisione.

Per finire, la famiglia di Carlo respinge al mittente certe pretestuose lezioni di dignità.
Questo articolo è stato pubblicato su Osservatorio repressione il 30 aprile 2015

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