Affaire "Murale Di Vittorio": lettera aperta (con risposta) a Susanna Camusso

17 Marzo 2015 /

Condividi su

Giuseppe Di Vittorio, particolare
Giuseppe Di Vittorio, particolare

di Michele Fumagallo
Metto qui sotto un breve carteggio intervenuto tra me e Susanna Camusso su “Il Manifesto” a distanza di pochi giorni, tra il 28 ottobre e l’11 novembre del 2011. Dopo alcuni articoli di denuncia per la situazione assurda dei resti del “Murale Di Vittorio” che avevo scritto per il giornale nei mesi precedenti, la situazione era sempre più kafkiana. Si muoveva ben poco e allora pensai di investire un’organizzazione importante della società civile come il sindacato nazionale e, nella fattispecie, la Cgil che porta il nome di Giuseppe Di Vittorio scritto nel suo dna. Con questa documentazione continuiamo il tragitto sull’affaire “Murale Di Vittorio” a Cerignola.
Cara Camusso, ricordi il murale per Di Vittorio?, da “Il Manifesto” del 28 ottobre 2011, lettera aperta a Susanna Camusso
Gentile Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, le scrivo di una cosa che dovrebbe starle a cuore, perché riguarda non solo la storia del nostro paese e della nostra democrazia, ma anche quella dell’organizzazione che lei presiede. Mi sono occupato, in svariati articoli, di un problema apparentemente piccolo, in realtà di straordinario impatto metaforico.

Parlo della questione della distruzione del Murale Di Vittorio (così si chiama ormai in linguaggio popolare il grande dipinto “Giuseppe Di Vittorio e la condizione del Mezzogiorno”, di 150 metri quadrati a forma di prisma triangolare slanciato verso l’alto a punta, che negli anni Settanta venne montato nella Piazza della Repubblica della pugliese Cerignola, paese natale del grande sindacalista) che ha smosso qualche coraggioso ricercatore, qualche coraggiosa restauratrice, creato un sito di protesta su Facebook, purtroppo senza riuscire a mobilitare tutta la coscienza democratica del paese (intendo l’Italia, dato il valore di Di Vittorio, non solo la cittadina pugliese) come meriterebbe lo scempio a cui si sta assistendo da anni nel silenzio quasi generale, e nella complicità della sinistra e della Cgil.
Quel dipinto, frutto di due anni di lavoro non solo degli artisti del Centro di Arte Pubblica Popolare sostenuto da insigni intellettuali e pittori italiani, ma della popolazione, venne smantellato nella seconda metà degli anni Ottanta per ristrutturare la piazza e non fu più rimesso al suo posto. Fu, tra l’altro, rovinato (non irreparabilmente) essendo composto da materiali che avrebbero richiesto ben altra competenza nello smantellamento.
I pezzi furono depositati, metafora triste del nostro tempo, nei locali della nettezza urbana di Cerignola dove ancora giacciono, in attesa della loro definitiva distruzione oppure di un restauro e di una possibile nuova fruizione. Si potrebbe chiudere la questione qui e archiviare il tutto nel mazzo delle devastazioni culturali del nostro paese. Ma chiudere gli occhi su un così simbolico sfregio, non solo alla democrazia, ma alla storia della Cgil, è come accettare che venga minata alla radice la propria memoria, quindi la propria ragion d’essere. Non deve accadere.
Viviamo tempi di crisi e di disoccupazione di massa, e certamente il sindacato ha altre gatte da pelare, ma sottovalutare l’aspetto tremendamente simbolico della sorte di quest’opera non farebbe onore all’intelligenza della Cgil e alla sua capacità di unire, come è stato in tempi lontani anche per Di Vittorio, il pane e le rose. La distruzione della memoria è una delle cause della crisi. Perciò penso che riprendere in mano il restauro di un’opera particolare e originale nella storia della pittura murale del nostro paese, per farne uno studio non solo su Di Vittorio e su quel tipo di arte ma sui danni che un reazionario e stupido cupio dissolvi del passato porta con sé, sarebbe non solo uno schiaffo a chi ha tollerato e continua a tollerare questo, ma un bel gesto che la Cgil farebbe per i democratici di questo paese.
I locali della nettezza urbana di Cerignola furono, negli anni lontani della formazione di Giuseppe Di Vittorio, la prima sede della Camera del Lavoro. Dunque è possibile capovolgere il negativo in positivo se tutti, a partire dall’organizzazione che ha in Di Vittorio il suo padre nobile, si mobilitano per questo. In attesa di una sua risposta, la saluto cordialmente.
Risposta di Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, tratta da “Il Manifesto” dell’11 novembre 2011
Il lascito politico e la memoria della figura e dell’opera di Giuseppe Di Vittorio costituiscono un patrimonio prezioso per il sindacato e per la sinistra italiana. La Cgil, che ha avuto l’onore di averlo segretario generale fino alla sua morte, ha promosso nel 1992 una Fondazione che porta il suo nome con lo scopo di favorire la conoscenza la divulgazione e l’approfondimento, oltre che della sua figura e della sua opera, anche della storia della Cgil e del movimento operaio italiano ed europeo.
Nel 2005, in occasione del Centenario della Cgil e del 50° anniversario della morte di Di Vittorio, hanno preso avvio le attività di Casa Di Vittorio, presieduta dalla figlia Baldina, che ha sede in Cerignola e che la Cgil sostiene con impegno solidale sin dalla sua nascita. Questa importante struttura, che ha sottoscritto un protocollo di collaborazione con alcuni enti locali della Capitanata, si pone l’obbiettivo di dare concretezza a un percorso di memoria rivolto a un passato in cui la storia della Puglia è indissolubilmente legata a Di Vittorio e alle lotte bracciantili e, al tempo stesso, di valorizzare appieno le potenziali risorse nel territorio per favorire nuova cultura, creatività e partecipazione in rapporto con la più vasta platea nazionale.
Cerignola e il suo territorio sono ricche di testimonianze importanti su Di Vittorio che vanno però raccolte e riordinate, pena la loro colpevole dispersione. Gli obiettivi che ci si è proposti sono ambiziosi; spaziano dalla realizzazione della raccolta dei materiali e della loro sistemazione museale, che oggi manca totalmente, alla ristrutturazione dello storico ma molto malconcio Palazzo Carmelo, del quale a tutt’oggi sono riutilizzabili solamente due piccole stanze, messo a disposizione dall’amministrazione comunale di Cerignola nel quale è la sede di Casa Di Vittorio e delle auspicabili attività museali che rimangono pur tuttavia ancora da impostare e da realizzare. Spaziano dall’obbiettivo del recupero di documenti, scritti, mobili, strumenti, arredi e tantissimi altri oggetti che rischiano di divenire irrecuperabili nonché alla ristrutturazione del Murale, che viene anche segnalato dal vostro articolo del 28 ottobre di Michele Fumagallo, alla promozione di borse di studio fino al possibile recupero della masseria nella quale Di Vittorio ha lavorato da ragazzo e via elencando.
Come potete comprendere, si tratta di un copioso ma molto costoso elenco di obiettivi da realizzare che ci pone di fronte a costi ingentissimi da sostenere.
Sinora le giunte alternatesi alla guida del comune di Cerignola non hanno francamente brillato né nel riorganizzare quanto esiste in forme disperse nel loro territorio, né nel valorizzare appieno la memoria del loro illustre cittadino, salvo riproporre ciclicamente proposte demagogiche ogni qual volta le amministrazioni di destra si sono avvicendate alla guida del comune circa il trasferimento della salma di Peppino Di Vittorio dalla storica tomba del Pci, sita nel cimitero del Verano in Roma, a quello del suo paese d’origine. Risorse utili a sostenere appieno i progetti elaborati non sono mai state stanziate, nemmeno in misura modesta, né dalla Regione Puglia né tanto dal Ministero dei Beni Culturali. La Regione e gli enti locali forniscono solo modesti sostegni economici, ovviamente graditi ma molto limitati, a Casa Di Vittorio per permetterle di sopravvivere, di svolgere alcune attività culturali e tenere aperta, anche grazie al contributo della Cgil e delle sue strutture che non è assolutamente mai venuto meno, le ambiziose sfide che ci si è posti pur con la necessaria gradualità e definendone in modo non velleitario l’elenco delle priorità.
A fronte di tale cimento impegnativo, oneroso e complesso, tutte le voci che si levano e i contributi che si raccolgono affinché il ricordo di Di Vittorio rimanga vivo sono importanti e non possono che risultare estremamente utili e graditi. Cordialmente.

Aiutaci a diffondere il giornalismo libero e indipendente.

Articoli correlati