Coni ente unico per il movimento del corpo?

29 Novembre 2014 /

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Sport - Foto di Bisceglie in Diretta
Sport - Foto di Bisceglie in Diretta
di Silvia R. Lolli
Un incontro a Bologna organizzato dal PD in vista delle elezioni regionali sullo sport con tre parlamentari, la senatrice J. Idem e i deputati F. Fossati e B. Molea e il giorno dopo un incontro a Roma alla libreria “pagine di sport” per parlare della difficile situazione dell’educazione fisica ha messo in luce la difficoltà del momento e la presentazione del mio libro SENSoaZIONI. Ginnastica tra Arte e Scienza. Si dovrebbero trovare interlocutori competenti per le discussioni e le riforme che il Governo sta sbandierando, ma non ci sembra assolutamente possibile, almeno in questa situazione.
I due incontri si possono considerare facce della stessa medaglia? In parte sì, ma concretamente è ancora molto difficile farlo capire nella povertà culturale italiana anche delle scienze motorie (è questo il termine con cui si denominano le formazioni universitarie del settore). Vista la difficoltà odierna di dialogo, che ci sta sembrando sempre più evidente oggi ci chiediamo: perché si continua a stritolare e frantumare la cultura dell’educazione fisica, mentre si comunicano continuamente i benefici in termini di salute che una buona educazione al movimento può dare? Quali sono le contingenze attuali, che ci fanno essere molto pessimiste circa la ripresa formativa e culturale dell’essenzialità dell’educazione fisica?
Le risposte descrivono una complessità che non si vuole risolvere o per lo meno gestire nella quotidianità istituzionale ed organizzativa di un paese che non ha mai voluto riconoscere le valenze culturali del professionista ISEF ed oggi di quello laureato in Scienze Motorie. Riconoscere questo ruolo nella società, e non solo all’interno della scuola, porta a rivedere tutta l’organizzazione sportiva italiana che forse non vuole essere chiamata a quest’esame; intanto si presenta e si discute in Commissione cultura della Camera la proposta di legge n.1680: FOSSATI ed altri: “Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della funzione sociale dello sport nonché delega al Governo per la redazione di un testo unico delle disposizioni in materia di attività sportiva”.

Le discussioni, in entrambi gli incontri, avrebbero dovuto interessare gli stessi interlocutori; solo così si potrebbe avere finalmente una tensione verso gli stessi obiettivi e mettendo a confronto tutte le competenze esistenti. In entrambe si è toccato appunto il tema “Testo Unico per lo sport”, senza però definirne meglio contenuti, idee, prospettive. Chi ne parla come la prima soluzione di molti problemi del settore non ha alcuna idea di cambiare veramente.
La prima sera l’avv. Martinelli si chiedeva verso quale paradigma dello sport si vuole andare. Anche la mattina successiva Bondini, già giornalista della Gazzetta, ha ricordato agli astanti, soprattutto insegnanti di educazione fisica impegnati da molti anni nella scuola (se all’incontro serale mancavano loro ed erano presenti dirigenti, tecnici federali o di enti di promozione sportiva, qui erano la maggioranza) che si sta parlando di una legge Testo Unico, ma neppure lui ha dato alcun riferimento chiaro. Non basta solo parlarne, occorre avere idee per dare un’impronta nuova a tutta l’organizzazione.
Sia la sera (per la verità soltanto da parte di Idem e di Martinelli) sia il mattino dopo a Roma si è detto che prima di tutto occorre stabilire chi deve fare e che cosa. Sistema sportivo (oggi alquanto frammentato fra professionismo/dilettantismo, federazioni ed altri enti…) e sistema istituzionale (per ora in Italia si parla solo di educazione fisica e sportiva a scuola fra l’altro nelle sue variopinte espressioni) spesso confondono i loro ruoli. Se ci confrontiamo con altri paesi da noi è il sistema sportivo che continua non tanto a interagire, ma a sostituirsi alla scuola, cioè ai suoi professionisti e il Ministero si limita a scrivere accordi.
Noi insegnanti di educazione fisica abbiamo assistito a questo dilagare di convenzioni e progetti nel corso della nostra esperienza. Oggi l’Istruzione, costola del MIUR, ha piano piano accettato che fosse il CONI con le società sportive di federazioni ed enti ad entrare nella scuola primaria e oggi non solo in essa. Altro ente della nuova triade è il CIP (Comitato Italiano Paraolimpico) che metterà € 2,5 mln. come il MIUR (già aggiornato sembra a 3,5 mln), mentre il CONI metterà € 7,5 mln per il nuovo progetto di sport.
In questi giorni questa ingerenza si sta facendo ancora più grande, perché, a fronte dell’apertura ai sondaggi della “Buona Scuola”, lo stesso giorno si è presentato, come ennesimo progetto (denominato poi ponte.), lo sport di classe. Alla presentazione il nuovo manager del CONI Malagò ha ricordato addirittura che: “Ho litigato con chi mi consigliava di non fare impicciare il Coni nel tema della scuola, ma non gli ho dato ascolto. Siamo partito dal format portato avanti dai miei predecessori, abbiamo cambiato il nome, perché alfabetizzazione motoria non mi era mai piaciuto…Siamo di fronte a un momento epocale: questo progetto ci responsabilizza e denota la nostra totale sinergia con lo Stato. Il Coni metterà tutte le sue risorse a disposizione (dovremmo capire una volta per tutte perché non si sono mai considerate pubbliche ma del Coni.) e sarà favorevole anche all’intervento dei provati per una completa quadratura del cerchio”.
Si tratta proprio di una quadratura del cerchio, che già l’intervento di Delrio nello stesso incontro comincia a definire meglio, anche a chi non ha ancora letto “La Buona Scuola”; queste le parole di Delrio: “Lo sport fa parte del grande progetto educativo scolastico perché è uno straordinario strumento di educazione e di cultura comunitaria…”. Dello stesso tenore le parole della ministra Giannini che dopo aver dato un colpo al cerchio: “Lo sport è per tutti, ma ci vogliono anche insegnanti di educazione fisica cha da subito vi insegnino questi sport…” ne dà uno alla botte: “La cosa che avremmo voluto fare concretamente è quella di mettere insieme quelle forze che si occupano di sport e il Coni è una fondamentale figura di coordinamento…” (colpo per buttarci giù, cioè possibilità di licenziamento?).
Nella “Buona Scuola”, a pag. 83 si parla di apertura degli istituti nelle ore pomeridiane e durante questo momento extracurricolare possono entrare agenzie esterne. Si dovrà ovviamente capire meglio, ma dalle parole dette sopra per l’educazione fisica e lo sport si può capire già molto bene.
Se poi leggiamo tutto il documento nel preambolo si parla di arte e musica come educazioni importanti e si parla di sport solo nel cap. 4, mettendo in luce soltanto l’idea di prevenzione per la salute che l’attività fisica può fare. Lo sa il Ministro che le società sportive non sono tenute ad avere tecnici insegnanti di educazione fisica?
Intanto per organizzare il progetto di classe dal 4 al 13 novembre si è aperta la piattaforma per inserire i nomi dei candidati a fare il tutor. E, dopo la scadenza per l’iscrizione delle scuole primarie ne troviamo già migliaia di iscritte. Scopriamo dalle slides del progetto che i tutors dovranno fare un corso di formazione. Di questi ultimi giorni la decisione della Corte Europea che obbligherebbe l’Italia a mettere in ruolo tutti i precari (circa 300.000) della scuola e non solo i 150.000 scritti su “La Buona Scuola”. Quindi i 5.300 docenti (che da sentenza saranno certamente di più) di educazione fisica in ruolo il prossimo anno potrebbero entrare direttamente in questa scuola ed anche senza formazione. Poi gli attuali corsi da chi saranno tenuti?
Prevediamo certamente dal CONI ovviamente: basta intanto leggere la struttura di governance dello sport a scuola MIUR-CONI. Si prevedono ancora interlocutori provinciali come i coordinatori di educazione fisica, mentre la legge di stabilità (ex finanziaria) decide di eliminare questi ultimi, sembra con un risparmio 2 mln di euro (i docenti della A029 GAE che già si prevede (cioè i circa 5.300) di mettere in ruolo costeranno 1mln di euro?). Il CONI forse vorrà certo utilizzare le sue scuole dello sport a livello regionale e nazionale.
In pratica si lascia in capo a questa struttura MIUR-CONI-CIP (nazionale, regionale, provinciale – qui appunto si prevede ancora il coordinatore. – e Centri sportivi scolastici) l’organizzazione dello sport di classe e pensiamo della formazione dei tutor. Chi poi la farà concretamente? Al di là del prossimo obbligo europeo di messa in ruolo, ci dobbiamo anche chiedere: perché c’è bisogno di questa formazione quando in molte parti d’Italia in questi ultimi anni si è fatto il progetto di alfabetizzazione motoria? Ricordiamo che questi docenti sono stati pagati solo pochi giorni fa ed il progetto, partito con più soldi, si è nel corso dei tre anni di sperimentazione ridotto a pochi interventi annuali: lo scorso anno è partito solo a febbraio e appunto i docenti sono stati pagati solo ora.
Quindi siamo in presenza di un ennesimo accordo fra MIUR e CONI alla vigilia di una riforma che si dice anche questa epocale. Ma si tratta sempre di sporadici progetti che danno poca stabilità ad un sistema educativo che dovrebbe prevedere un’educazione fisica certa e non frammentata in rivoli disportivi troppo disciplinari fin dalla più tenera età. Dalle informazioni mediatiche ricevute poi c’è un altro problema.
Le cifre scritte che metterà il CONI sono molto più alte di quelle dello Stato; Malagò pensa di ricorrere ai privati quindi le risorse saranno private anche per le scuole pubbliche? Ascoltando il presidente, invitato ad un’audizione alla commissione cultura della Camera per dare indicazione sulle proposte di legge sullo sport, ci sembra che chieda risorse anche allo Stato, dopo quelle che già gli derivano dalle scommesse, ma anche da altri enti territoriali.
Mentre sta succedendo tutto ciò c’è stato il sondaggio sulla Buona Scuola; in questo proposta si enfatizza appunto la messa in ruolo di più di 5.000 insegnanti di educazione fisica presenti nelle Graduatorie ad Esaurimento (GAE) e si dice che saranno loro i tutor alla scuola primaria per aiutare i maestri a organizzare l’attività motoria. Fra l’altro in questo documento si parla solo della graduatoria A029 (docente della secondaria di II grado). Forse non esistono GAE della A030 (scuola media di I grado)? Se invece ci fossero non potrebbero già organizzare un lavoro di coordinamento con i maestri, soprattutto negli istituti comprensivi e senza spese per lo Stato? Sappiamo che qualche maestri diplomato ISEF lo chiede al Dirigente Scolastico di istituto Comprensivo, ma riceve risposta negativa.
Si può pensare poi che se solo i docenti delle superiori sono in graduatorie ad esaurimento allora si smantellerà prima l’insegnamento dell’educazione fisica a questo livello; è un’idea troppo ricorrente. Già per esempio il tentativo di diminuzione delle ore curricolari (due settimanali) si sta già attuando in scuole paritarie per le ultime classi. Si era già proposto, in nome della flessibilità e dell’autonomia della scuola in licei, ma è un provvedimento contro legge perché non si può attuare per discipline con poche ore di insegnamento, a meno che non si recuperino negli anni precedenti. Non ci risulta succeda e si tratta di scuole che ricevono, per noi contro Costituzione, emolumenti dallo Stato, in nome di una parità (di opportunità per gli studenti) che poi nei fatti come vediamo non è mai controllata da chi elargisce soldi pubblici.
In questi giorni inoltre abbiamo letto, tra le proposte inviate in risposta al sondaggio sulla Buona Scuola, un altro tema che ci porterà indietro anni luce nel percorso che abbiamo cercato di fare negli ultimi venti-trent’anni in educazione fisica Qualcuno sulla piattaforma ha proposto di togliere la valutazione in educazione fisica (almeno viene chiamata ancora così…, non cioè scienze motorie) negli ultimi tre anni della scuola superiore. Chissà chi ha questa idea?
Cominciano così a farsi sentire gli esiti di questo sondaggio… Auguri a tutti. In tutto questo caos, cosa rimane per il futuro? Intanto constatiamo che un disegno di legge, presentato tra gli altri dall’On.le Coccia sull’insegnante di educazione fisica nella scuola primaria, rimane fermo da mesi alla Camera e non si vuole discutere neppure in Commissione cultura.

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