di Sergio Caserta
Un tempo, ormai perso nella memoria ma non troppi anni fa, quando i partiti facevano ancora politica, cioè erano attivi nel territorio e nei luoghi di lavoro, a contatto con le persone e i loro problemi tutti i giorni, la comunicazione politica era sostanzialmente affidata ai giornali e ai mezzi di diffusione gestiti direttamente dai circoli e dalle sezioni.
In quel tempo quando accadeva qualcosa di significativo a livello locale o nazionale, era abitudine riportare la notizia su un volantino, scritto e stampato al ciclostile e diffuso tra iscritti, elettori o cittadini, nei luoghi di lavoro ciò era ancora più abituale perché erano tutti insieme. Quando bisognava comunicare qualcosa di veramente importante si faceva un manifesto o un tazebao utilizzando il retro di manifesti non più usabili, si usciva con il secchio e la colla e si faceva informazione.
Non di rado succedeva d’incontrarsi con altri gruppi di partiti diversi che affiggevano anche loro i manifesti, potevano anche accadere scaramucce per gli spazi da utilizzare, i fascisti di solito giravano con mazze e catene, erano molto pericolosi. Quindi bisognava uscire in gruppi numerosi. Queste modalità di comunicazione erano fondamentali per informare, per suscitare interesse, per conquistare consensi. La gente sapeva che i partiti esistevano, che avevano opinioni, le esprimevano, s’interessavano dei loro problemi.
Poi con l’esplosione della televisione come strumento principe informazione, soprattutto con l’ingresso delle tv commerciali, in primis di Berlusconi, è cominciata l’ubriacatura: non aveva e non ha più alcuna importanza informare direttamente i cittadini, perché questi lo fanno (o pensano di farlo) davanti alla televisione, dove naturalmente non sono più i partiti a esprimersi ma i conduttori e i palinsesti decisi dai vertici delle emittenti.
I mezzibusti politici ripetutamente vanno in televisione a farsi vedere, molte carriere politiche sono state concepite, costruite e anche distrutte dalla televisione. Non c’è più una comunicazione collettiva dal basso che suscita interesse e partecipazione. Renzi ad esempio, dopo Berlusconi è il principale prodotto politico televisivo degli ultimi vent’anni. Quando si potrà studiare la genesi vera della sua carriera politica si scopriranno cose incredibili al grande pubblico.
Di troppa televisione si può anche morire e si sente il bisogno d’informazione alternativa, in buona parte oggi garantita dai social network d’internet ma lo vediamo che anche questo mezzo in fondo tiene la gente lontana dalla partecipazione, tranne pochi e contradittori episodi, tra tutti la controversa vicenda dei “cinque stelle”, un movimento indicativamente partecipativo ma di fatto gestito autoritariamente da due persone. Se vogliamo restituire alla politica il fascino della sua storia, se vogliamo riaccendere l’entusiasmo, occorre ripristinare un rapporto reale con la gente con i lavoratori con chi soffre e farlo tutti i giorni, comunicando con loro facendo arrivare il punto di vista di un nuovo soggetto politico di sinistra che sia autentico.
Ha detto Cristina Quintavalla, candidata dell’altra Emilia Romagna per le lezioni regionali che “dal punto di vista dei poteri forti dell’informazione, noi siamo come Davide con la fionda contro Golia (Bonaccini) con i sui potenti mezzi”. Ecco che le decine migliaia di volantini e le centinaia di manifesti che si stanno diffondendo e affiggendo in questi giorni in tutto il territorio in decine e decine di banchetti, sono l’avanguardia di un modo di comunicare antico e moderno che può fare la differenza Soprattutto se non resterà un’esperienza legata solo alla campagna elettorale.